Quali le differenze tra le varie tipologie di anticaduta retrattili e le 5 cose da sapere per una corretta scelta ed un uso sicuro ed efficiente.
I dispositivi anticaduta retrattili (chiamati anche volgarmente srotolatori, arrotolatori o semplicemente retrattili) se utilizzati o scelti in maniera errata, possono provocare infortuni imprevisti.
Piacciono tanto per tutta una serie di motivi ma raramente vengono utilizzati nella maniera corretta.
Ancora più spesso, non vengono scelti o abbinati correttamente rispetto, per esempio, al punto o linea di ancoraggio.
I principi di funzionamento degli anticaduta retrattili.
Gli anticaduta retrattili sono dispositivi di protezione individuali (DPI) che rispondono alla normativa tecnica EN 360,
Sono pensati esclusivamente per arrestare una caduta e non per impedirla.
Sul mercato sono chiamati in numerosi modi ma il nome completo è sistemi di arresto caduta con dispositivi retrattili.
In inglese sono chiamati Self Retractable Lifeline (SRL) oppure blocker ma li trovate anche sotto la definizione di mini-bloc.
Sono composti da 3 elementi fondamentali:
il cavo munito di connettore, di materiali e lunghezze diverse, che si avvolge intorno ad un perno collegato ad un meccanismo di recupero a molla;
un sistema di blocco e dissipazione del cavo che consente un arresto di caduta entro 2 m senza trasmettere al corpo più di 6 kN.
il connettore superiore con il quale si collega ad un punto di ancoraggio;
In caso di caduta, l’accelerazione del cavo attiva la rotazione del meccanismo di blocco che si attiva per forza centrifuga e rimane bloccato sotto la tensione del cavo.
Appena si toglie la tensione al cavo, il meccanismo di blocco rientra e il cavo ricomincia a scorrere nelle due direzioni.
Da sinistra a destra: CT da 1,5 m – HONOR FAB da 15 , – HONOR FAB da 33 m
Perché gli anticaduta retrattili piacciono tanto.
Gli anticaduta retrattili hanno la capacità di fornire all’operatore la giusta lunghezza del cavo necessaria mantenendolo sempre in tensione.
In questo modo, l’operatore viene seguito e non ha corde o cordini tra i piedi che possono causare inciampi.
Il lavoratore non deve preoccuparsi di regolarlo manualmente.
Inoltre, ma è molto soggettivo, dà una sensazione di maggiore sicurezza perché si blocca appena il cavo viene tensionato un po’ più “rapidamente”.
E in alcuni casi è vero.
In altri casi, se non si è perfettamente a conoscenza delle loro caratteristiche e limiti, gli anticaduta retrattili possono provocare l’effetto inverso ovvero mettere in maggiore pericolo il lavoratore.
Le caratteristiche che ci possono aiutare nelle scelta corretta sono in genere dettagliate nel manuale utente rilasciato dal fabbricante e da queste non ci si deve mai discostare.
Ogni uso non previsto dal manuale, non garantirà all’operatore la giusta sicurezza.
1 – Le condizioni operative
Per condizioni operative si intendono generalmente le caratteristiche fisiche sia dell’operatore che della condizione del lavoro.
Tra queste, si deve tener conto:
del peso minimo del carico.
Sotto un certo peso, infatti, il retrattile potrebbe non attivarsi nei tempi e nelle distanze necessarie ma soprattutto potrebbe non entrare in funzione il dissipatore interno.
Normalmente, i prodotti più sensibili, indicano un carico minimo dai 25 ai 35 kg.
Condizione difficile da non rispettare a meno che non si abbia a che fare con bambini… ma qui non siamo più in ambito lavorativo.
del peso massimo del carico.
Come la maggior parte dei DPI anticaduta, anche i retrattili che rispondono alla normativa tecnica EN 360, sono testati per carichi massimi di 100 kg.
Come già spiegato, il meccanismo di blocco e dissipazione, per entrare in funzione, necessita di un’accelerazione.
Bisogna quindi controllare bene il manuale sul quale ci dovrebbe essere riportata la lunghezza minima di quanto cavo deve rimanere all’interno del dispositivo, sufficiente ad attivare il blocco.
La maggior parte dei produttori richiedono che all’interno del dispositivo rimangano almeno 2 metri di cavo avvolto.
Quindi, se lavoro a 8 m dall’ancoraggio, il cavo deve essere almeno 10 mm… meglio abbondare un po’.
Vista completa, riportata sul manuale utente, delle etichette presenti sugli anticaduta retrattili serie STAR HONOR – NOTARE ANCHE LE CONDIZIONI OPERATIVE RIASSUNTE
della temperatura di esercizio.
Le temperature alle quali vengono utilizzati gli anticaduta retrattili possono inficiare sul loro funzionamento.
La maggior parte dei produttori garantisce un perfetto funzionamento a temperature comprese tra i -40°C e i + 50°C.
Se in Italia è difficile arrivare ad operare a -40°C, non è raro trovare ambienti dove la temperatura sale oltre i 50°.
Ad esempio, sopra macchinari che lavorano sfruttando il calore del vapore (vedi cartiere) o sopra altiforni.
Non dimentichiamoci poi che la temperatura si stratifica e aumenta verso l’alto per cui, se anche al livello operatore ci sono temperature “normali”, in alto possono esserci anche più di 50°C.
dell’atmosfera
In caso di presenza di atmosfere esplosive, gli anticaduta retrattili dovrebbero essere certificati ATEX.
Quindi non produrre scintille o elettricità statica, né dal cavo né dagli altri componenti come scocca, connettori o punto di ancoraggio.
Uno schema che riassume il principio del fattore di caduta – in primo piano un anticaduta retrattile da 2,5 m certificato per lavorare anche in fattore di caduta 2 – by KONG
2 – Il fattore di caduta e il tirante d’aria.
Ricapitolando quanto già spiegato in numerosi altri nostri articoli, il fattore di caduta è un numero che deriva dal rapporto tra la lunghezza del cordino e la distanza di caduta.
Il tirante d’aria libero è lo spazio necessario ad un sistema anticaduta per arrestare un operatore con un margine di sicurezza di almeno un metro.
In soldoni, se l’ancoraggio è in posizione superiore rispetto al mio punto di connessione sull’imbraco, il fattore di caduta è zero.
Se l’ancoraggio è alla stessa altezza del punto di connessione, la caduta è pari alla lunghezza del cordino, quindi fattore 1.
Se l’ancoraggio è all’altezza dei piedi, cadrò due volte l’altezza del cordino, quindi fattore 2.
La maggior parte degli anticaduta retrattili sono certificati per il lavoro a fattore zero.
Se il mio sistema è a fattore 1 o 2, devo controllare sul manuale se il dispositivo è stato testato per questo tipo di caduta.
Maggiore è il fattore di caduta, maggiore è la distanza percorsa dall’operatore.
Maggiori quindi sono le forze che scarica sul sistema e che determinano maggiori allungamenti del dissipatore.
E questo ha un’influenza diretta sulla distanza di arresto ed il rispetto del tirante d’aria libero.
Come già spiegato, gli anticaduta retrattili a norma EN 360 devono garantire l’arresto entro 2 metri senza trasmettere all’operatore più di 6 kN.
Alcuni prodotti particolarmente evoluti, come la serie STAR di HONOR S&C, garantiscono l’arresto in 45 cm in particolari condizioni di ancoraggio.
3 – Lavoro in verticale o in orizzontale.
Da non confondere con il fattore di caduta, precedentemente spiegato, un elemento che può determinare la scelta dei giusti anticaduta retrattili è se la caduta si sviluppa verticalmente (giù da un ponteggio, giù da un camminamento su un macchinario o carroponte) o se si sviluppa in direzione orizzontale/obliqua.
Per verticale, orizzontale o obliqua si intende la direzione verso cui si svolgono i cavi degli anticaduta retrattili durante la caduta.
Dipende dal costruttore ma in genere viene considerata verticale la caduta in cui il cavo non devia per più di 30° rispetto l’asse verticale.
Oltre i 30°, si parla di obliquo o orizzontale, come ad esempio quando si lavora con un retrattile su una falda di copertura con l’ancoraggio alla linea vita di colmo.
Cosa può succedere, in questo caso, se il dispositivo non è stato testato per uso orizzontale o obliquo?
In caso di caduta/scivolamento lungo la falda, il corpo non accelera sufficientemente come se cadesse in verticale e il dispositivo potrebbe non attivarsi.
Se l’operatore cade oltre il bordo della falda (quindi con un’accelerazione verticale), il cavo/fettuccia si trova a strusciare contro lo spigolo del bordo subendone attriti e frizioni e quindi con possibilità di rallentamento dei tempi di innesco dei retrattili anticaduta.
Controllare sempre il manuale poiché spesso un dispositivo è certificato solo per la caduta verticale ma diventa certificato per un uso orizzontale con l’implemento di qualche accessorio o qualche accorgimento.
Un esempio di indicazioni aggiuntive riportate su un manuale utente circa l’impiego di accessori extra per far lavorare gli anticaduta retrattili anche in orizzontale
4 – Scelta degli anticaduta retrattili in base ai materiali di costruzione di cavi e scocche.
Possiamo dividere gli anticaduta retrattili in base alla tipologia di cavo utilizzato e in base alla composizione della scocca esterna.
I cavi più utilizzati sono di tipo metallico possono essere:
in acciaio zincato.
in acciaio inox.
I primi vanno sempre bene ma, in caso di atmosfere o sostanze corrosive/ossidanti, un cavo in acciaio inox fornisce più garanzie di durata e quindi di sicurezza.
Una terza variante, soprattutto nei dispositivi di piccole dimensioni, è l’utilizzo della fettuccia in fibre sintetiche.
Queste consentono di ridurre sia le dimensioni delle scocche sia il peso.
Alcuni produttori sono così riusciti ad ottenere mini retrattili leggeri come i cordini semplici.
Per quanto riguarda le scocche, anche queste possono essere in materiale plastico o metallico.
Il primo, solitamente un PVC ad alta resistenza, è tra i più diffusi tra i maggiori costruttori di anticaduta retrattili.
Ha una buona resistenza e un peso ridotto che nel complesso non guasta.
Come tutti i materiali plastici, però, è più soggetto al deperimento soprattutto a causa dell’esposizione ai raggi UV.
Nel caso in cui gli anticaduta retrattili devono rimanere fissi all’esterno, o si utilizzano speciali “cappucci” di protezione oppure si utilizzano retrattili con scocche metalliche, in genere in alluminio.
Alcuni anticaduta retrattili di varie marche con scocca in materiale plastico – a destra, una custodia studiata per proteggere un retrattile obbligato a rimanere esposto all’esterno.
5 – L’abbinamento tra anticaduta retrattili e sistemi di ancoraggio.
Il punto di ancoraggio deve essere sicuro, verificato e certificato.
Gli ancoraggi scelti devono essere però compatibili con gli anticaduta retrattili.
La EN 795 come la UNI 11578, le normative che regolano la costruzione degli ancoraggi, richiedono che il fabbricante dichiari con quale DPI sono stati testati.
Se il costruttore non ha fatto test con dispositivi retrattili, sarebbe meglio non abbinarli.
Succede spesso con le linee vita a cavo flessibile in quanto, essendo munite di un sistema di assorbimento, questo potrebbe non dare al dispositivo retrattile la giusta resistenza necessaria a far si che si attivi e si blocchi.
Se per esempio, l’allungamento della linea vita a cavo è molto progressiva (magari perchè composta da elementi deformabili) non solo si possono allungare tantissimo gli spazi di arresto ma questi potrebbe anche non avvenire del tutto.
Un’altra condizione di pericolo che pochi conoscono è il cosiddetto effetto yo-yo:
Ricordiamoci: quando il cavo di un retrattile accelera (caduta), avviene l’arresto mediante il blocco del meccanismo di recupero.
Togliendo tensione al cavo, il meccanismo si sblocca e il cavo torna a srotolarsi.
Se la linea vita a cavo flessibile reagisce con un effetto molla, l’operatore caduto può rimbalzare e, tornando verso l’alto anche per pochi centimetri, potrebbe disattivare il blocco facendo svolgere nuovamente il cavo, finendo a terra.
Altro caso da evitare è quello di usare gli anticaduta retrattili con le linee vita tetto.
Questo perché la lunghezza di svolgimento non può essere predeterminata e non è possibile quindi lavorare in trattenuta (caduta impedita).
Se anche si ha l’accortezza, avvicinandosi al bordo di caduta, di dare un colpetto al cavo per bloccarlo, se si indietreggia anche di pochi centimetri, si può sbloccare nuovamente.
A questo punto, niente può impedire la caduta.
UN mini-bloc doppio per uso diretto con imbracatura – by KRATOS
Altri accorgimenti
Ispeziona sempre i tuoi anticaduta retrattili prima di usarli.
Fai tutti i controlli pre uso indicati sul manuale:
verifica che non ci siano danni evidenti come ammaccature, crepe o deformazioni;
se presenti, controlla i segnali di caduta avvenuta (testimone di caduta) spesso costituiti da elementi rossi che, se scoperti, indicano un avvenimento accidentale;
controlla che si svolga in maniere fluente e che si blocchi in maniera netta;
che ci siano tutte le etichette con gli avvertimenti di sicurezza e che il DPI non sia scaduto;
il funzionamento dei connettori che si devono aprire in maniera fluida e si devono chiudere perfettamente;
fai sempre fare l’ispezione annuale, come da EN 365.
Dopo l’uso, puliscili e riponi i dispositivi correttamente.
L’accumulo di sporcizia e polvere, durante il lavoro, può penetrare nel meccanismo compromettendone la funzionalità e la sicurezza.
Se il cavo risulta molto sporco o morchioso, puliscilo alla fine del tuo lavoro.
Se bagnato, asciugalo e riponilo in un luogo non troppo umido: l’umidità può provocare corrosioni.
Consigliamo sempre l’impiego di apposite sacche.
Da sinistra a destra: Tractel Blocfor da 30 m con argano di recupero En 1496 – al centro un anticaduta retrattile HONOR STAR FAB 15 R con argano di recupero integrato a norma EN 1496 – se destra, un anticaduta delle serie STAR HONOR FPED con discensore automatico a norma EN 341 integrato.
Avere un piano di salvataggio
Ultimo, ma non meno importante, avere un piano di salvataggio e recupero.
Nel malaugurato caso in cui si cada, supponendo che tutto il sistema di arresto caduta abbia funzionato correttamente, si rimane appesi senza gravi lesioni.
Tuttavia, la domanda diventa: come si scende?
Non si dovrebbe mai lavorare da soli, quindi chiunque sia con noi e/o supervisioni il lavoro dovrebbe sapere come intervenire per il recupero.
Se i soccorsi dei VVF non arrivano in tempo, si deve sapere come intervenire: rimanere sospesi troppo a lungo può creare nuovi infortuni e gravi problemi di salute come la sindrome da sospensione inerte.
Ci sono due accorgimenti, se le condizioni lo permettono, che si possono adottare in tal proposito:
Utilizzare anticaduta retrattili a norma EN 360 integrati con un sistema di recupero e sollevamento a norma EN 1496, per poter sollevare il “caduto” fino al piano di lavoro;
Utilizzare anticaduta retrattili integrati con un dispositivo discensore automatico a norma EN 341, che posano delicatamente a terra il lavoratore caduto.
La scelta del dispositivo adeguato e del modello che fa per te va subordinato alla valutazione dei rischi e alle procedure.
In questo, gli specialisti IN-SAFETY sono in grado di aiutarti, chiamaci per un sopralluogo gratuito.