Quando gli spazi confinati si trovano a oltre 30 metri di altezza, esposti a sole, vento e intemperie.
Su una copertura di un magazzino automatico sono spesso presenti molti impianti e sistemi che richiedono una manutenzione frequente.
Quindi una frequente ma non continuativa presenza di manutentori specializzati.
La copertura del magazzino automatico non è pertanto un ambiente pensato per una presenza umana costante ed ha particolari difficoltà di accesso ed uscita.
Per questo non è raro che su un DVR, la copertura di un magazzino automatico venga assimilata ad un ambiente confinato.
Come tale, necessita di specifiche procedure di accesso, lavoro e di salvataggio.
La copertura del magazzino automatico particolarmente complicata.
Il magazzino automatico in cui siamo intervenuti con il nostro specialista Corrado Mosca di Soluzioni Verticali presenta i seguenti problemi:
- un’altezza superiore ai 33 metri con difficile e faticoso accesso per mezzo di scala con gabbia;
- questa scala parte da una copertura intermedia alla quale si accede con 10 rampe di scale antincendio, poste ad oltre 50 metri di distanza, in una corte interna;
- la scala con gabbia è anche un importante impedimento al trasporto in quota dell’attrezzatura e degli strumenti necessari alle manutenzioni degli impianti;
- la presenza in quota di una passerella centrale e varie canalizzazioni creano 8 aree del tutto assimilabili a vasche, poste a più di 2,5 mt sotto il piano della passerella;
- l’accesso alle 8 aree sottostanti, nelle quali ci sono impianti e gronde da manutenzionare, è attraverso 8 scalette alla marinara, verticali.
La SIMIC spa di Camerana (CN), con sede operativa in Bologna, è l’azienda che ci ha commissionato l’intervento.
La SIMIC ha la gestione della manutenzione degli impianti di questa grande azienda di Bologna, proprietaria del magazzino automatico oggetto di questo caso studio.
Nell’accettare l’incarico di manutenzione, la SIMIC spa ha giustamente fatto presente le criticità sopra elencate.
La committente non ha esitato a dare il benestare a tutti gli interventi necessari a migliorare la sicurezza.

Le canalizzazioni, la passerella e le tubazioni presenti rendono la copertura molto simile ad un ambiente di lavoro configurabile come ambienti confinati
Lo scenario peggiore sulla copertura del magazzino automatico.
Come da metodo IN-SAFETY®, ovvero il metodo inverso già illustrato e spiegato negli articoli Dal DPR 177 2011 alle Procedure di Lavoro negli Spazi Confinati e Le 7 cose da considerare prima di entrare in uno spazio confinato, abbiamo iniziato ad individuare lo scenario peggiore.
All’interno delle 8 aree inferiori, le 8 parti dell’estradosso della copertura del magazzino automatico, non ci sono rischi di caduta dall’alto, né dal bordo né da sfondamento lucernari.
Gli 8 EFC (Evacuatori Fumo e Calore) presenti in copertura sono protetti da grigliati anticaduta per lucernari ed EFC: anche quando sono aperti per la manutenzione annuale, l’operatore non può cadere all’interno.
Sui bordi ci sono velette in carpenteria metallica e pannelli sandwich più alti di 2 metri.
La situazione più complicata* da gestire è probabilmente un infortunio per evento traumatico nell’area inferiore più lontana dal punto di sbarco della scala di accesso, con infortunato incosciente.
(*per «più complicata» intendiamo da un punto di vista di impiego di personale e strumenti di soccorso, non dal punto di vista della gravità delle condizioni mediche dell’infortunato.)
Una procedura Entry Rescue sulla copertura di un magazzino automatico.
Come per un ambiente confinato a geometrie complesse, un eventuale soccorso deve prevedere l’intervento di più persone con addestramento e formazione specifica.
Come spiegato nell’articolo Procedure Entry Rescue in spazi confinati, il personale preposto ad eseguire una eventuale procedura di soccorso dovrebbero essere formato sia all’impiego delle attrezzature di recupero sia al primo soccorso e all’impiego dei presidi di immobilizzazione e trasporto (collare cervicale, ked, barella, triangolo di evacuazione).
In un ambiente come quello della copertura del magazzino automatico oggetto del nostro intervento, le persone addette al soccorso non possono in nessun caso essere meno di due, anche se ne consigliamo 3.
La procedura di soccorso dalla copertura del magazzino automatico passo passo.
Presidi di immobilizzazione e trasporto.
I manutentori sulla copertura del magazzino automatico e/o gli addetti al soccorso, potrebbero avere la necessità di immobilizzare e trasportare il ferito.
I problemi principali sono la grande altezza e il gran numero di pioli (oltre all’impedimento della gabbia) da salire per raggiungere la copertura del magazzino automatico: rendono impensabile il trasporto in quota, ogni volta, o al bisogno in caso di emergenza.
Sarebbe un gran dispendio di energia e un allungamento eccessivo delle tempistiche di intervento.
Ogni presidio scelto dovrà quindi rimanere permanentemente a disposizione sulla copertura.
Si è individuata una zona sicura e di facile accesso in cui posizionare una cassa di alluminio che protegga i presidi sia dalle intemperie che dai raggi UV, chiudibile ma senza lucchetto: non sia mai che il giorno dell’emergenza qualcuno si sia dimenticato le chiavi o che si perda del tempo prezioso nel cercarle.
Nella cassa trova posto la barella 911 Net Full di Kong: una barella verricellabile leggera e smontabile in due parti, facile da trasportare e stoccare, dotata di kit per la sospensione, imbottiture, cinghie di immobilizzazione e una fune di controvento.
La fune di controvento serve a guidare la barella dal basso per evitare che ruoti o sbandi sbattendo sulla parete.
Trovano inoltre posto nella cassa, gli argani di recupero/anticaduta (di cui parleremo più avanti) e altri presidi di primo soccorso individuati dal responsabile della sicurezza di SIMIC spa.

Davits e argani di sollevamento sulla copertura del magazzino automatico.
Dalle aree inferiori alla passerella centrale superiore, ci sono oltre 2 metri di dislivello con scala alla marinara senza gabbia.
Per il sollevamento di un ferito sulla passerella sono quindi stati installati ben 8 bracci davit permanenti della serie DAVIT PRO-3 prodotti da Tuff Built, con basamento a bicchiere.
I DAVIT PRO-3 (comunemente chiamate gruette) sono in alluminio, molto snelli e leggeri.
Braccio e fusto sono smontabili con un sistema di pulsanti a molla: si premono i pulsanti, si tira e il braccio si stacca.
Per riattaccarlo, si inserisce nuovamente e si spinge fino a quando si sente il click.
Questa caratteristica permette di ridurre le dimensioni della gruetta per poi coprirla con una sacca cerata realizzata su misura che li preserva dalle intemperie.
Chiusi fanno meno vela e sono meno esposto alle sollecitazione del vento.
Il bicchiere è stato incravattato in maniera permanente, previo progetto e verifica strutturale, alla struttura in carpenteria della passerella esistente.
Averne 8 sempre montati invece che uno solo da spostare di zona in zona, consente ai manutentori di ridurre i tempi di intervento e rimanere sulla copertura del magazzino automatico il minor tempo possibile.
E’ una specifica richiesta dell’azienda che ci ha dato l’incarico.
Come argano si è scelto il FAB15-R della Honor Safety & Consultancy che è multi funzione:
- anticaduta retrattile a norma EN 360;
- argano di soccorso verso l’alto a norme EN 1496;
La prima funzione serve per la protezione anticaduta dei lavoratori e/o dei soccorritori in fase di accesso e risalita dalle vasche.
Si converte in argano di soccorso quando c’è da fare un recupero.
La scelta di uno solo, ad innesto rapido e quindi facilmente spostabile da un davit all’altro, è dovuta al fatto che si è ritenuto più conveniente in termini di durata e manutenzione, tenerlo stoccato al chiuso nella cassa di cui al paragrafo precedente.

Davit e argani per la calata della barella dalla passerella alla copertura intermedia.
Come già spiegato, la copertura del magazzino automatico è a quota 33 mt rispetto al piano stradale.
Vi si accede da un’altra copertura che è a quota circa 15 metri.
Per accedere a questa copertura intermedia si usa una scala antincendio a rampe.
Scala che però è a oltre 50 metri di distanza dalla partenza della scala con gabbia.
Una distanza proibitiva per il trasporto di un ferito con barella a mano, senza parlare poi dell’affrontare i 5 piani di scale.
Quindi, come prima cosa, c’è da calare il ferito sulla copertura intermedia.
Per fare questo è stata modificata la passerella esistente che è stata allungata fino al bordo della copertura, sul lato che si affaccia sulla copertura intermedia, in modo da scavalcare la veletta.
Il prolungamento è stato ingegnerizzato e realizzato per integrarsi con la parte esistente e garantire sufficiente resistenza all’impiego del braccio davit.
Si è utilizzato sempre un DAVIT PRO-3 di Tuff Built con argano a cavo metallico da 33 mt (100 piedi) perchè ovviamente il 15 m sarebbe stato troppo corto.
L’operazione di calata della barella prevede che uno dei soccorritori manovri l’argano dall’alto mentre l’altro gestisca dal basso la barella con fune di controvento.
Se i soccorritori sono due, il primo, dopo aver manovrato l’argano, può immediatamente scendere dalla scala con gabbia per andare ad aiutare l’altro per l’ultimo passaggio, la calata fino al piano stradale.

Calata della barella dal piano intermedio al piano stradale.
Come abbondantemente spiegato, 50 m più 10 rampe di scale con la barella a mano sono troppi.
Inoltre, come già accennato, le 10 rampe di scale finiscono in una corte interna dove non arriverebbero i soccorsi con ambulanza.
Rimarrebbero da attraversare centinaia di metri all’interno dello stabilimento per uscire sul davanti.
La via più veloce è effettuare una seconda calata, dal piano intermedio al piano stradale, sempre per mezzo di davit e argano.
Ovviamente si è scelto un punto abbastanza vicino e che si affaccia sul piazzale esterno, raggiungibile dai mezzi di soccorso.
Sulla copertura intermedia non ci sono elementi strutturali a cui ancorare il davit.
Qui abbiamo dovuto risolvere un problema in parte strutturale in parte di impermeabilizzazione.
La copertura intermedia è infatti costituita da una lamiera deck da grandi luci con sopra l’isolante e impermeabilizzata con guaina in poliolefine termosaldata.
Sopra ancora, della ghiaia.
La guaina in poliolefine è risvoltata anche lungo le velette laterali e, abbiamo notato, qualcuno era già intervenuto più volte con dei rattoppi o riprese.
Impossibile quindi raggiungere un elemento strutturale al quale ancorare il basamento senza incappare in costose opere di ripristino e pesanti rischi di infiltrazioni future.
Abbiamo pertanto optato per una sistema DAVIT PRO-3 di Tuff Built con basamento zavorrato.
Il basamento con oltre 500 kg di zavorra (sabbia e inerti) è atto contrastare gli sforzi del davit con fattore di sicurezza di 1:8.
Corrado ha anche preparato un’adeguata superficie di appoggio in gomma per scongiurare la possibilità che il basamento danneggi la guaina.
Un lavoro di alta qualità.

Test di funzionamento.
Quanto appena raccontato è il risultato finale raggiunto in seguito di numerose riunioni con la committente finale e i responsabili delle operazioni e della sicurezza di SIMIC spa.
Oltre ad alcuni test di funzionamento ed ergonomia realizzati in loco.
La scelte sul tipo di davit, sul tipo di basamento, degli argani e della barella non sono state fatte a tavolino ma a seguito di test operativi con tanto di cronometro.
Ad esempio, la scelta di argani a cavo metallico EN 1496 e EN 1808 per la calata è stata preferita all’impiego di discensori EN 341.
Questo per questioni di tempistiche di installazione e di ergonomia.
Così come l’impiego di anticaduta retrattili EN 360 al posto dei più leggeri e meno costosi anticaduta guidati EN 353.2.
Sono sistemi e strumenti più intuitivi ma che comportano più manutenzione.
Il che ci ha influenzato sulle dimensioni della cassa da lasciare in quota e su altre soluzioni abbinate.
Anche la barella, la basket smontabile di KONG, è stata preferita alla più economica e versatile Rolly: proprio per la sua semplicità di installazione e uso.
I test, cronometro alla mano, sono stati fatti anche con l’impiego di manichi a peso reale Ruth Lee forniti dalla nostra partner per la simulazione, SoFraPa srl
Un lavoro da specialisti, fatto sul campo, che risponde a reali esigenze pratiche e operative.
Se anche tu hai bisogno di una valutazione per un sistema e una procedura di evacuazione dalla copertura di un magazzino automatico o altro tipo di ambiente di difficile accesso, contatta IN-SAFETY®