Un dispositivo è solo una parte di una soluzione anticaduta la quale deve prevedere anche altri passaggi, preliminari e successivi, senza i quali il dispositivo è solo un costo inutile o addirittura un problema ancora più pericoloso.
Nel mercato italiano si è diffusa erroneamente l’idea che dispositivo o DPI siano le soluzioni anticaduta che risolvono automaticamente i rischi si lavoro in quota su impianti e macchinari.
Sarebbe un po’ come dire che basta pagare un’assicurazione per non avere incidenti.
Complici di questi fraintendimenti sono i messaggi che lanciano alcuni produttori e importatori che, per legittime questioni di marketing, hanno cominciato a chiamare soluzioni quelli che in realtà sono solo la parte hardware ovvero i dispositivi.
Non fraintendermi, i produttori e gli importatori sono necessari e così i loro prodotti.
Tra l’altro, molti di questi producono dei gioielli di tecnologia che hanno permesso di risolvere molte problematiche di lavoro in quota laddove non sembrava ci fossero possibilità concrete e facili da usare.
Come professionista della sicurezza, devi però avere ben chiaro in testa che ciò non può essere sufficiente, un dispositivo non è LA soluzione.
Prima di proseguire con la lettura di questo articolo, ti consiglio di scaricare l’infografica gratuita sui dispositivi anticaduta per macchinari e baie di carico in modo da poter bene
VISUALIZZARE QUELLO DI CUI PARLIAMO.
Cosa sono le soluzioni anticaduta per noi specialisti.

Ho voluto scrivere questo articolo partendo da esempi reali, casi con cui gli specialisti IN-SAFETY sono venuti a contatto e che hanno risolto, grazie alla loro esperienza di operatori e installatori.
Il primo episodio che mi ritrovo sempre a raccontare, come esempio di soluzione e non di dispositivo, è un caso che abbiamo valutato e risolto insieme a Cristiano Bianchi, specialista IN-SAFETY dell’area Toscana Occidentale.
Il RSPP di una nota azienda del comparto alimentare era preoccupato per la sicurezza degli autisti (tra l’altro non loro dipendenti ma dell’azienda di trasporto) durante le operazioni di ritiro dei cassoni di raccolta degli imballaggi.
Neanche a farlo apposta, prima che iniziasse a spiegarci quale, secondo lui, fosse il problema, un autista dell’appaltatore addetto al ritiro è arrivato proprio sotto in nostri occhi.
E’ sceso dal camion, ha preso un telo ed ha cominciato ad arrampicarsi sulla scaletta del cassone – alto circa 2,4 m – per stenderlo sopra in modo da coprire il carico.
Se non lo sai, coprire il carico è obbligatorio ed evita che questo si disperda (voli via) durante il trasporto, causando incidenti.
– Ecco! – dice il RSPP – gli autisti dell’azienda dei rifiuti arrivano e si arrampicano esponendosi così al rischio di caduta, all’interno del nostro stabilimento -.
– Ho visto – prosegue – che alcune aziende vendono dei binari da installare sopra l’area di carico e scarico. A me servirebbe un sistema simile con il quale potrei mettermi al riparo e cominciare a pretendere che gli autisti lo usino, con l’imbracatura e il retrattile, ecc. ecc.–

Analizziamo la situazione rischio caduta da cassoni di recupero carta, imballaggi e rifiuti in genere.
Il RSPP ha esternato il desiderio di voler installare quello che noi chiamiamo un “sistema anticaduta per baie di carico”.
Un ancoraggio lineare Tipo D, rigido, adatto ai bassi tiranti d’aria ovvero agli spazi limitati di caduta da cassoni o macchinari che sono poco più alti di 2 m.
Con quello, avrebbe potuto imporre agli autisti di utilizzarlo per ancorarsi prima di salire a stendere il telo.
Si è focalizzato sul dispositivo, visto e rivisto on-line e sui cataloghi dei maggiori produttori di linee vita, come la soluzione anticaduta adatta alla loro situazione aziendale.
Un’altra considerazione, un po’ fallace, del RSPP è stata quella di dire che, insieme alla baia di carico avrebbe avuto bisogno anche dei retrattili e dell’imbracatura da mettere disposizione degli autisti.

Cosa non ha valutato il RSPP.
Premetto che l’idea, di per sè, non è completamente sbagliata ma nemmeno completamente giusta.
Ci sono considerazioni che noi specialisti eseguiamo prima di individuare il sistema adatto:
1. Chi è che sale sul cassone? dipendenti dello stabilimenti, dipendenti dell’azienda dei rifiuti o entrambi?
La risposta è stata “solo dipendenti dell’azienda dei rifiuti”.
Per cui manca la prevenzione, prima che da parte dell’azienda fruitrice dei servizi, dell’azienda fornitrice.
Gli autisti sono loro dipendenti e quindi spetta in primis al loro datore di lavoro preoccuparsi dei rischi che corrono salendo sui cassoni, attuando la giusta prevenzione.
Sta all’azienda cliente stabilire se le procedure che propone la fornitrice vanno bene o necessitano di una implementazione.
Ad esempio, fornendo loro stessi un sistema anticaduta e pretendendo che gli autisti siano formati al lavoro in quota e che siano dotati di propri DPI di III^ categoria (imbracatura e elmetto protettivo).
O ancora meglio, facendo trovare delle scale di sicurezza (tipi cimiteriale) o dei sistemi di protezione collettiva come pedane protette da parapetti.
2. Dove e con che frequenza gli autisti salgono sui cassoni?
E’ un’operazione quotidiana, settimanale o mensile? Avviene sempre nella solita area dell’azienda o in più zone?
Un sistema anticaduta per baie di carico fisso pretende che il cassone sia sempre nella stessa posizione.
Altrimenti, prima di salire sul cassone, questo andrebbe spostato in corrispondenza della baia.
Se questa operazione viene svolta più volte al giorno, diventa dispendiosa anche solo in termini di tempo.
Quindi, si potrebbe valutare magari un sistema mobile tenendo conto anche se può essere spostato a mano o se serve un muletto o un carro ponte.


3. E’ necessario salire sopra il cassone per posizionare il telo o è un’operazione che può essere fatta dal basso?
Posso coprire il carico evitando di esporre al rischio caduta un autista addetto?
E’ la prima domanda che ci dovremmo porre.
Sembra banale, ma se trovo il modo di non salire in quota, ho risolto il problema alla radice.
Il risultato finale è la Soluzione.
Esistono cassoni per la raccolta dei rifiuti con un coperchio azionato pneumaticamente, pensa un po’, premendo un pulsante posto ad un metro da terra.
L’unica condizione necessaria per avere questi cassoni con coperchio, in sostituzione di quelli col telo, è… chiedere al fornitore dei servizi di gestione dei rifiuti.
Dopo una breve telefonata con l’azienda dei rifiuti, il cliente ha ottenuto la sostituzione dei vecchi cassoni con i nuovi cassoni col coperchio.
E senza aumento di costi perché conviene a tutti:
- l’azienda alimentare ha eliminato un rischio senza spendere un euro;
- l’azienda dei rifiuti, nonostante i cassoni col coperchio costino di più, ha mantenuto un cliente e non ha dovuto addestrare e dotare gli autisti di DPI di II^ categoria;
- Noi non abbiamo venduto una baia di carico ma abbiamo guadagnato un cliente che, grazie alla soluzione (che non gli abbiamo fornito ma semplicemente gli abbiamo consigliato) ha trovato in noi un referente per ogni altro problema di sicurezza, anticaduta e negli spazi confinati.

Le soluzioni degli specialisti
Affrontare la sicurezza dal punto di vista degli operatori e dei professionisti specializzati significa vedere i prodotti e i dispositivi anticaduta come soluzione ultima al problema.
Il processo di analisi dovrebbe seguire una logica che tenda ad eliminare il problema e, solo quando non è possibile, mitigarlo in ottica di sicurezza e semplicità.
Puoi evitare di salire in quota?
Devi lavorare in modo da eliminare il più possibile tutte le attività che prevedono un’esposizione al rischio di caduta introducendo procedure o sistemi attuabili dal basso.
Se non puoi evitare di salire in quota, puoi limitare l’esposizione in termini di numero di operazioni o tempi di esposizione?
Analizza le procedure e vedi cosa puoi fare da basso e cosa inevitabilmente devi fare in quota.
Ad esempio, se devi assemblare ed installare un impianto in quota, potresti assemblarlo a terra e salire solo per il montaggio finale.
Una volta limitate le operazioni in quota, puoi proteggere i lavoratori con sistemi anticaduta collettivi?
Un sistema di protezione collettiva è molto più efficace di un sistema di ancoraggio.
Nel caso di una situazione tipica all’interno di un sito industriale, come il lavoro su macchinari, i sistemi che dovresti preferire sono le piattaforme e i camminamenti con parapetto laterale.

Scartate le prime tre possibilità, quale ancoraggio anticaduta puoi scegliere?
Il tuo primo obiettivo dovrà essere quello di impedire la caduta (impiego di sistemi di ancoraggio a caduta impedita).
La distanza data dal sistema di ancoraggio + cordini e connettori non deve consentire all’operatore di arrivare abbastanza vicino da sporgersi e oltrepassare il bordo di caduta.
Se gli spazi a disposizione non me lo consentono, allora il tuo obiettivo sarà il Fattore caduta Zero (Fc0), una caduta limitata che minimizza gli effetti pendolo e i traumi sul corpo di un operatore caduto.
Il Fattore caduta 1 o 2 sono sempre sconsigliati, raramente all’interno di un’azienda ci sono distanze di caduta libera sufficienti.
Come per tutti i concetti precedenti, nell’impossibilità di situazioni migliori, meglio una caduta a Fattore 2 che arrivare di schianto a terra.
Una lavoratore che si infortuna in quota o che cade deve essere soccorso.
I lavori in quota possiedono in sé la difficoltà intrinseca di un soccorso in caso di infortunio.
In quota, i soccorsi impiegano più tempo ad arrivare o ne sono proprio impossibilitati.
Devi prevedere come raggiungere il ferito, come portarlo a terra e come consegnarlo al soccorso sanitario.
Quindi barelle e percorsi percorribili… oppure un sistema di discensori per calare a terra il ferito oltre un parapetto o un bordo di caduta.
Se il ferito è rimasto appeso ad un sistema anticaduta, il soccorso è ancora più urgente e devi prevedere un sistema di recupero che limiti la sospensione (e tutte le conseguenze) entro una quindicina di minuti.
Prevedere l’intervento dei VVF potrebbe non essere sufficiente.

Procedure e addestramento
Non dimenticare mai che un lavoratore sale in quota a fare il proprio lavoro, che sia saldare, tagliare, ispezionare, prelevare campioni o qualsiasi altro intervento di manutenzione.
Quindi spesso deve salire, oltre che con i propri DPI, anche con i materiali e le attrezzature necessarie.
Limitare le procedure indicando quali e come indossare i DPI, quale percorso seguire e quale ancoraggio utilizzare potrebbe non essere sufficiente.
Valuta anche con quale attrezzatura deve salire e se questa limita l’uso delle mani o dei piedi.
Se si, magari prevedi anche un sistema ausiliario di sollevamento materiali come un winch o un argano.
Prevedi anche come attrezzature, materiali e ausili possono interferire con le operazioni di salvataggio.
Prevedi prima di tutto la situazione peggiore, che è quasi sempre il soccorso in emergenza, e fai le tue valutazioni.
Infine, addestra il personale sulle procedure, di lavoro ma anche di soccorso, e sulle attrezzature e i DPI da impiegare.
Controlla e Ripeti
I sistemi e i dispositivi invecchiano e si usurano.
I lavoratori si assuefanno al rischio e tendono ad essere meno attenti man mano che passa il tempo.
Prevedi piani di ispezione del sistemi e dei DPI, non solo quelli obbligatori.
Programma anche i richiami periodici e gli aggiornamenti addestrativi.
Sei in grado di fare tutto da solo o hai bisogno del consiglio di specialisti del settore?
Gli specialisti IN-SAFETY agiscono e progettano seguendo lo schema riportato in questo articolo.
Hai capito che per noi, i DPI e i dispositivi sono un componente della soluzione, da integrare con le valutazioni dei rischi e le procedure.
Quasi mai costituiscono la soluzione di per sé e ancor meno ne costituiscono il fulcro.
Puoi quindi decidere di ignorare quanto ti abbiamo appena suggerito e continuare a sfogliare i cataloghi di tutti i produttori di ancoraggi e DPI.
Oppure puoi chiamare uno specialista IN-SAFETY per una consulenza GRATUITA.
Saremo felice di affiancarti e trasmetterti la nostra esperienza e la nostra conoscenza di tecniche e tecnologie.
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