Ancoraggi Tipo A : ecco come molti produttori di dispositivi anticaduta hanno “aggirato” la norma UNI 11578:2015 per produrre dispositivi più economici.
Un vecchio adagio tutto italiano cita “fatta la legge, trovato l’inganno”
che poi diventa: “…trovato l’inganno, rifacciamo la legge”… ma questa è un’altra storia.
“Emanuele, ma come è possibile che aziende serie sul mercato ricorrano a questi inganni?”
A dire il vero, più che un inganno si tratta di una omissione che permette ad alcuni produttori di linee vita di vendere dispositivi con capacità limitate in modo da dare l’impressione di abbattere notevolmente i costi.
Infatti, i costi inferiori di questi “mezzi” Ancoraggi Tipo A, influiscono notevolmente sull’economia generale dell’intero impianto ma…
Non è tutto oro quello che luccica
Quando parliamo di Ancoraggi Tipo A, stiamo parlando dei punti fissi per Linee Vita certificati secondo la norma UNI EN 795:2012 (amovibili) o secondo la norma UNI 11578:2015 (permanenti).
Prima di comprare un ancoraggio Tipo A, leggi bene il manuale di uso e manutenzione, spesso se ne vedono delle belle.
La UNI EN 795:2012 è l’aggiornamento della meno restrittiva UNI EN 795:2002.
La 2012, ricordiamolo, disciplina solo i dispositivi amovibili e pertanto si è ritenuto necessario scrivere la UNI 11578:2015 per i dispositivi permanenti (Norma questa tutta italiana)
La 2012 così come la 11578:2015 sono norme che impongono prove tecniche più rigide per gli Ancoraggi Tipo A rispetto alla abrogata norma UNI EN 795:2001
Questo ha fatto si che non tutti i dispositivi puntuali presenti sul mercato in precedenza “reggessero all’urto” del passaggio alle nuove norme.
Capiamo cosa cambia tecnicamente rispetto alla vecchia UNI EN 795:2002
La “ormai abrogata” norma UNI EN 795:2002, giudicata insufficiente, distingueva gli ancoraggi puntuali in dispositivi Classe A1 e Classe A2.
La distinzione numerica faceva subito capire l’utilizzo per il quale erano destinati:
- A1: ancoraggio mono utente e MULTI direzionale (in grado di superare le prove in tutte le direzioni);
- A2: ancoraggio mono utente e MONO direzionale (in grado di superare le prove solo in una direzione);
Per sapere le caratteristiche dell’ancoraggio era pertanto sufficiente guardare il numero accanto alla lettera A.
Suddetti dispositivi dovevano resistere ad una prova dinamica (100 kg lanciati ad un’altezza tale da sviluppare 10 kN sull’ancoraggio) e ad una prova statica di 10 kN per 3 minuti.
Le prove dovevano essere fatte in tutte le direzioni nelle quali voleva essere certificato l’ancoraggio.
Esce la UNI EN 795:2012, i dispositivi diventano Ancoraggi Tipo A … senza numeri, A e basta.
Con la UNI EN 795:2012 (che prevede solo dispositivi mono utente) e con la UNI 11578:2015, si introduce il concetto di prove prestazionali e sparisce la distinzione tra A1 e A2, adesso chiamati solo Ancoraggi Tipo A
Non sappiamo se nell’intento del legislatore ci fosse l’intenzione di sopprimere i dispositivi mono direzionali ma sta di fatto che sul mercato, non solo non sono spariti, ma sono addirittura aumentati.
Le forze cui devono adesso resistere i dispositivi Tipo A passano da 10 a 12 kN per il 1° utente + 1 kN per ogni utente aggiuntivo ammesso al dispositivo (in breve) portando tali prove ad essere addirittura più ardue rispetto alle prove per le linee Tipo C (a cavo flessibile).
Qui sono successe due cose:
- Molti dispositivi Classe A1, soprattutto quelli sotto tegola, sono stati declassati aa Ancoraggi Tipo A monodirezionali per non aver passato i test nelle altre 4 direzioni;
- Alcuni produttori, invece di investire in nuovi dispositivi Tipo A migliorati per funzionare in tutte le direzioni, hanno investito nell’ideazione di dispositivi più economici che potessero essere, con qualche omissione, più competitivi dei “vecchi” A1; soprattutto nella gamma dei dispositivi per lamiera.
ATTENZIONE: gli ancoraggi MONO DIREZIONALI non sono fuori norma, anzi sono legittimi e trovano un’ottima applicazione in casi specifici quali i percorsi di salita o sui cantonali di tetti a padiglione.
E’ l’uso che se ne fa che spesso è scorretto come l’impiego con funzione di antipendolo laterale abbattendo notevolmente il costo globale su una copertura.
Tale scorrettezza l’ho riscontrata più nei consigli dei produttori e dei progettisti che nell’effettivo utilizzo da parte degli installatori che spesso “si fidano” e nemmeno leggono i manuali di ciò che comprano.
Ecco i 4 “trucchetti” utilizzati per far passare questa “peculiarità” sotto banco:
Trucchetto n° 1: Il principio del “tranquillo, firma lui ”.
nella mia esperienza di commerciale, nel 90% dei casi di clienti che utilizzano ancoraggi monodirezionali come antipendolo laterali, era il fornitore (o il progettista che ha sposato tale fornitore) a consigliarne l’uso perché “costano meno.
Durante una trattativa in concorrenza, fatta notare questa scorrettezza ad un installatore “ingenuo ed ignaro”, mi ha risposto che avrebbe chiesto chiarimenti al progettista.
L’esito incredibile è stato che l’installatore, il giorno dopo, mi ha detto che avrebbe proseguito con la concorrenza (meno costosa) perché il progettista (segnalato dal produttore) avrebbe firmato comunque l’E.T.C.
Trucchetto n° 2: Il principio del “tanto non legge nessuno”.
Un altro metodo usato da quei produttori che offrono “il progetto grafico della linea vita” in fase di preventivo, è quello di utilizzare i monodirezionali come antipendolo laterale e segnalarlo in piccolo, in legenda, che sono appunto “monodirezionali”
… tanto la legenda chi la legge?
Trucchetto n° 3: Il principio del “sta scritto sul manuale”.
Poco importa se ti hanno fatto un preventivo con gli Ancoraggi Tipo A monodirezionali laddove servirebbero gli antipendolo certificati a protezione delle cadute laterali.
Sono sicuro che i produttori l’hanno detto che erano mono… e se non l’hanno detto, lo hanno scritto sul manuale: piccolo, in un angolino.
Il manuale è sempre disponibile ma solo dopo che hai comprato il dispositivo, oppure è online, nell’area riservata, alla quale hai accesso solo dopo aver:
- Richiesto username;
- Richiesto password;
- Fornito i dati aziendali;
- Il codice fiscale;
- La partita iva;
- Il numero REA
- Passato gli esami di abilitazione;
- Imparato a leggere in braille;
- Imparato a memoria il codice di Hammurabi…
Trucchetto n° 4: Il principio del “sei tu che vuoi spendere meno”.
E qui spezzo una lancia (piccolina) a favore dei produttori che sono costretti loro malgrado a rincorrere un mercato di “coperturisti industriali (grandi quantità a poco costo) che riconosce solo il valore del prezzo basso, in una corsa all’involuzione a all’autodistruzione.
Forse sarebbero necessarie regole più chiare ma io sono più per il principio etico di formare e informare il cliente e poi lasciargli libera scelta.
Fossi un installatore, reagirei in 2 mosse: per prima cosa mi incazzerei con il produttore e per seconda mi darei dello stupido per non aver fatto il mio dovere informandomi bene.
Chi è senza peccato, scagli la prima pietra ma non la getti di sotto senza aver verificato la direzione certificata.
Pertanto, siccome l’ignoranza non è ammessa, ricapitoliamo quali dovrebbero essere le buone abitudini di chi compra… ma anche di chi vende.
Leggete bene il manuale, anche le scritte in piccolo, poi decidete se proseguire o meno con tale prodotto o tale produttore.
Io consiglio sempre di chiedere esplicitamente le certificazioni al produttore, ponete la questione morale
Dopodichè, Signori installatori, “so che sapete” che tanto non firmate voi ma, se non firma un progettista o un coordinatore alla sicurezza, siete i primi responsabili di tutte le cose non fatte bene in quanto dichiarerete la corretta installazione.
Leggere bene prima di firmare , adesso sapete dove andare a leggere!
Se vuoi approfondire l’argomento “certificazioni, non molto tempo fa su Securology.blog, ho pubblicato l’articolo: L’IMPEGNO E GLI SFORZI PER CERTIFICARE I PRODOTTI A NORMA UNI 11578:2015