Quando impiegare una gruetta (un braccio davit), quando un tripode oppure quando un verricello ed un paranco ad asta?
Oppure, quando non serve ne una gruetta ne nessuno di questi attrezzi per l’accesso, l’estrazione o il salvataggio dagli spazi confinati?.
Tripodi, Treppiedi e Cavalletti ovunque!
Raramente si vedono gruette nei corsi per gli spazi confinati: perché costano molto più di un tripode e perché, a volte, non tutti i formatori sanno come utilizzarli.
I tripodi (o treppiedi o, come ho sentito con le mie stesse orecchie, cavalletti) sono l’attrezzo immancabile per i formatori e consulenti di sicurezza sul lavoro e negli spazi confinati.
Ogni centro di addestramento, da quelli mobili (camper, furgoni o container attrezzati per simulare le estricazioni dagli spazi confinati) fino ai più “arrangiati” ha un tripode in bella mostra.
É così frequente trovarlo che ormai alcuni installatori, con “abilitazione” al lavoro negli spazi confinati, lo chiamano “quello per gli spazi confinati”.
Il massiccio impiego di tripodi nei corsi e nelle dimostrazioni ha inevitabilmente fatto si che, chiunque debba lavorare in uno spazio confinato, ne abbia uno nel retro del furgone o in fondo al magazzino.
Impiego di un tripode durante un corso di formazione sugli spazi confianti.
Quel coso là, per gli spazi confinati, in fondo al magazzino.
Molti installatori che ho conosciuto fanno un impiego del tripode più di “forma” che di sostanza e spesso figura sui furgoni, come molti altri DPI, più per passare eventuali “controlli” che per un effettivo impiego in caso di necessità.
Tant’è che spesso rimangono “in fondo al magazzino” ricoperti di polvere.
Peggio ancora, quando deve servire, o non è tenuto in efficienza oppure non è lo strumento adatto.
Il tripode che non serve.
Il tripode è uno strumento adatto e utile all’accesso, lavoro e recupero negli spazi confinati ma il suo impiego, per la sua costruzione, è limitato ad alcune situazioni tecniche.
Non è quello strumento che “va bene per tutti gli spazi confinati”.
Il tripode ha, per definizione, 3 “gambe” incernierate ad una estremità composta in genere da una piastra munita di un ancoraggio.
Le 3 gambe, nemmeno a dirlo, sono munite di 3 piedi stabilizzatori disposti ai vertici di un ipotetico triangolo equilatero.
Quindi, senza che rispolveriamo i libri di geometria delle medie, una gamba è necessariamente opposta alle altre 2.
“Va bene, Emanuele, e con queste ovvietà dove vuoi arrivare?”
Voglio dire che i casi in cui un tripode può essere impiegato sono limitati a:
- tombini;
- fosse strette;
- passi d’uomo (orizzontali, con accesso verticale);
- crepacci (se parliamo di soccorso in montagna);
Per tutti gli altri casi, è inutilizzabile:
- vasche;
- fosse larghe;
- accessi orizzontali (salvo alcuni modelli speciali);
- reattori chimici;
- vani motore;
- tunnel;
- gallerie;
- altiforni;
- silos;
- tini con portelle verticali;
- ecc. ecc.

Come scegliere il dispositivo adatto: premesse.
Come prima cosa chiarisco subito che in questo articolo non parlerò di tecniche di accesso, estrazione o salvataggio.
Di queste ne ho già parlato nel precedente articolo “Spazi confinati: 4 cose da sapere su soccorso e recupero”.
Ed è comunque un argomento che approfondirò in futuro e con piacere.
In seconda battuta, diciamo anche che gruetta, tripode e compagnia bella non sono la panacea per tutti i lavori negli spazi confinati anzi, spesso, possono essere inutili o addirittura di impaccio.
Non siamo a pesca di carpe, un lavoratore non è un ciprinide.
Gruetta, Braccio davit, tripode e paranco sono dispositivi di ancoraggio Tipo B (ancoraggi portatili) e costituiscono un ausilio alle operazioni di accesso, lavoro e salvataggio.
Sono abbinati a verricelli (winches) per il sollevamento sia di persone sia di materiali ed aiutano il soccorritore a sollevare il ferito, sia esso agganciato ad un’imbracatura o adagiato in una barella per l’estricazione…
“…non sono canne da pesca con mulinello”.
In caso di incidente, non è quasi mai consigliabile recuperare il lavoratore da fuori come fosse un pesce all’amo ma è quasi sempre necessario e consigliato ( se non obbligatorio) che un soccorritore entri a recuperare il ferito in modo che si sinceri delle sue condizioni e per agevolare le operazioni di soccorso evitando ulteriori danni fisici al ferito.
Per questo, esistono soccorritori specializzati e addestrati quando non sono proprio i Vigili del Fuoco a farlo… ma come detto prima, non è in questo articolo che ne parleremo.

Se la procedura prevede una gruetta o un altro dispositivo per l’ingresso e l’estrazione.
Poniamo di essere nella condizione in cui ho mappato gli spazi confinati in azienda o in cantiere, valutato i rischi ed individuato le migliori procedure di accesso e di lavoro così come le eventuali procedure di emergenza e soccorso.
In base alla situazione che ho di fronte e anche in base all’addestramento ricevuto dal personale, ritengo sia necessario approntare un dispositivo per spazi confinati, e questo per 2 motivi principali:
- da impiegare solo in caso di emergenza per il soccorso e recupero
- da impiegare per l’accesso stesso, soprattutto se parliamo di accessi verticali, in quanto non sono disponibili scale o altri ausili che permettano all’operatore di scendere
Scelta del dispositivo in base al tipo di accesso.
L’accesso allo spazio confinato può essere:
- verticale su passo d’uomo;
- verticale su bordo lineare;
- orizzontale semplice;
- ingresso orizzontale con sviluppo verticale;
- inclinato;
Un’altra condizione da valutare è la quota dell’ingresso rispetto al piano stabile esterno allo spazio confinato.
Questo può essere al livello dell’operatore (fino a circa 1/1,5 m di altezza) oppure sopraelevato, verticale o orizzontale, come ad esempio l’accesso ad un silo mediante portella in parete a 3 m di altezza oppure l’accesso ad una botte da passo d’uomo posto in alto.
Dispositivi adatti ad un accesso verticale su passo d’uomo.
Un passo d’uomo è generalmente un tombino o una botola, circolare o squadrata, di dimensioni minime di 40 cm x 40 cm (diametro 40 cm).
Misure sotto le quali, per l’accesso, è necessario ricorrere a operatori molto magri e a speciali deroghe.
“Io comunque non entro nemmeno in un 60 x 60 perché sono 1,90 m x 120 kg.”

Ricordandoci la precedente geometria del triangolo, valutiamo se un treppiede ha solida base d’appoggio per tutte e 3 le gambe.
Se ce l’ha, allora questo è il caso di spolverare il treppiede lasciato in fondo al magazzino.
Il treppiede deve essere certificato a norma UNI EN 795 (tipo B) e dovrà essere munito di verricello che a norma UNI EN 1496 ovvero deve essere certificato per il salvataggio e recupero di persone.
Se il dislivello è superiore ai 2 m e l’accesso avviene per mezzo di scala a pioli verticale, oppure con calata in sospensione dell’operatore, il verricello dovrà avere anche un dispositivo anticaduta ausiliario, a norma EN 360.
ATTENZIONE: mi arrischio a dire che, in base alla EN 795:2012, ogni tripode (o gruetta) dovrà riportare sul manuale i DPI (quindi anche gli anticaduta) e i verricelli con i quali è stato testato, marca e modello.
Purtroppo, non basta avere un treppiede certificato e un verricello certificato ma che non sono stati testati insieme… ma qui si potrebbero aprire mille discussioni.
Condizione sine qua non è che l’estremità del verricello di recupero deve essere posizionato sempre sulla verticale del punto di accesso ed estrazione.
Anche la gruetta e i bracci davit sono adatti ad essere utilizzati sui passi d’uomo con accesso verticale, anzi, spesso sono anche più adattabili.
La gruetta per l’accesso verticale da bordo lineare (bordo vasca).
In caso di un accesso verticale da bordo vasca dove non ho una base di appoggio per il “terzo piede” del tripode, devo obbligatoriamente utilizzare un dispositivo a gruetta detto anche braccio davit.
Come il tripode, anche la gruetta è un dispositivo certificato EN 795 Tipo B e, se consente l’uso contemporaneo di più operatori, deve rispondere anche alla CEN TS 16415.
ATTENZIONE: i dispositivi certificati solo a norma EN 795:2012 Tipo B consentono un solo operatore ma sul manuale possono riportare l’autorizzazione all’uso di 1 operatore + 1 soccorritore, pur non avendo la certificazione CEN TS 16415:2013.
Le gruette possono avere un basamento autoportante oppure un basamento fisso, da piazzare in maniera permanente in prossimità del bordo di accesso allo spazio confinato.

Gruetta con basamento fisso.
Nello scegliere il punto in cui installare il basamento fisso, si dovrà tenere conto di alcune misure che possono variare da modello a modello:
La tipologia di struttura del pavimento.
- se in cemento armato, che sia almeno di 25/30 cm di spessore, di più se intendo installare un basamento rovescio che rimanga a “livello pavimento”, utile ad evitare inciampi se deve essere installato in un punto di passaggio di persone o mezzi.
- se in carpenteria metallica, che abbia le dimensioni adatte a sopportare gli sforzi massimi, sia se imbullonate direttamente sia se fissate per mezzo di incravattature tecniche.
ATTENZIONE: in entrambi i casi, la resistenza della struttura del pavimento e l’adeguato fissaggio devono essere sempre verificati da un ingegnere strutturista che eseguirà una relazione di calcolo strutturale PRIMA di installare.
La distanza del punto di installazione del basamento dal punto di accesso.
Il punto estremo del braccio della gruetta deve essere posizionato sulla verticale del punto di accesso.
Se troppo distante, il cavo di recupero si trova a “strusciare” sul margine del bordo di accesso.
Se troppo vicino, potrei trovarmi in condizioni poco sicure, una volta sollevato l’operatore, per svolgere le manovre di messa in sicurezza dello stesso…
…potrei dovermi sporgere troppo.
Può capitare che alla giusta distanza per il basamento, non ci sia una struttura sufficientemente robusta da consentirne l’installazione.
In questo caso, alcuni fabbricanti offrono soluzioni di prolunghe, sia del braccio, sia del punto di ancoraggio, fino anche oltre 1,2 m dalla verticale del fusto della gruetta.
Altri produttori, come la Tuff Built Products Inc., offrono bracci telescopici regolabili.

L’altezza di barriere o muretti in prossimità del punto di accesso.
Capita spesso che le vasche a cui devo accedere presentino parapetti o barriere che mi impediscano di manovrare correttamente la gruetta.
Capita più spesso di quanto non si pensi.
Di solito molti produttori di gruette offrono l’opzione di fusti verticali di diverse altezze oppure prolunghe da combinare in base alle esigenze.
Altre volte è necessario sollevare il basamento e anche queste sono possibilità che i produttori più specializzati offrono.
Lo spazio libero intorno alla gruetta e al punto di estrazione.
Ogni gruetta che si rispetti può essere brandeggiata, con angoli variabili dai 60° fino ai 180°.
Altre soluzioni hanno basamenti che consentono la rotazione della gruetta anche di 360° (ogni condizione dovrà essere riportata sul manuale del produttore).
Il brandeggio (rotazione sull’asse del fusto) è molto utile per consentire di spostare l’operatore dalla verticale dell’accesso fino sopra al piano stabile in sicurezza.
In fase di scelta del punto di installazione si dovrà quindi tenere conto dello spazio intorno alla gruetta, sia per quanto riguarda la possibilità di brandeggio sia per evitare che il verricello possa trovarsi in una posizione scomoda da utilizzare.


Lo spazio libero sopra alla gruetta e al punto di estrazione.
Come per le esigenze di brandeggio laterale, anche lo spazio in altezza è importante.
Gli spazi confinati hanno, per definizione, difficoltà di accesso e per questo non è raro trovare situazioni di ostacolo anche in altezza come per esempio se si opera in sottotetti, soppalchi o camerette di ispezione.
Se è vero che esistono prolunghe per alzare la gruetta, è vero anche che alcuni produttori offrono gruette di altezze molto ridotte proprio per poter lavorare in spazi limitati.
In casi estremi, è possibile installare una gruetta o un verricello in posizioni defilate ed utilizzare una puleggia di rimando sopra la verticale del punto di accesso.
Gruetta con basamento autoportante.

Di grande maneggevolezza e praticità, i basamenti autoportanti sono indicati laddove non è possibile o è poco pratico installare un basamento fisso.
E’ questo il caso di interventi stradali, su terreni battuti o semplicemente dove il basamento fisso può impedire il regolare svolgimento di altre attività lavorative (per esempio se il punto di accesso è in zone dove normalmente ci passano muletti).
ATTENZIONE: il lavoro e l’accesso negli spazi confinati sono attività sporadiche che esulano dalle regolari attività di lavoro all’interno dell’azienda.
Hanno durata limitata nel tempo e prevedono la temporanea delimitazione dell’area di intervento per evitare interferenze e altri incidenti.

Tra i sistemi autoportanti ci sono:
- basamenti ad “H”;
- basamenti a transenna;
- basamenti con contrappeso;
- basamenti con ancoraggio al gancio traino di veicoli;
- basamenti a morsetto per paratie in cemento;
- basamento a stringere per paratie metalliche.
Qualunque sia la situazione operativa in cui ti trovi a dover lavorare, in presenza di spazi confinati ben definiti oppure in cantieri mobili o temporanei, se cerchi una soluzione, uno specialista IN-SAFETY può aiutarti nella scelta, nella progettazione del sistema e nell’installazione.
Per maggiori informazioni, contattaci.
Nella seconda parte di questo articolo, parlerò di sistemi di accesso, lavoro e recupero per spazi confinati con accesso orizzontale o inclinato.
Se non vuoi leggere in anticipo la seconda parte, iscriviti alla newsletter di IN-SAFETY Tech-Zine.

“Se la procedura prevede una gruetta o un altro dispositivo per l’ingresso e l’estrazione….da impiegare per l’accesso stesso, soprattutto se parliamo di accessi verticali, in quanto non sono disponibili scale o altri ausili che permettano all’operatore di scendere”.. Avete considerato che si ricade nella definizione di “sistemi di accesso su fune” (..sulle quali il lavoratore è direttamente sostenuto..) descritte nell’art 111 punto 4 del T.U. 81/08 e quindi , di conseguenza, finiamo all’art 116 “obblighi del datore di lavoro nell’impiego dei sistemi di accesso e posizionamento su fune”?
Un accesso mediante l’impiego di un verricello meccanico a cavo d’acciaio, abbinato ad un dispositivo anticaduta, non si configura come un lavoro su fune.
Non mi spiega il motivo. Il lavoratore che viene appeso ad una “fune” metallica, non ad un “cavo” (cavo per definizione ha uno spazio in cui è contenuto qualcosa, es cavo elettrico) per accedere ad un luogo di lavoro è un lavoratore su fune secondo la definizione che le ho sopra citato (art 111 punto 4), mentre il verricello altro non è che una “fune di lavoro munita di meccanismi sicuri di ascesa e discesa e dotata di un sistema autobloccante volto a evitare la caduta nel caso in cui l’utilizzatore perda il controllo..” (art 116, punto 1 comma b). E siccome abbinato il verricello si usa un sistema di protezione contro le cadute (generalmente un avvolgitore retrattile EN 360, che spesso integra un sistema di recupero di emergenza EN 1496) ecco configurato il sistema di accesso su fune secondo l’art 116 punto 1 comma a. Non vedo nessuna indicazione di quali meccanismi particolari siano utilizzati per i sistemi di accesso su fune, a parte i requisiti richiesti, ne che tipo di materiale debbano comporre queste funi.
Buongiorno
siamo un’azienda che si occupa di forniture di dispositivi di protezione individuali
saremmo interessati ai vs. prodotti
in attesa di risconto
cordialmente
Laurenza
Scriva a info@in-safety.it
Gent.mo Sig. Emanuale Mazzieri
La ringrazio per avermi dato la possibilità di approfondire quanto di mia competenza in qualità di RSPP e CSP/CSE. Ci sono pochi professionisti come lei, sia per serietà professionale, che “conoscenza sul campo” con la volontà di aggiornarsi ogni giorno per migliorare la loro competenza e fornire ad altri professionisti la loro assistestenza.
Con rinnovata stima.
Arch. Massimo Bonechi