In materia di formazione uso PLE, abbiamo intervistato due formatori molto attivi in particolari settori industriali come l’Oil & Gas e la manutenzione delle Turbine Eoliche
Quando si parla di formazione uso PLE, le Piattaforme di Lavoro mobili Elevabili comunemente dette “cestelli”, se ne parla sempre in termini di un dispositivo per il lavoro in quota tra i più sicuri.
Ma anche le PLE nascondono problematiche sia di carattere normativo che in fatto di insidie alla sicurezza degli operatori.
Per questo motivo, il mondo dei formatori è uno dei più coinvolti nella scelta delle giuste metodologie di lavoro e nella scelta dei DPI.
Il parere degli esperti formatori uso PLE.
Il primo intervistato è Carlo Alghisi, che vi ho già presentato nell’introduzione a questa serie di articoli.
Carlo, 49 anni, è HSE Manager, HSE Coordinator, Training Coordinator (fonte LinkedIn).
Lavora nel campo della sicurezza dal lontano 1990 quando “praticamente non c’era ancora nemmeno la 626”.
“Ho iniziato collaborando con lo studio di consulenze di proprietà di un mio professore: erano gli anni dei controlli delle emissioni a camino (203/88) e poi della valutazione del rischio rumore (277/91).
Da allora ho cominciato ad appassionarmi alla materia che mi consentiva, e mi consente tutt’ora di confrontarmi con tante realtà diverse (ho praticamente girato 4 dei 5 continenti), e di condividere strumenti che tutelano la salute e la sicurezza delle persone”.
Carlo Alghisi ha cominciato ad approcciarsi al “mondo” delle PLE quando è entrato a lavorare nel settore dell’Oil & Gas.
“Le PLE sono attrezzature che mi hanno sempre affascinato perché, a tutti gli effetti, sono spesso l’unico strumento per effettuare certi lavori in altezza.
Avendo però fin da subito capito che si trattava di attrezzature verso le quali portare il massimo rispetto, ho cominciato guardando come venivano utilizzate, in quali contesti, con che professionalità, quali erano i problemi quotidiani legati al loro uso e come gli stessi venivano risolti.”
Sulle normative, Carlo ci spiega che, così come in ciascun ambito della sicurezza, vanno lette, capite e poi declinate nel quotidiano lavorativo.
“Sembra un’affermazione banale ma, nel settore della formazione alla sicurezza, se conosci a memoria tutte le leggi e gli articoli ma non sei in grado di declinarle nel lavoro quotidiano, il servizio che potrai svolgere potrebbe non portare alcun valore aggiunto”.
Ci fa un esempio pratico.
“Quando si parla di sbarco dalle PLE, il popolo dei tecnici si divide in due come le acque del Mar Rosso all’arrivo di Noè, fra chi dice che assolutamente non si può e chi invece dice di si”.
“Sulle normative in materia, cerchiamo di capire cosa dicono e quindi di declinarle nel quotidiano.
La EN 280:2015 al punto 7.1.1.2 parla di divieto di salire e scendere dalla PLE in quota”.
“Risulta evidente che il punto tenta di porre un freno al rischio caduta dall’alto e non un freno allo sbarco dalla PLE “appoggiata”, ad esempio, su un tetto piano ove siano previsti tutti i DPC necessari”.
“Ovvio è che vanno previste procedure, valutazioni dei rischi specifiche e quant’altro necessario ma dire tout court NO alle ditte non porta a nulla”.

Carlo, in qualità di consulente e formatore, cosa insegni? Esempio: assorbitore si, assorbitore no?
“Assorbitore assolutamente NO con motivazioni ben precise:
Il lavoratore deve operare all’interno della cella e pertanto deve usare un cordino di posizionamento, attaccato alla base della medesima”.
“L’assorbitore è un DPI che va conosciuto molto bene e serve per attenuare gli effetti della caduta da un lavoro in quota: per quale motivo dovrei cadere fuori da una cella se devo lavorare dentro?”.
“Per il resto, durante i corsi, cerco di far sì che i discenti imparino a condurre in sicurezza le LORO specifiche attività quotidiane”.

Quali sono secondo te, le carenze più gravi in materia PLE relative alla formazione e quali sono, sempre secondo te, i vuoti normativi più gravi, soprattutto in ambito costruttori?
“I costruttori devono vendere…”
“Le carenze più gravi sono l’inesperienza di alcuni formatori e la non conoscenza sul campo del contesto operativo dei discenti.
Io faccio parte della scuola di pensiero che abbiamo norme più che sufficienti.
È la loro corretta applicazione il vuoto più grave”.
I consigli di Carlo a chi legge (RSPP, HSE, Responsabili Sicurezza, Preposti)
“Costruitevi un buon network all’interno del quale scambiare pensieri, opinioni ed esperienze in un processo continuo di crescita, essere sempre d’esempio”.
Quando le quote sono elevatissime: le PLE e le turbine eoliche.
Di seguito riporto le esperienze e il pensiero di un formatore specializzato in un ambito particolare, la manutenzione di alti edifici e turbine eoliche, Luigi Trippa.
Oggi si occupa prevalentemente di gestire l’azienda, ma poi si trova spesso “attaccato” a qualche discensore di emergenza oppure sul banco di revisione delle attrezzature…
“non posso mentire… in Form UP seguo molte attività, eccetto l’inserimento dei dati del personale che partecipa ai nostri corsi”.
Luigi ha 50 anni ed è nato e vissuto a Bologna anche se, facendo il conteggio dei giorni passati “dentro le mura” e quelli passati in altre città del mondo, certamente può essere considerato un cittadino del mondo.
Il suo percorso professionale passa attraverso un lungo periodo legato agli sport di montagna e quindi, da sempre, ha avuto molta dimestichezza con le imbracature, le corde e… l’altezza.
Poi ha avuto l’occasione di collaborare con un’impresa che vendeva prodotti dedicati allo sport in montagna e per le attività lavorative degli “operatori in quota”.
Circa 20 anni fa, come evoluzione naturale dell’attività commerciale legata ai DPI contro le cadute, ha cominciato con l’addestramento del personale dei vari clienti all’utilizzo dei dispositivi di protezione
“non chiamateli anticaduta vi prego!”
Dopo 10 anni passati tra cave di marmo, pali della telefonia, tralicci per radio-trasmissioni, alberi ad alto fusto, dighe, coperture delle abitazioni, tetti di capannoni industriali, silos, condotte idroelettriche, ecc., ecc., è approdato “quasi casualmente” al mondo dell’energia eolica.
In contemporanea è nata Form UP.
Dice Luigi:
“A volte mi chiedo perché questo mestiere mi sia capitato ma la risposta è sempre quella che credo sia valida per ognuno di noi: il mestiere non capita, siamo noi a scegliere il nostro mestiere… anche quando apparentemente scegliamo di non scegliere.
Ho scelto questa attività perché mi appassiona cercare una soluzione, sia nella scelta di un prodotto che nella procedura da mettere in atto. Il fine è sempre e solo ridurre al minimo i rischi nei lavori in quota”.
I consigli di Luigi Trippa dall’esperienza con il lavoro sulle turbine eoliche.
Luigi Trippa ha utilizzato spesso le PLE anche se in ambito eolico non ha avuto molte occasioni per provare “l’emozione di una piattaforma sbracciata a 60/70 metri da terra” in un luogo dove spesso il vento supera i 15 mt./sec (54 km/h) ovvero FORZA 7 (vedi anche Decreto Regione Lombardia n.6551 del 2014).
Mi spiega che gli impianti eolici, in ogni caso, non prevedono molte attività manutentive all’esterno salvo la pulizia della zona immediatamente al di sotto della navicella (ralla) e la manutenzione delle pale (manutenzioni di porzioni ridotte).
“Alla navicella, infatti, si accede dall’interno del sostegno tubolare o attraverso il traliccio tramite una scala.
Oppure c’è un montacarichi adibito al trasporto di attrezzature e persone, salvo gli impianti più piccoli che, per l’accesso in navicella, sono dotati di una scala esterna al sostegno.
Le PLE sono utilizzate abbastanza raramente negli impianti eolici anche in virtù del fatto che raggiungere la base della torre non sempre è agevole e le strade, in alcuni casi sono dei tratturi”.
“Credo che le piattaforme sospese su funi siano molto più efficaci seppur nei limiti della loro complessità del montaggio ed i limiti imposti per la velocità del vento”.

Come anticipato nella presentazione, Luigi si occupa prevalentemente di erogare corsi di formazione in ambito WTG (wind turbine generator) in quanto Form UP è Training Provider certificato GWO (Global Wind Organisation).
Offre consulenza e ispezione (sia di ancoraggi puntuali permanenti che linee di ancoraggio) e distribuisce per l’Italia alcuni prodotti svedesi specifici per il settore..
Per quanto riguarda le PLE eroga i corsi di formazione stabiliti dall’Accordo Stato Regioni specifico.
Specifica Luigi.
“Parlando di ambito manutenzione eolico, si utilizzano PLE speciali e navicelle sospese.
Non si utilizzano mai PLE a pantografo.
Queste nascono infatti per l’uso in interni, ad esempio nell’allestimento degli stand fieristici, installazione di impianti elettrici, allestimenti scenici, ecc… e sono assolutamente inutilizzabile in ambito WTG.
Per PLE speciali si intendono le PLAC, Piattaforme di Lavoro Autosollevanti su Colonne, che sono utilizzate principalmente in edilizia al posto dei ponteggi”.

“Poi vi sono navicelle sospese su funi che in ambito WTG sono utilizzate per la manutenzione delle pale e la pulizia esterna della torre.
Tuttavia non si escludono a priori l’impiego dei sistemi di accesso e posizionamento su funi, molto utilizzati per le ispezioni ed i lavori all’interno delle torri”.
Luigi, per sua formazione, conosce bene i sistemi di evacuazione: gli chiedo se li consiglierebbe sulle PLE e con quali accorgimenti.
Il pensiero di Luigi:
“Premesso che INAIL ha scritto “PLE nei cantieri” nel 2016, non credo sia utile un “sistema di evacuazione” composto da discensore e corda su una PLE a braccio e, francamente, non proverei ad utilizzarlo come consigliato da INAIL”.
“Su una PLAC certamente potrebbe essere utilissimo e non ne riscontro dei pericoli mentre su una navicella sospesa su funi non ne azzarderei l’utilizzo in quanto la navicella è già di per sé un sistema estremamente mobile ed un piccolo errore potrebbe causare danni irreparabili alla corda durante la discesa dell’operatore”.
“Vorrei aggiungere che i sistemi di evacuazione (o meglio dispositivi di discesa di salvataggio + imbracatura per il corpo + ancoraggio) sono concepiti per lo svincolo e la discesa di un operatore che è appeso al cordino di arresto caduta e deve essere interrotta la sua sospensione per ridurre il rischio di “sindrome da sospensione inerte” e quindi danni permanenti oppure la morte dell’infortunato”.
“Da una piattaforma di lavoro oppure da una navicella sospesa su funi difficilmente dovremo eseguire un salvataggio ad un operatore sospeso e, inoltre, è assai raro reperire punti di ancoraggio adeguati all’esecuzione di una procedura di evacuazione/salvataggio”.
“Inoltre, per un guasto della macchina, se l’operatore resta in attesa di un supporto esterno restando all’interno del piano di lavoro non corre alcun rischio per la sua salute e la sicurezza pertanto non mi avventurerei in “discese ardite sulle corde” che peraltro richiedono una certa attitudine ed un addestramento continuo”.
“Su una PLAC, invece, avere al seguito un sistema di evacuazione leggero ed efficace (non corde da 11 mm) potrebbe essere una soluzione estremamente semplice, fermo restando che si rendono assolutamente necessari informazione, formazione e addestramento specifico”.
“Quest’ultimo eseguito da persone competenti e sul luogo di lavoro”.
Come districarsi in questa selva di informazioni sulle PLE?
Lo riassume bene Luigi nella sua ultima frase:
“informazione, formazione e addestramento specifico, quest’ultimo eseguito da persone competenti e sul luogo di lavoro”.
Per cui, se quello che cerchi è un formatore esperto e competente, contattaci.


Ma non è finita qui.
Abbiamo finora sentito diverse figure professionali tranne i produttori di DPI per cui, nella quarta e ultima parte di questa “inchiesta” sentiremo un produttore di DPI e la sua opinione sull’uso di questi sopra le PLE.
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