I cordini anticaduta e gli altri dispositivi di connessione costituiscono un elemento fondamentale nella catena della sicurezza anticaduta e una scelta errata può causare più danni che vantaggi.
I cordini anticaduta infatti, insieme ai moschettoni e altri tipi di connettore, determinano molti aspetti della sicurezza nel lavoro in quota:
il fattore di caduta;
la forza di arresto (forza di shock);
il tirante d’aria;
l’ergonomia del lavoro;
Prima di entrare nel dettaglio dei materiali e dei dispositivi, ripassiamo velocemente i 3 concetti sopra espressi.
Il fattore di caduta nella scelta dei cordini anticaduta.
Nel lavoro, il termine Fattore di Caduta è stato ereditato dall’alpinismo e dall’arrampicata.
E’ un numero che viene utilizzato per descrivere la gravità di una caduta ed è definito come il rapporto tra la quota che l’arrampicatore perde durante la caduta e la lunghezza della fune anticaduta tra l’arrampicatore cadente e il punto di ancoraggio.
Più è alto il fattore di caduta (Fc) e più è alto il rischio di ferite.
Esso si determina con la seguente equazione:
Fc = Q/L dove Q è quota persa nella caduta e dove L è la lunghezza della corda.
Ad esempio, se l’arrampicatore è ancorato con una fune di 15 m (L) ad un punto di assicurazione (ancoraggio) posto a 13 m sopra di lui, se cade, precipita per 2 m (Q).
Quindi il Fc è pari a 2/15= 0,13; un fattore di caduta molto basso.
Al contrario, se ha una fune di 15 m ma è vincolato ad un punto di assicurazione 13 m sotto di lui, se cade, cadrà di 13 m + 15 m, in totale 28 m (Q).
Il Fc sarà quindi pari a 28/15= 1,87; un fattore di caduta molto alto e quindi con rischio di ferite elevato.
Anche in anticaduta professionale, il fattore di caduta si determina in base all’altezza del punto di ancoraggio rispetto alla lunghezza del cordino ma tendenzialmente si semplifica come da schema sotto.
La forza di arresto o forza di shock.
La forza di arresto, detta anche forza di shock, è la forza che si sprigiona con l’arresto della caduta di un corpo.
Per meglio dire, la forza che si sviluppa con l’improvvisa decelerazione del corpo.
Questa forza viene assorbita in parte dall’intero sistema anticaduta, dall’ancoraggio all’imbracatura passando per il dissipatore, e in parte dal corpo umano.
Il legislatore europeo ha stimato in 600 kg il valore massimo ammissibile che può essere trasmesso al corpo umano, che è circa la metà della forza stimata sopra la quale si verifica (non leggete se siete sensibili) il distaccamento degli organi interni.
Spazio di arresto tirante d’aria libero.
Lo spazio di arresto è la distanza che compie un operatore che cade, dalla posizione di partenza alla posizione di totale arresto.
Il tirante d’aria libero può essere semplificato nello spazio totale di arresto più un margine di sicurezza determinato in 1 m dalla fine dei piedi dell’operatore alla superficie di impatto sottostante (un piano stabile o qualsiasi altro elemento su cui un operatore può impattare come ad esempio un carroponte, una trave, ecc. ecc.).
Il tirante d’aria libero è determinato dalla somma di tutte le lunghezze degli elementi che compongono la catena della sicurezza:
f – freccia o deformazione del punto di ancoraggio (maggiore nelle linee di ancoraggio a cavo flessibile);
c – lunghezza del cordino (compresi elemento di dissipazione e connettori);
a – massimo allungamento del sistema di dissipazione (non quello presunto ma quello riportato sul manuale;
o – distanza dall’anello di ancoraggio dell’imbracatura ai piedi dell’operatore (stabilito per norma a 1,5 m);
s – distanza di sicurezza dai piedi dell’operatore al potenziale punto di impatto (minimo 1 metro).
Ergonomia di lavoro e scelta del sistema di ancoraggio.
In anticaduta, il termine ergonomia è usato principalmente per indicare la semplicità d’uso.
Semplicità intesa come riduzione al minimo delle manovre che dovrà compiere l’operatore con il sistema anticaduta, quindi con la massima riduzione della possibilità di errore.
Meno agganci e sganci dovrà compiere con i connettori – o meno volte dovrà regolare la lunghezza di un cordino – più sicuro e veloce sarà il lavoro.
Tipologie di cordini anticaduta.
Solo per il fatto che si chiamino cordini, si capisce che parliamo di dispositivi flessibili.
Essi possono essere in:
fune semistatica tipo kernmantel ovvero in fibre parallele con calza di protezione esterna;
fune ritorta (in fibre attorcigliate);
fettuccia o cinghia;
cavo d’acciaio.
Cordini KRATOS. Da sinistra a destra, cordini EN 354 senza assorbitore in fune ritorta, in fune tessile kernmantel, in fettuccia.
La prima normativa a cui devono rispondere è la EN 354
La norma EN 354 specifica i requisiti, i metodi di prova, la marcatura, le informazioni fornite dal fabbricante e l’imballaggio per i cordini utilizzati come elementi di collegamento o come componenti nei sistemi individuali per la protezione contro le cadute (o di trattenuta e posizionamento sul lavoro), sistemi di accesso mediante corda, sistemi di arresto caduta e sistemi di salvataggio.
La EN 355 specifica invece i requisiti dei sistemi di dissipazione e assorbimento delle energie, l’altro componente fondamentale dei sistemi anticaduta.
Perché un dispositivo sia anticaduta, deve essere munito di un sistema di assorbimento per assorbire la forza di shock.
Cordini anticaduta con assorbitore EN 355. A sinistra, sistema con assorbitore EAW di KONG, a destra il sistema ABSORBICA di PETZL
Longe e cordini anticaduta a lunghezza fissa.
Sono fissi tutti quei cordini con lunghezza definita.
Ricordiamoci sempre che, nella valutazione del tirante d’aria (ma anche del fattore di caduta), la lunghezza definita è data dalla somma dell’insieme cordino + assorbitore + connettori (cordino e moschettoni).
Con il termine longe, si definisce la componente flessibile esclusi gli altri componenti.
In ambito lavorativo, le longe sono quasi sempre pre asolate ovvero con occhiello cucito di fabbrica.
Alcuni operatori in fune esperti, preferiscono invece usare funi semi statiche o dinamiche da utilizzare sfruttando specifici nodi da fare al momento.
La regolazione della lunghezza può essere fatta in due modi:
o con una fibbia di regolazione oppure mediante dispositivo tipo bloccante lungo la longe.
La regolazione è fondamentale per più di una situazione di lavoro ma principalmente per l’utilizzo con sistemi linee vita che prevedono l’operatore in trattenuta o a caduta impedita.
Dispositivi anticaduta guidati.
I dispositivi anticaduta guidati abbinabili a funi o cavi flessibili rispondono alla normativa EN 353.2.
Trasformano un cordino o un cavo d’acciaio in una linea vita verticale oppure, se parliamo di lavoro su fune, in funi di sicurezza o di back-up.
A differenza dei cordini fissi o regolabili, il dispositivo EN 353.2 è scorrevole e segue l’operatore – a cui è collegato mediante connettore e imbracatura – nei movimenti volontari.
Si blocca nel momento in cui l’operatore cade e il sistema di connessione all’imbracatura si trova improvvisamente a valle del dispositivo su fune.
Si capisce meglio il funzionamento guardando questo schema.
La maggior parte dei dispositivi anticaduta guidati in commercio funziona grazie ad un sistema di leve che “strozzano” la fune o il cavo, frenando la caduta fino all’arresto totale dell’operatore.
Altri, come il sistema ASAP di PETZL, hanno un meccanismo composto da una rotella dentata che si attiva con l’accelerazione e strozza il cavo arrestando la caduta.
La maggior parte dei prodotti in commercio richiede l’uso abbinato di anticaduta guidato e assorbitore.
Altri dispositivi, come il BACK-UP di KONG, sono certificati anticaduta anche senza assorbitore.
Tra i più famosi anticaduta guidati per cavi d’acciaio, dobbiamo menzionare il CABLE FALL ARRESTER, ormai sul catalogo di quasi tutti i produttori di DPI.
Da sinistra: CABLE FALL ARRESTER distribuito da molte aziende tra cui SKYLOTEC e TRACTEL, al centro SKR PLUS di CT, a destra un BACK-UP per fune di KONG
In questo blog ne abbiamo già parlato descrivendo i dispositivi altamente tecnologici di HONOR Safety & Consultancy, azienda olandese specializzata.
Il dispositivi più conosciuti sono forse i retrattili della serie BLOCFOR di Tractel, azienda francese con una sede in Italia.
Ma ci sono anche molti altri produttori tra cui l’italiana CT Climbing Technology.
I dispositivi retrattili sono di varie dimensioni: dai 2 m di lunghezza fino anche ai 40 m.
Funzionano egregiamente per la cadute a Fattore 0, all’interno di un cono di 30° rispetto l’asse verticale del dispositivo.
Ma ci sono prodotti testati per lavorare in orizzontale e altri testati a Fattore 2.
Il meccanismo di assorbimento è interno, soprattutto nei modelli più grandi, ma può essere anche esterno, in modo da ridurre le dimensioni del guscio esterno.
Da sinistra a destra: retrattile CT SERIE 105, due modelli della serie STAR di HONOR SAFETY & CONSULTANCY, retrattile con fettuccia certificato per il lavoro in Fattore di caduta 2 distribuito da KONG
Cordini di posizionamento e trattenuta.
A sinistra, sistema di posizionamento GRILLON di PETZL, a destra sistema di posizionamento TRIMMER di KONG
I cordini di posizionamento e trattenuta non hanno un sistema di assorbimento delle cadute.
Caderci sopra è quindi molto pericoloso e molto doloroso.
Sono dispositivi da impiegare per un posizionamento sicuro su una postazione di lavoro ovvero per trovare una posizione stabile mantenendo le mani libere per lavorare.
Si impiegano anche per il lavoro sulle P.L.E. a pantografo (sulle PLE a sbraccio è meglio usare un cordino con assorbitore) e sulle scale portatili, per ottenere una presa sicura e comoda.
Sono testati e certificati secondo la EN 358.
Come quelli anticaduta, si trovano in diversi materiali, dalla fune semistatica al cavo d’acciaio, e in diverse lunghezze, fisse o variabili.
WIRE STEEL ROPE di KONG , cordini di posizionamento in acciaio rivestiti in calza di nylon, molto utili su strutture con spigoli taglienti o per il lavoro che prevede uso di motoseghe o altri strumenti di taglio, pericolosi per l’integrità delle normali funi tessili.
La scelta consapevole dei cordini anticaduta e di posizionamento.
Come è chiaro, la disponibilità e la varietà di cordini disponibili sul mercato moltiplicati per il numero e la varietà di connettori e/o dissipatori abbinabili, è tendente all’infinito.
E come è facile immaginare, non esiste un dispositivo adatto a fare qualsiasi tipo di lavoro.
Piuttosto, esistono più dispositivi per più tipi di lavoro.
Per una corretta scelta è necessario conoscere esattamente il lavoro che si dovrà andare a svolgere e i sistemi di ancoraggio con cui utilizzeremo i cordini.
Cordini PETZL con targhetta indicante la lunghezza, facili da individuare e da selezionare
In un sistema bene progettato, sia una baia di carico, l’accesso ad una torre, un camminamento per arrivare ad un carroponte o una copertura, lo specialista indicherà chiaramente con quali DPI vada utilizzato e la lunghezza e tipologia di cordini da utilizzare.
Inoltre prevederà una seduta di addestramenti che insegni ai lavoratori il loro utilizzo specifico per quel sistema.
L’errore più grave sarebbe scegliere sul catalogo di un produttore basandosi solo sulle caratteristiche del prodotto senza tenere conto del sistema con cui si andrà ad utilizzarlo.
Magari basandosi unicamente su fattori molto relativi quali il prezzo.
Qualità ed economicità sono parametri molto relativi alla tipologia di impiego, frequenza di utilizzo, preparazione del personale e prestazioni richieste.
Un cordino molto economico potrebbe essere l’ideale per un uso sporadico, ad esempio, sulle PLE.
Al contrario, se si deve utilizzare tutti i giorni e per più ore al giorno, investire su un cordino di connessione più tecnologico, pratico o, magari, più leggero, può rendere il lavoro più semplice, fluente e anche con un ritorno economico maggiore sul lungo termine.
L’importante è che sia quello giusto.
Sbagliare invece, sul tipo e sulla lunghezza, può portare a conseguenze molto più gravi di quelle che si possono immaginare.
Gli errori più comuni nella scelta dei cordini anticaduta o posizionamento?
Anticaduta retrattili certificati per un un uso verticale ma usati per collegarsi a linee vita a cavo d’acciaio su coperture poco inclinate;
Retrattili impiegati in postazioni in quota che richiedono un sistema a caduta completamente impedita
Cordini a lunghezza fissa sulle PLE;
Cordini senza assorbitore su PLE a sbraccio;
Cordini di posizionamento quando esiste un rischio caduta a fattore maggiore a zero;
Ecc, ecc;
Verifica il tuo sistema di connessione.
Ricapitolando le informazione date finora, lasciamo alcune indicazioni:
Assicuratevi sempre che il progettista del sistema abbia chiaramente indicato quali cordini e DPI utilizzare e non accontentatevi che vi citi solo la norma o una generica tipologia;
Deve essere indicato anche il tipo di connettore e la lunghezza totale;
Se previsto un regolabile, deve essere indicata anche la procedura di regolazione (ad esempio, su un tetto, indicare la distanza dal bordo alla quale bloccare il dispositivo;
Se cordino doppio (o a Y), che sia chiaro il tipo di connettore;
Che sia chiara la data di scadenza e anche il programma di controlli pre-uso, manutenzione e revisione.
Se fate un lavoro in cui il sistema di ancoraggio non è sempre noto (manutentori, coperturisti, antennisti, idraulici), sarebbe bene rivolgersi ad un bravo centro di formazione dove sia possibile provare tanti tipi di cordino e vedere quale o quali (perché spesso ne servono più di uno) sono i più flessibili e permettono la migliore qualità di lavoro.
Gli specialisti di IN-SAFETY hanno in questo la possibilità di analizzare il tipo di lavoro che svolgete, i rischi ai quali siete esposti, i sistemi anticaduta esistenti (o ovviamente progettarne uno su misura) e indicare il tipo di cordino migliore sulla base dei parametri sopra elencati.
Buongiorno, vorrei utilizzare in futuro un dispositivo anticaduta retractile quando con una imbragatura da montagna legata alla drizza della randa e a quella dello spinnacher salgo in cima all’albero della mia barca a vela. Lo fisserei in cima all’albero tramite l’ammantiglio perché la puleggia della drizza dello spi resta a circa un metro più in basso ed entrerebbe in caso di un problema solo in ritardo e sopratutto quando sono concentrato su quanto sto facendo e non pronto a frenare la caduta come i. Fase di salita e discesa. Un dispositivi anticaduta retrattile fissato in cima all albero tramite lammantiglio (che arriva nello stesso punto della drizza della randa potrebbe annullare questo ritardo. Un vostro consiglio mi sarebbe di aiuto anche per il odello
Le altezze sono ridotte ma le ritengo importAnti (16 Metri). Cordiali saluti
Buongiorno e grazie della domanda. Chiedo scusa per il ritardo con cui le rispondo ma eravamo impegnati in cantieri + qualche giorno di ferie. Per prima cosa, con un’imbracatura da montagna (sportiva a norma EN 12277) non si possono utilizzare dispositivi anticaduta. Se guardiamo i manuali di questi dispositivi a norma EN 360, richiedono l’uso con imbracatura anticaduta da lavoro a norma En 361 (con spallacci). Questo perché l’anticaduta retrattile non è “elastico” e arresta la caduta con una notevole forza di shock: un’imbracatura da montagna rischia di spezzarle la spina dorsale (ipotesi non troppo remota). Noi lavoriamo principalmente in ambito professionale e industriale: se lei non è un dipendente dell’armatore/proprietario ma è l’effettivo proprietario, può assumersi i suoi rischi e continuare ad usare un’imbracatura da montagna, ma noi lo sconsigliamo vivamente. Inoltre sconsigliamo anche l’uso di un retrattile perché è un dispositivo che richiede poi una procedura di soccorso, difficile da attuare in alto mare, su un’imbarcazione soprattutto se si è da soli. Se proprio vuole utilizzare un retrattile, le consiglio INNANZITUTTO di cambiare imbracatura ed di usare un dispositivo ibrido certificato anche a norma EN 341 (vedi HONOR STAR FPED 15 o similare) per auto-evacuazione (cade, la blocca e poi la rilascia lentamente verso il basso ad una velocità di 1 m al secondo. Ma la cosa che le consiglio maggiormente è un kit da barca come quello della KONG. Mi mandi una e-mail a info@in-safety.it e le mando schede tecniche e prezzi.
Buongiorno, cordini di trattenuta acquistati nel 2006 e mai sconfezionati sono sempre validi se li consegno oggi ad un operatore oppure sono scaduti? Grazie
Buongiorno: deve leggere il manuale. Dipende dal costruttore. In genere , i prodotti tessili hanno una data di scadenza che parte dalla data di produzione e non dalla messa in servizio. La maggior parte dei produttori indica scadenza dopo 5 o 10 anni. Dubito quindi siano ancora validi
La durata massima la definisce il costruttore ed é riportata sul manuale. Le marche più importanti, in genere, non mettono una scadenza sui DPI metallici. Finché passano le ispezioni …
Buongiorno, vorrei utilizzare in futuro un dispositivo anticaduta retractile quando con una imbragatura da montagna legata alla drizza della randa e a quella dello spinnacher salgo in cima all’albero della mia barca a vela. Lo fisserei in cima all’albero tramite l’ammantiglio perché la puleggia della drizza dello spi resta a circa un metro più in basso ed entrerebbe in caso di un problema solo in ritardo e sopratutto quando sono concentrato su quanto sto facendo e non pronto a frenare la caduta come i. Fase di salita e discesa.
Un dispositivi anticaduta retrattile fissato in cima all albero tramite lammantiglio (che arriva nello stesso punto della drizza della randa potrebbe annullare questo ritardo.
Un vostro consiglio mi sarebbe di aiuto anche per il odello
Le altezze sono ridotte ma le ritengo importAnti (16 Metri).
Cordiali saluti
Buongiorno e grazie della domanda.
Chiedo scusa per il ritardo con cui le rispondo ma eravamo impegnati in cantieri + qualche giorno di ferie.
Per prima cosa, con un’imbracatura da montagna (sportiva a norma EN 12277) non si possono utilizzare dispositivi anticaduta. Se guardiamo i manuali di questi dispositivi a norma EN 360, richiedono l’uso con imbracatura anticaduta da lavoro a norma En 361 (con spallacci).
Questo perché l’anticaduta retrattile non è “elastico” e arresta la caduta con una notevole forza di shock: un’imbracatura da montagna rischia di spezzarle la spina dorsale (ipotesi non troppo remota).
Noi lavoriamo principalmente in ambito professionale e industriale: se lei non è un dipendente dell’armatore/proprietario ma è l’effettivo proprietario, può assumersi i suoi rischi e continuare ad usare un’imbracatura da montagna, ma noi lo sconsigliamo vivamente.
Inoltre sconsigliamo anche l’uso di un retrattile perché è un dispositivo che richiede poi una procedura di soccorso, difficile da attuare in alto mare, su un’imbarcazione soprattutto se si è da soli.
Se proprio vuole utilizzare un retrattile, le consiglio INNANZITUTTO di cambiare imbracatura ed di usare un dispositivo ibrido certificato anche a norma EN 341 (vedi HONOR STAR FPED 15 o similare) per auto-evacuazione (cade, la blocca e poi la rilascia lentamente verso il basso ad una velocità di 1 m al secondo.
Ma la cosa che le consiglio maggiormente è un kit da barca come quello della KONG. Mi mandi una e-mail a info@in-safety.it e le mando schede tecniche e prezzi.
Buongiorno, cordini di trattenuta acquistati nel 2006 e mai sconfezionati sono sempre validi se li consegno oggi ad un operatore oppure sono scaduti?
Grazie
Buongiorno: deve leggere il manuale. Dipende dal costruttore. In genere , i prodotti tessili hanno una data di scadenza che parte dalla data di produzione e non dalla messa in servizio. La maggior parte dei produttori indica scadenza dopo 5 o 10 anni. Dubito quindi siano ancora validi
Grazie
Esiste una durata massima anche per i connettori (o moschettoni)?
La durata massima la definisce il costruttore ed é riportata sul manuale. Le marche più importanti, in genere, non mettono una scadenza sui DPI metallici. Finché passano le ispezioni …