La sicurezza anticaduta baie di carico è un problema molto attuale.
Molti autisti e addetti dei centri logistici si trovano spesso nella condizione di dover salire sul cassone o sulla cisterna del mezzo per poter coadiuvare le operazioni di carico e scarico (legare cinghie, aprire portelli, controllare il livello del carico, ecc. ecc).
Così facendo si espongo spesso al rischio di caduta con gravi conseguenze.
L’altezza è tale da essere pericolosa ma non abbastanza da consentire l’uso di normali ancoraggi anticaduta quali linee vita a cavo flessibile (troppo poco spazio libero di caduta o tirante d’aria).
Per fortuna i nuovi ritrovati tecnologici ci vengono in aiuto per poter costruire soluzioni pratiche, funzionanti e molto sicure…
Le moderne baie di carico vengono progettate con piani di carico/scarico regolabili in base all’altezza del mezzo di trasporto.
Le merci vengono movimentate con carrelli e trans-pallet robotizzati.
Parapetti pneumatici e chiusure a sensori impediscono alle porte di aprirsi se il passaggio non è libero e sicuro.
Nella maggior parte delle volte però abbiamo ben altre condizioni.
Baie di carico e scarico esistenti non adeguate.
Il trasporto su gomma e rotaia, in Italia ha origini decennali (talvolta secolari) con un forte sviluppo a partire dal secondo dopoguerra.
Allo stesso modo, il parco immobiliare destinato alla logistica, sia industriale sia agricola, è piuttosto antiquato e privo di quelle sicurezze richieste al giorno d’oggi.
Non tutte le merci poi possono essere pallettizzate o movimentate automaticamente.
Spesso è necessario che un operatore salga sul mezzo per agevolare le operazioni di carico/scarico mettendo a rischio la propria incolumità.

Moderna Baia di Carico dove la maggior parte dei rischi, soprattutto quelli anticaduta, sono eliminati in fase di progettazione.
Ecco pertanto alcune soluzioni tecniche che possono essere attuate per prevenire proprio i rischi di caduta dall’alto nelle baie di carico.
La migliore soluzione contro un rischio è eliminare il rischio.
Sembra una frase banale ma è la prima regola per chi “fa sicurezza”.
Prendiamo ad esempio le autobotti o autocisterne (o anche vagoni cisterna).
Il più delle volte, la cisterna è munita di scaletta di salita e di parapetto a livello bocchettoni di carico.
E’ un parapetto che l’utilizzatore stesso “tira su” prima di salire.
Altre volte vi sono degli ancoraggi singoli da utilizzare con imbracatura e cordino.
Ciò non elimina del tutto il pericolo di caduta, lo argina e basta.
Spesso infatti, l’autista non è protetto ne nelle fasi di arrampicata della scaletta e nemmeno nelle fasi preliminari di montaggio del parapetto.


Per questo motivo, una delle soluzioni più intelligenti che i produttori di autobotti stanno impiegando, prevede di dotare i mezzi di un circuito di carico/scarico di tipo chiuso.
In questo modo si elimina definitivamente il problema della presenza di un operatore sopra la cisterna, a più di 2 m di altezza.
“Ok Emanuele, ma non posso mica pretendere che tutte le compagnie di trasporto che vengono da me a caricare e scaricare sostituiscano i propri mezzi. Cosa posso fare quindi?”
Possiamo dotare la vecchia baia di carico di moderni sistemi anticaduta.
A seconda dello spazio a disposizione e delle necessità esistono varie soluzioni, che possono essere suddivise in 4 grandi famiglie:
- sistemi anticaduta con ancoraggi puntuali (Tipo A);
- particolari sistemi anticaduta con ancoraggi lineari a cavo flessibile (Tipo C);
- sistemi anticaduta con ancoraggi lineari rigidi (Tipo D)
- scale e piattaforme mobili speciali con parapetto o reti anticaduta;
I primi 3 richiedono l’impiego di imbracature e anticaduta retrattili tipo EN 360: l’utente fissa il connettore del retrattile alla propria imbracatura e poi sale sul cassone del mezzo.
In caso di incidente, entra in funzione il retrattile che ne arresta la caduta.
La quarta soluzione prevede l’uso di scale con parapetti che possono rientrare nella categoria si delle scale sia dei dispositivi di protezione collettiva.
Vediamoli nel dettaglio
Sistemi anticaduta baie di carico con ancoraggi puntuali Tipo A.
Un ancoraggio puntuale è un punto fisso, certificato a norma UNI EN 795/2012 Tipo A o, se di tipo permanente, a norma UNI 11578/2015 Tipo A
Consiste in un “occhiello” a soffitto al quale è fissato l’anticaduta retrattile.
E’ un sistema molto semplice e relativamente economico ma anche poco pratico e con un rischio residuo elevato.
Tale sistema è impiegabile solo se l’operatore rimane fermo più o meno sulla verticale dell’ancoraggio come ad esempio nel caso dell’impiego per la pulizia delle betoniere.
Se l’operatore si deve muovere lungo il cassone, come nelle autobotti con più portelli di carico, corre il rischio di subire i danni da impatto per l’effetto pendolo.
Per operare su più posizioni, o viene spostato di volta in volta il mezzo oppure si è costretti ad avere più ancoraggi.
In tutti e due i casi, l’operatore deve salire e scendere dal mezzo più volte con tutto ciò che ne consegue.

Sistemi anticaduta baie di carico con ancoraggi lineari a cavo flessibile Tipo C.
I cavi flessibili (UNI EN 795/2012 oppure UNI 11578:2015, Tipo C), montati a soffitto, sono molto più pratici e comodi rispetto agli ancoraggi puntuali.
Consente all’operatore, per mezzo di connettori di vario tipo, di muoversi lungo il cassone del mezzo mantenendo sempre il retrattile sulla verticale.
Il punto debole di tale sistema è proprio la sua flessibilità: un ancoraggio a cavo ha una flessione, detta freccia, spesso molto accentuata che dipende soprattutto da tipo di assorbitore impiegato.
Tale flessione porta a 2 gravi conseguenze:
- insufficiente tirante d’aria ovvero poco spazio libero per cadere proprio perchè il cavo si allunga e piega nel punto in cui si cade;
- incompatibilità tra sistema con cavo e anticaduta scorrevole: il produttore del sistema Tipo C deve prevedere, nel proprio manuale, lo specifico impiego con i retrattili indicando anche marca e modello.
Tali test devono scongiurare l’effetto yo-yo ovvero quel “molleggiamento” che toglierebbe tensione al retrattile sbloccandolo e facendo impattare l’operatore a terra.
Un sistema a cavo non certificato con retrattile non può ammetterne l’uso rendendolo di difficile gestione, anche dal punto di vista legale.

Esistono però, sul mercato, particolari sistemi a doppio cavo, per più operatori e con basse o bassissime frecce al centro, pensati proprio per l’impiego a soffitto con retrattili.
Molto spesso, questi sistemi, sono realizzati proprio dagli stessi produttori dei retrattili e quindi pienamente compatibili anche contro l’effetto yo-yo di cui accennavo prima.
Sistemi anticaduta baie di carico con ancoraggi lineari a rotaia rigida Tipo D (binari).
Le rotaie rigide, comunemente chiamate “binari” anche se la rotaia è una sola, sono il sistema più impiegato per la messa in sicurezza delle baie di carico contro le cadute dall’alto.
Rispondono alle normative UNI EN 795/2012 / EN TS 16415, se rimovibili, oppure alla UNI 11578/2015 se permanenti.
Ve ne sono di moltissime tipologie, in base al produttore, da quelle in acciaio zincato fino ai sistemi in estruso di alluminio.
In tutte le versioni, con ogni tipologia di rotaia, è previsto sempre l’impiego del proprio specifico carrellino ed il sistema è certificato nel suo insieme.
Lo stato rigido annulla quasi del tutto la freccia di flessione e garantisce sicurezza anche con scarsi tiranti d’aria.
Per questo sono quasi sempre compatibili con tutti i tipi di anticaduta retrattili inoltre molto duttili a curve e cambi di pendenza (metti che debba aggirare una tubatura…)
La limitazione della rotaia rigida sta nella distanza massima tri i fissaggi (supporti) che varia, a seconda del produttore, da 1 m fino ad un massimo di 6 m.
Questo comporta il dimensionamento appropriato della struttura portante.

Scale e piattaforme mobili speciali con parapetto o reti anticaduta baie di carico.
Molto diffuse in America del Nord, queste scale hanno molto in comune con le rampe di accesso ad aeromobili e ricordano, in qualche modo, le autoscale dei pompieri.

Sono generalmente scale dotate di un basamento con ruote (anche motorizzati), una rampa a gradini e terminano con una piattaforma più o meno grande, provvista di parapetto di sicurezza.
Hanno forme e impieghi diversi come ad esempio la capacità di spostarsi, di allungarsi ed di adattarsi a diverse altezze operative. Altre invece hanno altezze fisse oppure basamenti fissi.
Possono anche terminare con una piattaforma costituita di soli parapetti (senza pedana) per poter accedere ai bocchettoni di carico delle cisterne senza impedimenti.

Costituiscono un’ottima soluzione quando la posizione del mezzo (o del vagone) non è mai fissa ed è quindi il sistema che si deve spostare di conseguenza.
Per fare un esempio, vengono impiegate molto nei lavori ferroviari, in cui la fila dei vagoni può essere molto lunga ed è quindi molto più pratico spostare la scala invece del vagone.
Allo stesso modo, è molto pratica negli aeroporti dove diventa improbabile riuscire a “parcheggiare” l’ala o il bocchettone di rifornimento proprio sotto un sistema di ancoraggio fisso.
Ne esistono anche di tipo misto: scale con alla sommità un braccio davit o un ancoraggio puntuale, utile per esempio se oltre a raggiungere il bocchettone, vi può anche essere la necessità di entrare dentro il serbatoio o cisterna.

Varie forme, basamenti e dimensioni
Tutti e 4 i sistemi sopra descritti, soprattutto i sistemi di ancoraggio, possono essere i installati su strutture esistenti dimensionando opportunamente i fissaggi.
In altre situazioni, possono essere parte di una struttura appositamente costruita a partire dalla quota zero del terreno, costituita da piloni in acciaio, cemento o alluminio.
Vi sono poi sistemi, completi di piloni, sostenuti da contrappesi e spostabili mediante ruote o mediante l’uso muletti.

Altri sistemi ancora, sono composti sempre da strutture autoportanti ma sorretti da “cavalletti” o telai geometricamente configurati in maniera tale che non siano necessarie zavorre di alcun tipo.
Possono anche avere le ruote ed essere facilmente posizionati laddove è necessario.
I “portali” mobili poi, sono l’ultima frontiera, ma di questo ne parlerò in altre occasioni.
Progettare in funzione della manutenzione.
Se una linea vita sul tetto viene utilizzata solo in caso di “emergenza” o durante i normali cicli di ispezione e manutenzione delle coperture (al massimo 2 volte l’anno), il sistema anticaduta baie di carico viene utilizzato tutti i giorni, durante tutto il giorno.
Possiamo quindi affermare che i dispositivi nelle baie vengono utilizzati almeno 150 volte all’anno in più rispetto ai sistemi sui tetti.
Ne consegue un’importante esigenza di manutenzione ed è quindi importante, in fase di progettazione, prevedere e facilitare suddette operazioni.
Tra queste possiamo prevedere un sistema di “messa a riposo” dei retrattili durante le fasi di inutilizzo mentre sulle rotaie o cavi, possiamo decidere di utilizzare carrelli facilmente smontabili per l’ispezione.
Qui poi, diventa fondamentale registrare e gestire al meglio l’elenco dei DPI e prevedere in anticipo le ispezioni in modo da non rimanere “sguarniti” di sistemi anticaduta, nemmeno per pochi giorni.
Se sei l’RSPP o il responsabile del settore logistica della tua azienda e la sicurezza degli autisti che devono salire sul mezzo per scaricare è tua responsabilità, puoi rivolgerti ad IN-SAFETY e valutare con noi la soluzione Sistema + DPI che più si adatta alle esigenze della tua azienda…. Contattaci >>
Completo e chiaro, buona base di partenza per discutere con gli hse o rspp aziendali.
Complimenti!
Il problema si pone quando gli operatori sono costretti a salire in quota quando non sono disponibili i 4 sistemi sopra elencati; per esempio in seguito ad un guasto in fase di scarico prodotto presso la sede del cliente.
Se i guasti sono frequenti, forse sarebbe bene prevedere di installare uno sistema anticaduta funzionale all’operatore che debba salire a ripararli. In ogni caso, esistono tecniche che permettono di salire e lavorare in quota in sicurezza anche quando non esiste un sistema di ancoraggio predisposto. Sono un po’ più macchinose e bisogna conoscerle bene ma si può fare. Anzi, si deve fare: l’accesso in quota in caso di emergenza, non è meno rischioso di un accesso in quota secondo procedure prestabilite. Anzi, proprio la condizione di emergenza, rende tali operazioni ancora più rischiose. Se hai clienti con questo tipo di problema, prova a contattarci che vediamo di trovargli una soluzione. Grazie per la tua opinione.
domanda …. per legge si puo scaricare 2 autobotti contemporaneamente in 2 punti diversi con un operatore soltanto sia adr che no?
Grazie Marco per la domanda anche se non è molto chiaro cosa voglia dire “sia adr che no”.
Se non ho capito male, stai chiedendo se, nel caso due autobotti siano sotto la stessa rotaia anticaduta, un operatore agganciato ad essa con i suoi dpi possa passare da un’autobotte all’altra?
Non è che ci siano leggi così specifiche: la legge impone di ridurre al massimo i rischi esistenti e di non aggiungerne altri. Per cui, se il passaggio di uno stesso operatore, da un’autobotte all’altra, avviene senza ulteriore aggravio di pericoli, direi di si. Ad esempio, se le scalette sono su retro e accosto due autobotti retro con retro, passare da un’autobotte all’altre non è altro che scendere da una e salire sull’altra… anzi, faccio meno manovre di attacco/stacco dei DPI. Ma se il passaggio dall’una all’atra prevede un “salto” tra autocisterne (non c’è nemmeno bisogno di spiegarlo) o anche solo la “circumnavigazione” a terra di una di queste, con il cavo dell’anticaduta retrattile sempre collegato all’imbracatura, con il rischio che si impigli da qualche parte, allora potrei far correre all’operatore rischi aggiuntivi. Meglio di no, anzi assolutamente no. Spero di aver risposto