Uso corretto dei DPI per PLE e i consigli degli esperti in anticaduta e Dispositivi di Protezione Individuale.
PLE e scelta dei DPI.
Nel corso degli articoli precedenti, abbiamo visto molti aspetti che riguardano la sicurezza sulle PLE, la normativa che la regola e le scelte degli esperti.
Se non li hai ancora letti, li ricapitolo qua:
- Introduzione: abbiamo parlato delle problematiche relative alla sicurezza sulle PLE e ti ho presentato 4 esperti che affrontano il problema nella loro quotidianità.
- Prima parte: con Ezio Granchelli, RSPP e formatore, abbiamo fatto una disanima sulla regolamentazione relativa alla sicurezza sulle PLE e ai DPI ad esse abbinati.
- Seconda Parte: sempre ad Ezio Granchelli, abbiamo chiesto dove le normative fossero carenti e dove dovremmo guardare per una maggiore efficacia di queste.
- Terza Parte: ti ho presentato Carlo Alghisi e Luigi Trippa, due formatori esperti con esperienze diverse, il primo nel settore Oil & Gas mentre il secondo nel settore manutenzioni turbine eoliche.
La parola ad un produttore di DPI.
In questa quarta parte, parleremo di mercato dei DPI associati alle PLE con Danilo Girelli, tecnico commerciale KONG, esperto di anticaduta.
Danilo Girelli
Danilo è Tecnico Commerciale di Kong spa e si occupa della promozione e della vendita dei DPI Kong nel settore dell’industria e del soccorso tecnico.
“Da sempre lavoro nel settore della sicurezza perché credo fortemente nel valore della prevenzione del rischio, perché credo si possa lavorare bene in sicurezza e perché mi piace pensare che posso contribuire a far sì che un padre torni a casa la sera dalla propria famiglia dopo una giornata di lavoro”.
“Ho scelto il settore del lavoro in quota semplicemente lo amo e in particolare mi piace lavorare con Kong, un’azienda italiana che produce i propri dispositivi in Italia con attenzione e dedizione e che vanta una versatilità di prodotti tale da permettermi di gestire le situazioni più svariate.
Chiedo a Danilo Girelli, in qualità di esperto di DPI, quali sono i più utilizzati e quali i più adatti?
Secondo Danilo, non esiste un DPI più utilizzato o più adatto:
“ Dipende dalla situazione…”
“Parlando di DPI per la protezione dalle cadute dall’alto, di base vi è sempre una presa per il corpo (imbracatura), un punto di ancoraggio e un sistema che colleghi i due elementi.
Naturalmente, anche e sempre il casco con sottogola certificato per il lavoro in quota.
In termini numerici sono sicuramente più diffusi i sistemi semplici, per lavori in quota o su PLE, ma solo perché ci sono più lavoratori in questi settori rispetto, ad esempio, al lavoro su fune”.
Quali DPI consigli e quali gli errori da evitare?
“Premetto che non sono un formatore e pertanto non ho nessun titolo e nessuna pretesa di sorta per dire ad un lavoratore come deve operare sulle PLE, e che la responsabilità della scelta è solo sua o del suo datore di lavoro.
Ti posso rispondere in base alle esperienze che ho vissuto in questi anni come partner tecnico e fornitore di molti centri di formazione.
L’argomento della sicurezza sulle PLE è delicatissimo: ogni organismo la pensa a modo suo.
Non solo ci sono differenze di vedute in diverse regioni ma anche in diverse provincie o, come recentemente mi disse un Ingegnere della ASL , anche tra vicini di scrivania.
Addirittura c’è chi dice di usare solo la cintura di posizionamento con il cordino attaccato ad uno degli anelli… tanto , dicono, serve solo come trattenuta”.
Sul fatto che su una PLE si lavori solo in trattenuta.
Prosegue Danilo:
“In realtà nella PLE esiste il rischio di “effetto catapulta” o di rottura del braccio che porta il cestello a ribaltarsi a testa in giù… sono casi già successi”.

“Le Linee Guida di alcune regioni emesse più di recente, vedi la Lombardia, consigliano l’utilizzo dell’imbracatura completa, con cordino anticaduta e dissipatore.
L’utilizzo del dissipatore è particolarmente dibattuto, in relazione al tirante d’aria.
Le ragioni di chi ne consiglia l’utilizzo sono molto semplici: se il dissipatore non serve non entra in funzione, e se entra in funzione significa che, se non ci fosse stato, l’operatore avrebbe subito una forza d’arresto tale che avrebbe potuto danneggiare i suoi organi interni.
A quel punto, un eventuale arrivo a terra potrebbe essere il male minore.
Considerando anche che quando il dissipatore si apre non è detto che si apra del tutto ma si apre fino a far rientrare la forza d’arresto entro un limite tollerabile dal corpo umano.
Inoltre, sulle vecchie PLE, come punto di attacco spesso si trova una piccola barretta saldata con un carico massimo fissato a 3 kN ( più o meno 300 kg)
Un operatore di 90 kg raggiunge i 300 kg di forza d’arresto con una caduta di 30-40 cm.
In questo caso l’utilizzo del dissipatore serve anche per preservare l’integrità della “barretta”.
I clienti che seguo io utilizzano prevalentemente cordini anticaduta regolabili con dissipatore o piccoli retrattili a nastro da 2 m, sempre con dissipatore, che lavorano anche dal basso verso l’alto, in fattore di caduta 2″.

In che direzione stanno andando i produttori, stanno tirando fuori prodotti specifici?
“Direi di no. Sono più che sufficienti i prodotti già disponibili sul mercato”.
“L’altro aspetto da tenere in considerazione è l’eventuale evacuazione di emergenza: argomento da non toccare troppo perché c’è gente che al solo sentire la parola evacuazione, salta sulle poltrone”.
“Generalmente i produttori (di PLE) scrivono sui loro manuali che dalla PLE non si può sbarcare e pertanto alcuni sconsigliano o vietano anche un’eventuale evacuazione di emergenza, sostenendo che l’operatore che rimane bloccato sulla PLE deve aspettare l’arrivo dei soccorsi, anche per ore, o sotto il sole, o sotto la pioggia.
“Altri invece sostengono che è una scelta che deve fare l’operatore o il datore di lavoro, programmando attentamente in anticipo le procedure per metterla in atto, se intende prendersi la responsabilità di farla”.

In conclusione, sulle PLE e sui DPI da adottare.
Intervistando gli esperti, abbiamo visto come la normativa sia vasta ma allo stesso tempo lascia ampi margini di interpretazione versando la responsabilità della scelta sul datore di lavoro.
Allo stesso tempo il datore di lavoro non è “a posto” se segue alla lettera le norme… proprio perché le norme non danno soluzioni definitive a tutte le situazioni.
Non pretendendo che un datore di lavoro sia un tuttologo, espertissimo anche in sicurezza e DPI, voglio fare miei i consigli che anche Ezio Granchelli ha citato nella Seconda Parte di questa serie di articolo:
- Ricordati che ogni scenario lavorativo è diverso. Ad ogni lavoro deve corrispondere una valutazione del rischio. Lavori simili possono comportare scelte diverse.
- Nella valutazione, non dimenticare le emergenze ipotizzabili e stabilisci delle procedure per la loro gestione. Come il recupero degli infortunati in quota.
- Parola chiave: addestramento. addestramento, addestramento.
- Hai dubbi? Attestati al livello di sicurezza più alto.