Se e come intervenire sulle macchine per migliorare la sicurezza anticaduta e negli spazi confinati al loro interno
Interveniamo spesso sulle macchine industriali, vecchie ma anche nuove… a volte appena installate.
In queste macchine, o macchinari che dir si voglia, si trovano spesso molte carenze in merito alla sicurezza.
Come specialisti in anticaduta, ci chiamano quasi esclusivamente per intervenire sui dispositivi di sicurezza e nelle procedure in merito alle fasi di accesso per manutenzione, siano essere ordinarie o straordinarie.
Capita a volte che il nostro lavoro interferisca (o debba tenere conto) anche della sicurezza nell’uso stesso della macchina.
E qui entriamo nel campo della sicurezza macchine.
Gli specialisti nella sicurezza macchine.
Quando è così, anche noi abbiamo bisogno di esperti che ci guidino, supportino e/o intervengano in prima persona dove noi non possiamo mettere né bocca né penna.
Uno di questi esperti, ormai una collaborazione preziosa per alcuni dei nostri specialisti, è Claudio Delaini che lavora con il padre, Renato Delaini.
Cito testualmente dal loro sito www.macchinariosicuro.it:
“Claudio e Renato Delaini sono due ingegneri specializzati nella sicurezza dei macchinari.
Padre e figlio, Renato è un ingegnere del millennio passato, con 40 anni di fabbrica sulle spalle e Claudio, un ingegnere di questo millennio, da sempre appassionato e formato in questo ambito. Entrambi amano divulgare gli errori che vedono, incontrano e vivono “sul campo” con la speranza di permettere ad altri di sistemare, gestire ed evitare infortuni e incidenti.”
A Claudio ho fatto alcune domande le cui risposte ci possono aiutare a capire come e quando intervenire sulle macchine, in tema di sicurezza anticaduta e negli ambienti confinati, anche a livello di certificazione.

Claudio Delaini durante un convegno sulla sicurezza macchine presso Confindustria Rimini
Le basi sulla sicurezza macchine.
Quale è la corretta definizione di macchine industriali?
Una domanda che, per stessa ammissione di Claudio Delaini, sembra banale ma non lo è.
Riassume Claudio:
In italiano, possiamo tradurre la definizione della direttiva macchine in: “qualsiasi oggetto che si muove da solo con energie diverse da quella umana.”
Per completezza copiamo la definizione di macchina secondo la direttiva macchine qui sotto:
«macchina»:
- insieme equipaggiato o destinato ad essere equipaggiato di un sistema di azionamento diverso dalla forza umana o animale diretta, composto di parti o di componenti, di cui almeno uno mobile, collegati tra loro solidamente per un’applicazione ben determinata;
- insieme di cui al primo trattino, al quale mancano solamente elementi di collegamento al sito di impiego o di allacciamento alle fonti di energia e di movimento;
- insieme di cui al primo e al secondo trattino, pronto per essere installato e che può funzionare solo dopo essere stato montato su un mezzo di trasporto o installato in un edificio o in una costruzione;
- insiemi di macchine, di cui al primo, al secondo e al terzo trattino, o di quasi-macchine, di cui alla lettera g), che per raggiungere uno stesso risultato sono disposti e comandati in modo da avere un funzionamento solidale;
- insieme di parti o di componenti, di cui almeno uno mobile, collegati tra loro solidalmente e destinati al sollevamento di pesi e la cui unica fonte di energia è la forza umana diretta;
Ad esempio, un silos è una macchina?
Un silos non è per forza una macchina.
Dipende se sotto c’è una coclea che scarica il materiale e lo manda in produzione.
Un esempio tipico sono i silos dei mangimi per allevamenti che forniscono il cibo tramite un sistema automatizzato alle gabbie dove stanno ad esempio i conigli.
Il cibo è fornito dalla multinazionale che paga l’allevatore e non vuole rischiare nulla.
Quel silos potrebbe far parte dell’impianto o meno.
Un silos che contiene farine ha il rischio esplosione e potrebbe essere in Atex.

Le abitudini del costruttore di macchine industriali.
Raramente il costruttore ha previsto, e quindi progettato, la macchina in modo che disponga di idonee protezioni contro le cadute di chi vi accede per motivi di manutenzione o caricamento della linea.
Ancora meno, per problemi strutturali ma più spesso economici, le macchine sono pensate e costruite per evitare e/o agevolare l’ingresso al suo interno di un manutentore, non esponendolo così ai rischi derivanti dal lavoro in ambienti confinati.
Sembra che a monte manchi il pensiero di come agevolare l’accesso e il lavoro alle “parti alte” o agli spazi interni.
Ma come stanno realmente le cose?
Quali sono le “macchine” che possono avere problemi di accesso o caduta?
Spesso le macchine sono pensate e costruite senza sapere esattamente dove e da chi verranno utilizzate.
Questo genera pericoli non previsti e non gestiti dal costruttore.
L’utilizzatore pensa che il tutto sia coperto dalle Marcatura CE, il costruttore non sa nemmeno che si è creato quel rischio.
Esempi tipici sono tutte quelle macchine che il costruttore prevede che vadano installate dentro una fossa ma l’utilizzatore le appoggia a terra.
Tutte le regolazioni a cui deve accedere il manutentore si alzano e si creano lavori in quota.
Nell’alimentare c’è il problema di usare tantissima acqua per pulire e si alzano le macchine di mezzo metro per salvare quadri ecc…
E così via…
È obbligatorio progettare macchine prevedendo anche la sicurezza durante gli accessi in caso di manutenzioni?
Vi è l’obbligo che la macchina sia sicura per chi lavora.
I requisiti essenziali di sicurezza sono previsti all’allegato I della direttiva macchine 2006/42.
La marcatura CE della macchina non indica che funziona bene, ma indica che è sicura e che rispetta i RES.

Sull’accesso alle macchine “alte”.
Il costruttore è obbligato a fornire una scala di accesso sicura alla macchina? Se si, a quali norme deve fare riferimento?
Le norme tecniche che regolamentano l’accesso alle macchine e il lavorare sopra le macchine sono le UNI EN 14122-1, UNI EN 14122-2, UNI EN 14122-3 e UNI EN 14122-4
Qui si parla di scale, parapetti, piattaforme di lavoro e corridoi di passaggio.
Allo stesso modo, è obbligato a fornire un sistema di protezione anticaduta collettivo? Oppure un ancoraggio?
Ogni costruttore valuta il rischio di come verrà usata la sua macchina.
Nella maggior parte dei casi si tratta di un’autocertificazione.
Spesso e volentieri vietano l’accesso in alto per evitare responsabilità.
Perché molte macchine, anche nuove, non dispongono di tali dispositivi? Se c’è un obbligo, su chi ricade?
Perché non ci sono controlli e ci si accontenta di quello che si trova.
Se il rischio è palese, cioè si vede e si sa, l’utilizzatore non dovrebbe accettare la macchina e tanto meno usarla.
Dovrebbe contestarla.
Invece di solito la usa e si prende parte della responsabilità.
Per questo motivo abbiamo chiamato il nostro primo libro “Non desiderare la colpa d’altri”. Troppo spesso vediamo usare macchine pericolose marcate CE basandosi solo su formazione e addestramento e non idonei dispositivi.

Adeguare l’accesso e la protezione anticaduta delle macchine.
Abbiamo appena detto che tutto ciò che riguarda le funzioni e la sicurezza di una macchina industriale dovrebbe essere riportato dal costruttore sul manuale dell’utilizzatore.
Il manuale dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) contenere dati precisi ma, come ci ha appena spiegato Claudio, è spesso un manuale a “maglie larghe” e volutamente non specifico su alcuni aspetti di responsabilità.
Responsabilità che poi vengono scaricate sull’utilizzatore.
Quando affiora questa presa di coscienza, ecco che si rivolge a specialisti come noi.
Lo abbiamo raccontato in molto case-study come la “sistemazione anticaduta di una paper machine” o l’adeguamento degli accessi e delle procedure per un “essiccatore agricolo”.
Intervenendo anche solo su alcuni aspetti, andiamo inevitabilmente a modificare la conformazione di un macchinario e quindi il manuale e la relativa certificazione.
A Claudio Delaini, la domanda più importante:
La macchina va ricertificata?
Se migliori la sicurezza della macchina e non ne cambi la destinazione d’uso stai solo facendo il tuo dovere.
Non devi ricertificare niente.
Ti prendi la responsabilità della tua modifica.
Le azioni pratiche da mettere in atto.
Se la macchina ha un certo numero di anni, fuori da ogni garanzia da parte del costruttore, sarà molto difficile, una volta individuata una carenza, chiedere a questi la sostituzione o l’adeguamento a titolo gratuito.
Non è raro nemmeno che il costruttore non esista più, giuridicamente e spesso anche fisicamente.
Come specialisti IN-SAFETY, abbiamo a disposizione tecnologie, conoscenze ed esperienza che nella maggior parte dei casi ci consentono di aiutare l’utilizzatore nell’adeguamento delle proprie macchine industriali.
Grazie poi a collaborazioni esterne, come quella che abbiamo con Claudio e Renato Delaini, possiamo mettere a posto anche “le carte”.
Ma la cosa migliore è quella di leggere bene il manuale, possibilmente prima o subito dopo l’acquisto, e richiedere immediatamente al costruttore l’adeguamento o l’installazione dei dispositivi necessari.
Imparare a leggere un manuale potrebbe essere cosa non semplice.
Per fortuna Claudio e Renato fanno appositi corsi di formazione.
Ultimo tra questi il videocorso “PAROLE DI METALLO” che esordisce proprio con la lezione “Come leggere un manuale”.