Oltre il 90% degli impianti fotovoltaici installati negli anni del conto energia, sui tetti delle aziende e sulle abitazioni, non hanno un sistema anticaduta adeguato o a norma.
Oggi, gli impianti fotovoltaici tornano di prepotenza, su aziende e abitazioni.
Se ne stanno installando tantissimi e molti tetti vengono ristrutturati per fare posto ai moduli in silicio.
In passato, una fase simile l’abbiamo già vissuta, negli anni del boom del Conto Energia (2006-2010).
Un periodo di copiosi incentivi statali basati sull’effettiva produzione di energia, che ha cambiato il volto delle aziende e ha costituito un business importante con molti risvolti positivi e interessanti ritorni economici.
Purtroppo, la bolla delle “rinnovabili al silicio” ha lasciato anche pesanti strascichi tecnici su quello che attualmente è il patrimonio edile, soprattutto quello industriale.
A 15 anni dalle prime installazioni, i proprietari fanno i conti con pesanti costi di manutenzione, sia dell’impianto stesso, sia del manto di copertura sottostante.
Costi ai quali si sommano gli oneri per la sicurezza, soprattutto sicurezza contro le cadute dall’alto.
Con questo articolo vediamo gli errori fatti in passato affinché chi sceglie oggi il fotovoltaico non si trovi tra 10-15 anni a pagarne i conti.
L’installatore che non c’è.
A complicare la situazione, colpa anche di una scellerata politica speculativa e una grande richiesta scoppiata in poco tempo, c’è il problema che la maggior parte delle aziende che hanno installato o fornito i materiali, sono fallite o hanno “cambiato indirizzo”.
Quindi, in caso di fermo impianto o gravi guasti, spesso i proprietari dei tetti FV non sanno chi chiamare.
Anche in caso di assunzione di una nuova azienda manutentrice, spesso il problema è che non si trovano i pezzi di ricambio;
Non parlo solo di moduli per impianti fotovoltaici o inverters ma anche di eventuali sistemi anticaduta.
Per non parlare poi delle polizze di garanzia intestate ad aziende ormai fantasma.
Il nuovo manutentore pretende sicurezza.
Sta di fatto che gli impianti necessitano di manutenzione e, oggi più che mai, l’elemento sicurezza non può essere preso alla leggera come 10 o 15 anni fa (quando si moriva lo stesso ma faceva meno notizia).
Il problema è che, nell’ormai “lontanissimo 2006”, primo anno del conto energia, le leggi regionali sull’obbligo di linee vita permanenti erano da poco apparse solo in Toscana e in Lombardia.
Se ancora oggi non sono prese molto sul serio, soprattutto dagli inesistenti organi di controllo, figuriamoci quando non le conosceva praticamente nessuno.
Ma altri elementi hanno fatto sì che i sistemi anticaduta venissero ignorati.

Un impianto a “saturazione di superficie” non lascia spazio a nessun dispositivo anticaduta
Le linee vita non erano convenienti.
Un impianto fotovoltaico, soprattutto con i primi incentivi, doveva essere un investimento sicuro… ma solo nel senso di “sicuro investimento economico”.
I motivi per i quali i sistemi anticaduta erano malvisti erano i seguenti:
Costituivano un costo che non genera incentivi.
Il ritorno di investimento era dato da un calcolo che prendeva in considerazione solo la produzione fotovoltaica, per la quale si dovevano limitare al massimo i costi accessori, fin’anche ridurre il più possibile gli investimenti sul rifacimento della copertura.
Il risultato finale era spesso costituito da un impianto dall’alto valore specifico su una copertura metallica della più infima qualità.
Non di rado, fino a che non sono stati introdotti incentivi extra per la rimozione dell’amianto e altre circolari sui requisiti antincendio, si vedevano moduli installati direttamente sull’eternit o su coperture comunque non pedonabili come serre in vetro o in plastica.
- Toglievano spazio ai moduli.
Prevedere un sistema di ancoraggio costringeva i progettisti a lasciare delle aree della copertura libere dai moduli FV.
Questo per consentire sia l’installazione degli ancoraggi, sia il passaggio pedonale dei manutentori.
Con questa assurda logica, si preferiva non installare sistemi anticaduta scaricando il problema a chi veniva dopo.
- Erano complicate.
I sistemi anticaduta permanenti, soprattutto le linee vita, solo 10 anni fa, erano quasi del tutto sconosciuti ai progettisti e li mettevano in crisi, sia a livello tecnico che a livello burocratico.
- Nessuna programmazione.
Come spesso accade in Italia, si è pensato a cosa costruire ma non si è pensato a come costruirla o a come fare per le manutenzioni.
Per questo, il più delle volte, i sistemi anticaduta non venivano installati per… ignoranza.

Le linee vita e i sistemi anticaduta, questi sconosciuti.
Laddove esisteva un po’ di lungimiranza, qualcuno si è dato disturbo nell’installare, insieme agli impianti fotovoltaici, le linee vita permanenti o i parapetti .
Peccato che il più delle volte il lavoro veniva fatto male, scarsamente documentato e installato anche peggio.
Un sacco di errori sulla sicurezza sugli impianti fotovoltaici.
Ecco i 10 errori sulla sicurezza anticaduta più frequenti e gravi riscontrati dagli specialisti IN-SAFETY sugli impianti fotovoltaici in funzione da qualche anno.
Dal meno grave al più grave:
1. Assoluta mancanza di un sistema anticaduta;
Se vi chiedete perché è il minore degli errori, forse non avete capito che la mancanza di sicurezza è meglio della falsa sicurezza.
Inoltre, la mancanza di un sistema anticaduta permanente, spesso non obbligatorio, potrebbe essere voluta in quanto, a rigore di D.lgs 81/2008, si è preferito prevedere, alla bisogna, un sistema collettivo provvisorio (ponteggi o parapetti) o l’impiego di PLE.
Dal punto di vista della sicurezza, se voluta, è una decisione saggia.
A mio avviso, da un punto di vista di programmazione anche economica delle manutenzioni, è un errore abbastanza grave che obbliga il proprietario a ingenti spese poco prevedibili.
Anche perché un impianto FV necessita solitamente di più di un intervento di manutenzione l’anno e quasi sempre non programmato: in caso di guasto, per non perdere produzione si deve intervenire quanto prima.

2. Mancanza di passaggi e camminamenti sicuri;
La maggior parte dei moduli installati sugli impianti fotovoltaici, giurano i produttori, sono pedonabili (salvo poi le infinite esclusioni da termini di garanzia).
Quindi di per sé, la mancanza di passaggi o camminamenti tra una fila di moduli e l’altra, non costituisce, sulla carta, un errore grave.
Certo dipende dalla pendenza del tetto perché, per quanto siano pedonabili, la maggior parte dei moduli ha una protezione esterna in vetro.
Vetro che, se bagnato anche dalla sola rugiada, diventa scivoloso come una lastra di ghiaccio.
Immaginatevi le gravi conseguenze sulla sicurezza con l’abbinamento tra la “mancanza di camminamenti” e la “mancanza di protezioni anticaduta”.
In base alla mia esperienza, vi posso garantire che “gli spazi liberi” erano spesso stati considerati spreco di spazio da dedicare alla produzione fotovoltaica.
3. Presenza parziale di sistemi anticaduta o linee vita abbinati a impianti fotovoltaici;
Uno degli errori più comuni è stata l’installazione parziale di sistemi di ancoraggio o parapetti.
Intendo sistemi installati solo dove “non danno fastidio” ai moduli fotovoltaici.
Con questo modo di agire si sono raggiunti risultati del tipo:
- linee vita solo al colmo ma senza ancoraggi per antipendolo laterale o senza “sentiero di salita”;
- parapetti installati solo a nord, est o ad ovest per non permettere a questi di fare ombra sui moduli:
- presenza delle sole scale di accesso che sbarcano su un tetto completamente privo di protezioni;
Qui ricadiamo in quella che io chiamo “falsa sicurezza”: ho un sistema anticaduta che penso possa proteggere i lavoratori ma di fatto non lo fa… e l’operaio si sente erroneamente al sicuro e quindi più portato a sbagliare o ad assumersi dei rischi.

4. Nessuna presenza di manuali e certificazioni;
Un sistema anticaduta privo di quella che è la documentazione necessaria e obbligatoria non costituisce altro che un mucchio di ferramenta sul tetto.
Senza la documentazione non è possibile:
- capire come deve essere impiegato il sistema;
- scegliere i DPI adeguati;
- individuare il punto di accesso;
- prevedere eventuali presidi di soccorso e recupero;
- identificare le figure responsabili (oltre al proprietario) in caso di infortunio o incidente grave.
Tutto questo senza tirare in ballo l’effettiva bontà tecnica dell’impianto anticaduta presente.
5. Assenza di verifica strutturale o collaudo;
Questa condizione, per me la più pericolosa da un punto di vista tecnico, dovrebbe rientrare nei casi del punto (4.
Non fosse che, per italianissime perversioni normative, alcune regioni non ne prevedono l’obbligatorietà.
In poche parole, un impianto anticaduta, in regioni come la Lombardia o il Veneto, è comunque a norma se ha tutta la documentazione elencata nel punto precedente tranne la verifica strutturale.
Questo si traduce nel fatto che, se anche tutto è a norma ma la struttura non regge gli sforzi di esercizio del sistema anticaduta, ne va di mezzo l’installatore.
E se l’installatore (per i motivi elencati all’inizio di questo articolo) non esiste più?
Povero il mio proprietario o responsabile della sicurezza.
Guarda questo video ad opera di Richard Dallaghan di Smart Vita srl, uno degli specialisti co-fondatori di IN-SAFETY.
6. Installazioni di sistemi anticaduta non conformi ai progetti o al manuale;
I casi più frequenti e anche tra i più pericolosi, sempre per il principio della “falsa sicurezza”, sono le difformità riscontrate rispetto ai progetti o ai manuali.
Spesso causa diretta della mancanza di questi, come già illustrato nei punti (4 e (5.
Vien da chiedersi quindi, su quali basi e quali istruzioni l’installatore ha deciso a suo tempo di eseguire la posa.
Le difformità che più spesso si trovano sui tetti sono:
- difformità geometriche nelle distanze tra i dispositivi;
- errato tensionamento dei cavi spesso associato ad un uso scorretto di morsetti o crimpature;
- ancoraggi non idonei;
7. Impiego di dispositivi anticaduta artigianali;
Lo si è visto spesso, soprattutto prima della effettiva presa coscienza dei più, dell’esistenza di normative tecniche di riferimento come la UNI EN 795/2002, la 14122.3, ecc ecc.
L’esempio più significativo sono stati i paletti per linee vita autocostruiti perchè, in fine dei conti “una linea vita non è altro che un pezzo di ferro che posso farmi da solo..:”
Tra questi ci metto anche i parapetti (vedi articolo sulle norme tecniche parapetti) i cui correnti sono stati furbescamente realizzati con cavetti d’acciaio e tirantelli comprati in ferramenta, perché “i cavetti fanno meno ombra sui moduli…”
Potete immaginarvi le conseguenze sulla tracciabilità dei responsabili in caso di incidenti o infortuni.

8. Impianti sopra coperture non pedonabili;
All’apice della bolla speculativa, quando in Italia si è cominciato ad affittare i “diritti di superficie” dei tetti per installare sopra generatori fotovoltaici, il rifacimento del tetto era un investimento non previsto e non conveniente.
Ho visto impianti su eternit, su fibrocemento ecologico, su serre in PVC, su guaine vetuste o intorno ad ampi lucernari non protetti.

9. Installazione di impianti fotovoltaici su coperture praticamente irraggiungibili;
Caso tipico, le serre fotovoltaiche.
Queste serre sono state spesso progettate specificatamente per ospitare e ottimizzare enormi impianti fotovoltaici, sfruttando a doppio senso le superfici agricole: sotto ottimi ortaggi, sopra remunerativi impianti fotovoltaici.
Tali serre sono state semplici da montare in fase di costruzione, dal basso con PLE e senza colture a dimora nel terreno sottostante.
Ad oggi, con i preziosi ed intoccabili ortaggi o i fiori all’interno – e nessuna possibilità di raggiungere i moduli dall’esterno – le serre fotovoltaiche costituiscono gli impianti più difficili da manutenere rimanendo in sicurezza.
I moduli distanti dai bordi non sono raggiungibili dalle PLE e, sopra, non ci si può camminare perché le superfici sono in vetro o in plastica.
10. Nessuno si è posto il problema in anticipo.
Come per gli spazi confinati (vedi articolo NEIL McMANUS: LA PROGETTAZIONE CHE ELIMINA GLI AMBIENTI CONFINATI), la progettazione in ottica di sicurezza durante le manutenzioni riduce alla fonte i rischi, soprattutto quelli di caduta.
Possibile che, sapendo che un impianto fotovoltaico sarebbe stato un investimento a lungo termine con importanti necessità di manutenzione e pulizia, nessuno abbia pensato a come fare?
Sempre la solita storia: risparmio oggi, per domani vedremo.

C’è una sola soluzione.
Sarebbe meglio dire che ci sono molte soluzioni ma difficili da attuare senza un’approfondita conoscenza delle norme e delle tecniche.
Insomma, un lavoro da specialisti.
Ogni altro intervento di rattoppo può solo contribuire a spostare il problema un po’ più in là, senza risolverlo.
L’unica, vera, urgente e intelligente cosa da fare è quella di verificare immediatamente lo stato dei sistemi anticaduta presenti sui propri impianti fotovoltaici.
Per questo è meglio affidarsi a degli specialisti attrezzati e competenti come gli Specialisti IN-SAFETY.