I 20 presidi e i dispositivi di primo soccorso che non dovrebbero mai mancare in una cassetta di pronto soccorso aziendale o in cantiere, soprattutto se si lavora in quota o negli spazi confinati
kit primo soccorso: articolo scritto in collaborazione con Danilo Girelli e già pubblicato nel seguente link in data 11-2-2022
“Per ambiente confinato si intende uno spazio circoscritto, caratterizzato da accessi e uscite difficoltosi o limitati, da una ventilazione naturale sfavorevole, nel quale, in presenza di agenti pericolosi (ad. es. gas, vapori, polveri, atmosfere esplosive, agenti biologici, rischio elettrico, ecc) o in carenza di ossigeno o per difficoltà di evacuazione o di comunicazione con l’esterno, può verificarsi un infortunio grave o mortale”.
Mentre per postazioni di lavoro in quota si intendono luoghi di lavoro dove si è esposti al rischio di cadere che sono a più di 2 metri di altezza rispetto ad un piano stabile.
Ma anche meno, se si considerano altri fattori come la vicinanza a ulteriori bordi di caduta o se si tiene conto di “dove si andrà a cadere”: ad esempio una vasca o gli ingranaggi di un macchinari.
Lavoratori in posizioni difficili da gestire.
Queste due situazioni hanno spesso punti di contatto comuni come ad esempio la necessità di formare e addestrare il personale sia all’accesso che al lavoro, spesso con DPI anticaduta di terza categoria (imbracature, ancoraggi e cordini).
Ma c’è un’altra cosa in comune: la difficoltà o addirittura l’impossibilità di accedervi da parte di soccorritori sanitari del 118 a meno che non siano assistiti da squadre addestrate del Corpo Vigili del Fuoco.
Ricordiamo che, sia nel lavoro in spazi confinati sia nel lavoro in quota, l’eventualità che si debba intervenire per soccorrere una persona infortunata non è un’emergenza.
Per lo meno non nel senso comune del termine.
E’ un’attività che va prevista, valutata, pianificata e per la quale il personale addetto all’intervento deve essere addestrato.
Immagine tratta dal workshop di aggiornamento per RSPP del 13 maggio 2022 presso ICON snc: strumenti per la gestione del trauma in ambienti confinati con Marco Cerminara di Northwall Innovation srl
Necessità di procedure pre ospedaliere.
Lo scopo è quello di prestare i primi soccorsi alla vittima.
Soprattutto quando, per la natura delle ferite, non vi è il tempo di aspettare i soccorsi sanitari e i VVF.
Va stabilizzata su un apposito presidio di estricazione e trasporto e infine portata all’esterno o in basso per affidarla ai sanitari.
Queste manovre, identificate con la sigla PHTC (Pre-Hospital Trauma Care), identificano la corretta gestione di un paziente traumatizzato o politraumatizzato.
Alcuni traumi sono fortemente tempo-dipendenti e, se possibile, è bene trattarli appena si arriva sulla vittima.
Possono essere ad esempio, emorragie massive, arresti cardiaci, fratture che potrebbero perfino aggravarsi nel trasporto verso l’esterno, ecc.
Alcune volte, lo spazio è talmente ristretto da non permettere una prima valutazione e stabilizzazione del ferito.
Oppure le condizioni ambientali non sono sicure o non permettono un’adeguata gestione del paziente.
Senz’altro, la cosa migliore da fare è portarlo fuori o giù il più rapidamente possibile, in modo sicuro e senza provocargli ulteriori traumi.
Solo dopo gestire le prime manovre di primo soccorso.
Fortunatamente, molto spesso lo spazio sul posto dell’incidente è sufficiente e le condizioni ambientali sono sicure.
Pertanto è bene prima affrontare subito le manovre PHTC e dopo portare il paziente all’esterno.
Per questo motivo, la squadra di salvataggio dovrà avere con sé un kit primo soccorso aziendale con alcuni presidi di pronto soccorso per i traumi più frequenti.
Ma soprattutto essere formati ad usarli.
I 20 presidi del kit di primo soccorso.
Vediamo quali sono i 20 presidi assolutamente necessari e che non devono mai mancare in un kit pronto soccorso in azienda o in cantiere.
ATTENZIONE: non stiamo parlando del contenuto minimo di legge della cassetta di pronto soccorso o della cassetta di medicazione come previsto dal D.M. 388 ma di presidi utili e necessari ad attuare procedure di soccorso.
1. Defibrillatore
Il primo presidio di un kit primo soccorso è il DAE (Defibrillatore Automatico Esterno).
Fortunatamente, questo dispositivo è diventato ormai presente quasi ovunque nei kit di pronto soccorso nelle aziende.
Se la vittima all’interno dello spazio confinato non è più cosciente, potrebbe avere un semplice malore o potrebbe essere anche in arresto cardiaco.
Avere con sé un DAE e utilizzarlo prontamente fa la differenza tra la vita e la morte.
Congiuntamente all’uso del defibrillatore si dovranno mettere in atto le manovre di RCP (Rianimazione Cardio Polmonare) che ogni soccorritore dovrebbe essere in grado di effettuare.
Modelli diversi di defibrillatori automatici portatili
2. Pallone da rianimazione
Il secondo presidio da avere in una cassetta primo soccorso è il pallone di rianimazione.
Comunemente conosciuto anche come pallone AMBU (Auxiliary Manual Breathing Unit), serve per insufflare aria al paziente e aiutarlo a respirare meglio.
Infatti, la vittima potrebbe avere un deficit respiratorio a causa di un malore o dopo aver ripreso conoscenza in seguito ad un arresto cardiaco.
3. Tourniquet
Il terzo presidio da genere nella cassetta pronto soccorso aziendale è il tourniquet.
Un dispositivo poco conosciuto e poco utilizzato ma fondamentale.
Se un operatore si tagliasse, potrebbe verificarsi un’emorragia che va bloccata immediatamente.
Il rischio è una morte per dissanguamento.
Di derivazione militare, il tourniquet è impiegato per il trattamento dell’emorragia massiva degli arti superiori e inferiori (braccia e gambe).
Esso garantisce un totale effetto emostatico bloccando totalmente il flusso sanguigno verso la zona lesa.
Il tourniquet è utilizzato anche per autosoccorso, essendo semplice da applicare in maniera autonoma.
Immagine tratta dal workshop IN-SAFETY® di Osimo, durante la sessione di bleeding control con simulatori SoFraPa e con la guida di Emanuele Millo di SilentCroc
Esistono di diversi tipi di tourniquet:
CAT (Combat Army Tourniquet): è il più utilizzato e il più semplice da usare. É facile applicarlo anche autonomamente. È composto da una striscia che si avvolge attorno all’arto e si blocca con un velcro. Poi si stringe ruotando un bastoncino in plastica che viene poi bloccato in un apposito fermo;
RAT (RApid Tourniquet): molto compatto e composto da una striscia sottile di gomma che deve essere avvolta a spire attorno all’arto e poi bloccata in un blocco metallico;
STT (Swatt Tactical Tourniquet): è una striscia di gomma che deve essere tirata e girata attorno all’arto ad una certa tensione e poi annodato. Molto difficile da applicare autonomamente.
Il tourniquet si applica nel punto più in alto dell’arto, vicino al tronco (a monte della ferita) e si stringe con forza fino a che l’emorragia si arresta.
Può restare in posizione fino a 120-150 minuti senza creare danni susseguenti.
Ci penseranno poi i sanitari a rimuoverlo in zona sicura.
Averne sempre un paio nel cassetta pronto soccorso , in spazi confinati o in quota, è fondamentale.
Tre tipi di tourniquet: da sinistra CAT tourniquet, RAT tourniquet e STT tourniquet
4. Tampobenda
La Tampobenda è il quarto presidio consigliato in un kit medico.
Si applica su una ferita con un importante fuoriuscita di sangue.
È composta da un tampone, che può essere anche emostatico, e da una striscia di tessuto che serve per bloccare il tampone sulla ferita.
Esiste un particolare tipo di tampobenda, detta benda israeliana, che può essere applicata autonomamente dalla persona ferita.
Si applica sulla ferita e si blocca in un particolare meccanismo in plastica.
Anche di questo presidio consigliamo di averne almeno un paio nella cassetta di primo soccorso da dare alla squadra che lavora in spazi confinati o in quota.
Tampobende, a destra la tampobenda israeliana
5. Soluzione fisiologica per kit primo soccorso.
Il quinto presidio consigliato è la soluzione fisiologica.
Infatti, prima di trattare la zona ferita è sempre bene irrigare con soluzione sterile.
E’ indispensabile per lavare gli occhi alla vittima nel caso in cui fosse entrato in contatto con sostanze irritanti o piccoli corpi estranei (polvere di ferro, terra, ecc.).
6. Copertina isotermica.
Il sesto presidio di soccorso è la coperta isotermica.
È quel telino che si vede in ogni soccorso, con un lato color argento e l’altro color oro.
Si mette nell’uno o nell’altro lato verso a seconda dello scopo che si vuole ottenere. Mettendo il lato color argento all’interno e l’oro all’esterno, la coperta contribuisce a limitare la perdita di calore del corpo.
Invece, mettendo il lato color oro all’interno si ottiene l’effetto contrario cioè quello di aumentare la perdita di calore del corpo.
Assicurarsi di averne sempre almeno un paio nel kit pronto soccorso.
Le coperte isotermiche sono fondamentali per un kit primo soccorso
7. Buste per caldo istantaneo.
Il settimo presidio per kit primo soccorso sono le buste per il caldo istantaneo.
Si possono usare in ambienti molto freddi assieme alla coperta isotermica.
Sono delle buste che si attivano premendole al centro e generano calore per reazione chimica.
La zona di applicazione consigliata è il torace.
Infatti, il corpo del paziente va riscaldato a livello centrale.
Un paio di sacchetti nel kit pronto soccorso dovrebbero essere tra i contenuti cassetta primo soccorso.
8. Buste per ghiaccio secco.
L’ottavo presidio consigliato sono le buste di ghiaccio secco.
In caso di traumi o contusioni anche leggere, è bene trattare con il freddo la parte interessata, per un’azione anestetica e rilassante.
Queste buste si attivano schiacciandole al centro e si trasformano in una busta di ghiaccio che si mantiene fredda per almeno 20 minuti.
Consigliato avere 3 o 4 sacchetti nel kit di primo soccorso.
Caldo istantaneo e ghiaccio secco
9. Kit steccobende
Il nono presidio per un kit primo soccorso è il kit steccobende.
Incidenti frequenti negli spazi confinati o in quota sono legati ai traumi osteo-articolari.
Come ad esempio la lussazione o la frattura di un arto.
Prima di muovere la vittima è bene stabilizzare queste zone per evitare ulteriori complicazioni.
Un kit di steccobende di diverse misure, rigide, conformabili, in neoprene e con parte interna in alluminio, ci permette di bloccare in modo efficace la zona traumatizzata.
Nel kit primo soccorso dovrebbero sempre esserci almeno tre misure: braccio, gomito/ginocchio e gamba.
Una delle fasce che si trovano sulle steccobende è di colore rosso: questa va messa a monte della zona interessata.
É utile avere anche un kit steccobende per le dita.
Diversamente dalle prime, queste sono realizzate in alluminio e spugna.
Si mettono sul dito e poi si blocca tutta la mano con un bendaggio.
Esiste anche un tipo di steccobenda a depressione ma viste le caratteristiche dell’ambiente in cui si opera, meglio utilizzare un presidio meno delicato.
Altri modelli interessanti sono le steccobende modellabili.
Le più conosciute sono le SAM® Splint – SAM Medical Store che hanno il vantaggio di essere compatte, pieghevoli e modellabili su vari tipi di fratture.
Sono costruite con una sottile lamina di alluminio ricoperta da entrambi i lati da materiale morbido.
Si possono anche tagliare per ricavarne pezzi più piccoli.
Sono radiotrasparenti per poter essere lasciate in posizione durante le indagini radioscopiche.
Kit di steccobende: a sinistra la steccobenda modellabile tipo SAM® Splint
10. Collare cervicale.
Il decimo presidio per un kit primo soccorso è il collare cervicale.
È un presidio di cui la letteratura medica sempre più spesso ne sconsiglia l’utilizzo.
Infatti, il rischio di fare danni è maggiore rispetto ai vantaggi che se ne possono ottenere.
In alcuni casi però, soprattutto nelle estricazioni da ambienti confinati, è utile applicare il collare cervicale associato ad un presidio d’immobilizzazione (estricatore, tavola spinale, ecc.).
Ancor più indicato quando si opera nel soccorso a singolo operatore dove si hanno maggiori difficoltà nella gestione del paziente e le operazioni da svolgere sono multiple.
Bisogna però usare una misura giusta per il collo del paziente.
Pertanto, o ne abbiamo uno universale oppure ne abbiamo una serie di diverse misure e usiamo la più corretta.
Consiglierei il Necklite della Flamor, un collare universale modellabile e di pochissimo ingombro.
Collare cervicale tattico e adattabile della Necklite
11. Guanti monouso nel kit primo soccorso
L’undicesimo presidio sono i guanti monouso.
È bene che i soccorritori utilizzino dei guanti monouso per intervenire in caso di ferite, sia per proteggere la vittima sia l’operatore stesso.
Sarebbe utile anche usare guanti sterili.
Considerato però la generalità degli ambienti confinati di cui stiamo parlando, una volta aperta la confezione, la sterilità è già compromessa.
Vanno benissimo anche i classici guanti in nitrile.
Sarebbe meglio indossarne sempre due su ogni mano: uno che rimane fisso interno mentre quello esterno si cambia frequentemente.
Infatti, è necessario cambiare il guanto esterno dopo il contatto con i liquidi fisiologici della vittima, per evitare di contaminare gli altri presidi del kit pronto soccorso.
In base a quanto appena detto, è consigliato avere 6 o 8 paia di guanti per operatore.
Guanti sterili: almeno 6 paia in ogni kit primo soccorso
12. Bende coesive.
Il dodicesimo presidio di un kit primo soccorso sono le bende coesive.
Servono per bloccare le garze su piccole ferite, aiutare nella stabilizzazione degli arti, coprire la zona a cui è stato applicato del gel o delle creme, ecc.
È bene che siano di tipo coesivo, cioè che si blocchino su sé stesse.
Le bende classiche, se non sono applicate perfettamente, possono spostarsi e necessitano pertanto di essere bloccate con del nastro adesivo apposito.
Accertarsi di avere 5 o 6 rocchetti di un paio di misure diverse nel kit.
Rotolo di benda coesiva, fondamentale e utile da tenere in una cassetta di pronto soccorso
13. Gel per ustioni e garze imbevute.
Il tredicesimo presidio sono il gel per ustioni e le garze imbevute.
Le scottature e le ustioni sono tra i traumi più frequenti nei lavori in spazi confinati.
Sia il gel che le garze si trovano in confezioni monouso e contengono sostanze per alleviare il dolore delle scottature.
Sono utili sicuramente per le ustioni di primo grado, cioè leggere e che interessano la parte superiore della pelle.
Bisogna lavare bene con la soluzione fisiologica, stendere il gel per ustioni e poi applicare una busta di ghiaccio freddo.
Successivamente si copre il tutto con le bende imbevute.
Se l’ustione fosse molto grave, bisogna evitare di rimuovere gli abiti per evitare di staccare con essi anche la pelle.
In questo caso, bagnare abbondantemente la parte ferita e proteggerla con un telino sterile o biancheria pulita, come ad esempio un lenzuolo, per isolare la zona dalla contaminazione batterica. Evitare anche di usare ghiaccio o acqua troppo fredda.
Nel kit primo soccorso è bene avere 5 o 6 bustine di gel e un paio di confezioni di garze imbevute.
14. Compresse di garza sterile da tenere nel kit primo soccorso.
Il quattordicesimo presidio di un kit primo soccorso sono le garze sterili.
Servono per pulire ferite o tamponare piccole perdite di sangue.
Nel kit bastano 4 o 5 confezioni di garze sterili con dimensione 10×10 cm.
Compresse di garze sterili
15. Forbici taglia abiti.
Il quindicesimo presidio sono le forbici taglia abiti.
Necessarie, ad esempio, per ispezionare bene il ferito.
Oppure per liberarlo dagli abiti prima di applicargli le piastre del defibrillatore, soprattutto se non si riesce ad aprirli.
Potrebbero servire anche per togliere velocemente altri impedimenti, come l’imbracatura ad esempio.
Inutile dire che devono essere di buona qualità, dato che solitamente gli indumenti da lavoro sono molto robusti.
Esistono tanti tipi di forbici e una di queste è la Raptor Response della Leatherman, completa anche di taglia anelli e che ripiegata occupa pochissimo spazio.
Forbici taglia abiti Raptor Response di Leatherman
16. Termometro ad infrarossi e pulsossimetro.
Il sedicesimo presidio utile in un kit primo soccorso sono il termometro ad infrarossi e il pulsossimetro.
Sono utili per rilevare i parametri della vittima e avvisare i sanitari in arrivo, in modo tale che possano prepararsi per eventuali azioni correttive.
Il pulsossimetro, o anche saturimetro, si applica sulla punta d’un dito e misura sia le pulsazioni cardiache che la presenza di ossigeno nel sangue.
Quest’ultimo si esprime in percentuale ed è un parametro importantissimo per la salute del paziente.
Una percentuale tra il 95% e il 100% è normale per la maggior parte degli individui sani.
Un valore compreso tra il 90% e il 95% indica una potenziale ipossiemia o carenza di ossigeno nel sangue che raggiunge i tessuti del corpo.
Valori inferiori al 90%, infine, indicano una presenza di ipossiemia e pertanto i sanitari all’arrivo potrebbero già essere preparati per fornire ossigeno al paziente.
17. Pinza leva schegge.
Il diciassettesimo presidio é la pinza levaschegge.
E’ uno strumento necessario per togliere schegge dalla cute.
Attenzione a non tentare mai la rimozione delle schegge a livello oculare.
In questo caso si procede solo con una profonda irrigazione e, successivamente, al bendaggio.
18. Cerotti
Il diciottesimo presidio di un kit primo soccorso sono i cerotti.
Sono utili per piccolissime ferite.
Una confezione di cerotti misti è sempre utile, sul lavoro come a casa.
19. Salviettine disinfettanti.
Il diciannovesimo presidio sono le salviette monouso.
Sono utili per la disinfezione esterna della cute ferita.
20. Mascherine chirurgiche.
Diventate, ahimé, compagne inseparabili per i molti mesi della pandemia, non scordiamoci che sono sempre state un presidio medico a protezione del ferito.
Sono pertanto il ventesimo e ultimo presidio consigliato in un kit primo soccorso.
Compatibilmente con il trauma, è necessario metterne una anche al ferito.
Se ciò non fosse possibile, i soccorritori dovrebbero indossare una mascherina certificata FFP2 utile anche alla propria protezione.
Attività di formazione e addestramento all’uso di kit primo soccorso.
La tendenza della maggior parte delle aziende in cui, come specialisti IN-SAFETY® ci siamo trovati ad intervenire, tende a trattare il Primo soccorso e la gestione del ferito traumatizzato in maniera separata rispetto alla formazione e l’addestramento ai lavori in quota e negli spazi confinati.
La prima, come un obbligo burocratico da espletare (formazione secondo DM 388) e che può riguardare random una o più persone nei vari reparti.
La seconda, come qualcosa di utile solo in termini di operatività tecnica e di dispositivi.
Se ci pensiamo bene, quando certe competenze e un buon kit primo soccorso sono più utili?
Proprio quando il ferito da trattare è in posizioni scomode e difficili da raggiungere, dove un intervento del soccorso sanitario ospedaliero rischia di arrivare in ritardo o non arrivare proprio.
Quindi in quota e negli ambienti confinati o sospetti di inquinamento.
Non solo, ma deve saper combinare le due competenze, quantomeno limitatamente agli scenari previsti e prevedibili nel proprio ambiente lavorativo.
Esercitazione durante il workshop per RSPP tenutosi a Osimo il 13 maggio: gestione ferito traumatizzato su tavola spinale N-e-Xt di Northwall Innovation.
Alcuni esempi:
Valutazione della gravità del trauma e dei tempi di intervento utili alla sopravvivenza in relazione all’uso di autorespiratori;
Immobilizzazione spinale del ferito in spazi ristretti con successivo trasporto e sollevamento per mezzo di verricello e tripode;
Movimentazione di barelle e telini porta feriti attraverso percorsi inclinati e/o verticali.
Capacità di gestione e trasporto in quota del kit primo soccorso.
Ecc.
Affidarsi a specialisti con esperienza aiuta nella scelta e impiego di un kit primo soccorso funzionale (oltre i minimi obbligatori di legge) e nella progettazione di procedure con conseguente piano di formazione e addestramento.
Tradotto: ottimizzare le risorse aziendali concentrandosi su quei lavoratori chiave e quelle best practices realistiche e verificabili all’interno dei propri ambiti e scenari lavorativi a seguito di una proceduralizzazione corretta.