Uno spazio confinato e le 7 principali condizioni da valutare prima di autorizzare un accesso per un intervento.
Uno spazio confinato (“ambiente confinato o sospetto di inquinamento” per la normativa italiana) si può trovare in quasi tutti i settori produttivi.
Dall’industria petrolchimica fino al settore agricolo passando dai cantieri edili alle manutenzioni ordinarie o di pulizia.
Per la sua natura e conformazione, è indispensabile che i lavoratori che vi entrano siano:
- debitamente formati e attrezzati,
- mantengano un alto grado di cautela
- adottino tutte le misure necessarie per garantirsi un buon grado di sicurezza.
Ma anche un buon piano di soccorso in caso di incidente.
Sfortunatamente, la maggior parte degli infortuni e dei decessi in spazi confinati sono dovuti a datori di lavoro e lavoratori che non riconoscono, pianificano o controllano i rischi connessi a questo tipo di lavoro.
Da fonte INAIL – infor.MO, In Italia nel periodo dal 2009 al 2013 ci sono stati 2259 indennizzati per incidenti riconducibili al lavoro in ambienti confinati.
Sempre su base infor.MO, su 69 casi di incidenti mortali in ambienti confinati, analizzati tra il 2002 e il 2014, si sono contate ben 90 vittime.
Più di una per ogni incidente.
Questa, in sintesi, la conferma che, se pur rari rispetto ad altri tipi di incidente, le conseguenze sono sempre gravissime e le vittime numerose.
Cos’è uno spazio confinato, in sintesi.
Facciamo un riassunto di tutti gli articoli già pubblicati su questo blog e delle definizioni che abbiamo già elencato più volte.
Un ambiente confinato o sospetto di inquinamento, come da definizione NIOSH, si identifica dalle seguenti caratteristiche:
- ha aperture limitate per l’ingresso e l’uscita;
- una ventilazione naturale sfavorevole che potrebbe contenere o produrre pericolosi inquinanti dell’aria;
- non è destinato all’occupazione continua dei lavoratori;
Leggi l’articolo Ambienti confinati: la normativa e le buone pratiche)
Le cose da considerare prima di entrare o autorizzare un ingresso in uno spazio confinato.
Ci sono una serie di fattori chiave da considerare prima di entrare (o fare entrare un lavoratore) in uno spazio confinato.
Abbiamo elencato i 7 fattori fondamentali.
Non sono elencati in nessun ordine particolare perché sono tutti estremamente importanti.
1. Una procedura di ingresso e di uscita
Entrare ed uscire da uno spazio confinato non è sempre semplice..
È importante elaborare una procedura di entrata e di uscita.
Prima di farlo, è necessario prendere atto della posizione e forma del passo d’uomo, la sua dimensione, la sua forma e gli spazi di manovra, sia interni che esterni immediatamente adiacenti.
In merito al passo d’uomo, valutare:
- se è un ingresso verticale o orizzontale;
- che dimensioni ha e se ci passa una persona con l’attrezzatura;
- a che altezza è posto rispetto al piano stabile esterno, se ci si può entrare direttamente, se bisogna abbassarsi o se si necessita di una scala o di un trabattello per raggiungerlo (e quindi anche l’eventuale presenza di rischio di caduta dall’alto);
- quanto spazio di manovra ho intorno e/o sopra e se riesco a far passare tutte le attrezzature necessarie, oltre alla persona;
- a che altezza è posta l’apertura rispetto al piano stabile interno e se ho bisogno, ad esempio, di una scala interna (o se devo usare un sistema di accesso su cavi o fune).
- quanto spazio di manovra ho nell’immediato ingresso, sia per la persona che per le attrezzature;
- quanto è distante il passo d’uomo dal punto di lavoro all’interno;
- quali ostacoli si possono trovare all’interno, siano essi per la persona o per l’attrezzatura, dal passo d’uomo al punto di intervento;
2. Forma e dimensione dello spazio confinato.
Sono elementi fondamentali da inquadrare:
- quanto è grande l’ambiente confinato soprattutto in termini di volume d’aria e dimensioni geometriche interne;
- quanto è alto lo spazio rispetto al piano di calpestio e se l’operatore può stare in piedi o deve rimanere sdraiato;
- se molto alto, se servono ponteggi interni, scale o altri sistemi di accesso per raggiungere il punto di intervento (e quindi anche se possibile introdurre certe attrezzature – vedi dimensioni passo d’uomo);
- se il piano interno è pedonabile, sia come resistenza che come pendenza o se è necessario rimanere in sospensione all’interno;
- la forma interna e eventuale presenza di ostacoli all’accesso;
- se c’è rischio di caduta all’interno o rischio di inciampo;
- se ci sono altre compartimentazioni interne (più camere);
- altri fattori dimensionali;
- presenza di materiali che possono cadere e/o seppellire il lavoratore;
- l’esistenza di elementi taglienti o roventi;
- impianti da bloccare prima dell’ingresso come tubature di acqua, carburanti o gas;
Solo una volta valutati il punto di ingresso e gli spazi interni, è possibile decidere con quali procedure e con quali attrezzature è possibile fare entrare il lavoratore.
E con quali DPI.
Ma anche la posizione: se deve entrare in avanti, in dietro, di piedi o a testa in giù, ecc. ecc.
3. Verifica e controllo dell’atmosfera
Prima che qualcuno entri in uno spazio confinato, l’atmosfera deve essere testata utilizzando apparecchiature progettate per rilevare sostanze chimiche e gas che potrebbero essere presenti.
Per il dettaglio sui rilevatori gas, rimandiamo alla lettura dell’articolo Rilevatore di gas portatile per spazi confinati: scelta e corretto uso
I test devono essere condotti a livelli ben al di sotto dei limiti di esposizione definiti sicuri.
Riassumiamo come andrebbe fatta la rilevazione:
Prima dell’accesso allo spazio confinato:
- all’esterno del passo d’uomo, prima di aprirlo
- all’esterno del passo d’uomo, appena aperto
- dall’esterno del passo d’uomo, all’interno, nell’immediate vicinanze dell’apertura;
- dall’esterno, mediante sonda, fare un test su stratificazioni diverse (in alto, al centro e in basso, per intercettare gas con pesi specifici diversi);
- ripetere il test sulle stratificazioni, dall’alto verso il basso e viceversa;
All’interno dello spazio confinato:
- monitorare in maniera continuativa la situazione atmosferica mediante uso di rilevatore gas portatile, possibilmente posizionato il più vicino possibile a bocca e naso dell’operatore;
- se possibile, effettuare una lettura in remoto anche dall’esterno, da parte dell’operatore preposto all’assistenza;
- predisporre APVR di fuga in caso di emergenza
In poche parole: monitoraggio continuo dello spazio confinato.
Più una corretta areazione…
Di primaria importanza è anche l’apporto di aria pulita nell’ambiente (e/o l’espulsione di aria insalubre):
- bonifica preventiva, prima dell’accesso
- areazione, durante il lavoro.
All’areazione degli ambienti confinati abbiamo dedicato un ampio articolo scritto in collaborazione con il “Signore delle Ventole”, Diego Perfettibile: I metodi adeguati per l’aerazione artificiale e naturale degli spazi confinati.
4. Illuminazione
Se per definizione, gli spazi confinati non sono progettati per la presenza continuativa di personale, di solito non sono illuminati o quantomeno non sufficientemente.
Si escludono, forse, da questa condizione solo quegli spazi confinati esterni come fosse e vasche di irrigazione… ma anche qui, “forse”.
Una buona illuminazione ambientale è un elemento fondamentale per la sicurezza e la comodità del lavoratore.
Vedere bene è fondamentale, oltre che per lavorare, anche per spostarsi ed evitare scivolamenti, cadute e altri incidenti.
Se non si dispone una buona illuminazione naturale, si devono prevedere sistemi artificiali, facendo due grandi distinzioni:
- illuminazione elettrica standard;
- dispositivi di illuminazione certificati per ambienti esplosivi (ATEX);
Esistono sistemi portatili a mano oppure applicabili all’elmetto del lavoratore.
Per grandi ambienti e dove l’accesso lo permette, si possono anche prevedere celle di illuminazione di più grandi dimensioni, di solito munite di ruote.
5. Il funzionamento dell’attrezzatura
Salto tutto il passaggio sulla corretta scelta, posizionamento e uso dell’attrezzatura di accesso, lavoro, etrazione, respirazione, ecc. ecc.
Sull’argomento abbiamo scritto innumerevoli articoli tra cui: Gruette, paranchi e tripodi: come scegliere e dove utilizzarli – prima parte
e
Paranco ad asta e accessi orizzontali: come scegliere e dove utilizzarli – seconda parte
C’è un dato di fatto su cui vogliamo porre l’accento.
Tranne che per poche aziende specializzate in lavoro conto terzi, la maggior parte delle attrezzature specifiche per ambienti confinati viene rispolverata e utilizzata solo quella volta o 2 all’anno che si interviene (fermi macchina, manutenzioni straordinarie, ecc…)
Di pari passo, viene meno anche il controllo e la manutenzione nonostante certi obblighi normativi: si fa solo quando ci si ricorda che si deve utilizzare.
Le attrezzature da troppo tempo inutilizzate o con malfunzionamenti occulti potrebbero non venire meno nel momento in cui servono, mettendo così a rischio i lavoratori.
Gli specialisti come noi raccomandano di ispezionare regolarmente le attrezzature e i dpi per assicurarsi che siano sempre in buone condizioni.
Bisognerebbe fare sempre una valutazione veritiera e approfondita sullo stato di funzionamento dell’attrezzatura, anche se ciò significa ritardare il lavoro o acquistarne nuova.
La corretta manutenzione dell’attrezzatura inizia dalla corretta conservazione in magazzino.
Innanzitutto riporla con cura: l’attrezzatura che viene “lanciata” può subire danni occulti che compaiono quando meno ce lo aspettiamo e meno lo desideriamo.
Un’idea potrebbe essere anche quella di separare l’attrezzatura per i lavori in ambienti confinati dalle altre attrezzature di uso quotidiano, compresi i DPI come le imbracature. Riporle in casse chiuse ed etichettate, lontano da raggi UV e fonti di calore, da tirare fuori in blocco solo quando servono.
Senza mai mescolarle con le altre.
La corretta conservazione è indicata sul manuale di uso e manutenzione.
I controlli pre-uso.
Anche i controlli pre uso, che dovrebbero essere sul programma “minimo” di un corso di formazione sull’uso dell’attrezzatura, sono indicati sul manuale d’uso e manutenzione.
Un suggerimento è quello di insegnare ai lavoratori di controllarsi a vicenda: un po’ come si fa tra paracadutisti prima di un lancio.
“Prima controllo la mia, poi controllo la tua e in seguito mi faccio controllare da te.”
Due controlli o tre sono meglio di uno… anzi uno è proprio insufficiente.
I controlli post uso e la pulizia.
Dopo l’uso e il lavoro, cercare eventuali tagli, graffi e ammaccature.
Sono condizioni che possono portare a mettere fuori servizio un DPI o un’attrezzatura ed è meglio verificarlo subito invece che al prossimo uso.
Ad esempio, se va mandata alla casa produttrice per una revisione o va sostituita, ci possono volere settimane e se me ne accorgo solo il giorno di lavoro, sono guai.
La pulizia è parte integrante della manutenzione ordinaria post uso:
oli, morchie, diluenti, carburanti, vernici, polvere, umidità, sudore e batteri, se lasciati agire per settimane o mesi, possono ridurre l’attrezzatura in un qualcosa di puzzolente, arrugginito e inutilizzabile:
ATTENZIONE: alcuni additivi di carburanti e lubrificanti rendono le corde e gli elementi tessili, materiali normalmente molto resistenti, estremamente deboli e di facile rottura.
In alcuni ambienti, è normale gettare corde e materiali tessili dopo l’uso.
Consigliamo la lettura dell’articolo: Imbracature in lavatrice: l’importanza della pulizia dei dpi dopo l’utilizzo.
6. Procedure di salvataggio e recupero da uno spazio confinato.
Gli studi dimostrano che circa il 40% delle vittime di spazi confinati è composto dai soccorritori.
Quindi è sicuro dire che avere una buona procedura di salvataggio e recupero è fondamentale.
Tali procedure dovrebbero essere studiate e stabilite prima dell’ingresso e dovrebbero essere specifiche per ogni tipo di ambiente in cui si va ad operare.
Ci dovrebbe essere una procedura scritta e tutto il personale dovrebbe essere addestrato su tale procedura di emergenza.
Come studiare e scrivere una procedura, utilizzando il “metodo inverso”, lo abbiamo spiegato abbastanza bene nell’articolo che invito a rileggere: Dal dpr 177 2011 alle procedure di lavoro negli spazi confinati.
Tutti i dipendenti devono essere informati dei potenziali pericoli e i lavoratori non addestrati non devono mai tentare un salvataggio.
Sull’addestramento alle procedure di salvataggio.
Come dicevano gli antichi Samurai: “La pratica rende perfetti”.
Provare frequentemente le procedure di salvataggio per garantire che i soccorritori siano abbastanza competenti da eliminare i tentativi di salvataggio potenzialmente letali.
Anche i soccorritori che si sentono a proprio agio con le loro funzioni tendono ad essere più calmi ed efficienti quando rispondono a un’emergenza.
Ecco perché è bene selezionare con criterio la formazione e la competenza dei formatori.
Non basta l’aula con le slide e nemmeno un corso una tantum: l’addestramento andrebbe effettuato e richiamato regolarmente.
Un’idea potrebbe essere quello di programmarlo in concomitanza con il piano manutenzione, specialmente se annuale.
Attenzione all’assuefazione al rischio.
Chi interviene raramente in ambienti confinati rischia di non ricordarsi le procedure, provate magari oltre un anno prima, con conseguente inefficienza in caso di emergenza.
Invece, gli operatori che lavorano ogni giorno o ogni settimana in ambienti confinati o sospetti di inquinamento, rischiano di essere fin troppo sicuri e di sottovalutare il pericolo.
Peggio ancora, di perseverare negli errori di una formazione non adeguata senza rendersene conto.
Anche gli aggiornamenti su tecniche e materiali può essere molto utile… perchè la tecnologia anche in questo campo va avanti.
7. La comunicazione.
La comunicazione è spesso trascurata, ma è una parte essenziale di un piano di sicurezza per lavori in ambienti confinati.
È necessario considerare la comunicazione sia tra coloro che operano all’interno dello spazio confinato, sia la comunicazione con gli operatori all’esterno.
Ma anche con i servizi di emergenza come VVF e Soccorso Sanitario.
I dispositivi di comunicazione ideali per gli spazi confinati dovrebbero soddisfare i seguenti criteri:
- essere di tipo “hands free” che lascino le mani libere;
- senza cavi, per non intralciare il lavoro o interferire con altri attrezzi;
- full duplex (trasmissione bidirezionale simultanea);
- con alimentazione indipendente (a batteria);
- integrato con con gli otoprotettori e/o con l’elmetto;
I sistemi wireless possono causare problemi di connettività e ricezione soprattutto quando non c’è linea visiva.
I sistemi ad interfono su linea fissa sono generalmente sistemi di comunicazione migliori per il lavoro in spazi confinati.
Sono full duplex e utilizzano cavi per collegare cuffie e componenti, formando un sistema di interfono anche fino a 10 lavoratori.
I costi iniziali e operativi sono più bassi e la comunicazione non in linea visiva è garantita, rendendola una valida opzione per proteggere i lavoratori.
E’ molto utile dotare i lavoratori anche di un sistema di comunicazione man-down, che si attivi automaticamente in caso di caduta o immobilità dell’operatore.
Sulla comunicazione e il man-down abbiamo scritto un articolo con la Aton White: Smartphone e app per la protezione dei lavoratori isolati.
Conclusioni
Dati i rischi associati al lavoro in uno spazio confinato, è indispensabile che i datori di lavoro prendano sul serio la formazione e si affidino ad esperti in procedure e attrezzature.
Troppe aziende puntano solo all’aumento delle prestazioni e della produttività (o ai margini dati dal risparmio) non riuscendo a formare adeguatamente i propri lavoratori su procedure, rischi e precauzioni adeguate.
I lavoratori e i responsabili della sicurezza che ricevono una formazione e un’assistenza adeguata hanno maggiori probabilità di identificare e controllare rischi da spazio confinato e di svolgere il lavoro in sicurezza.
In caso di spazio confinato, gli specialisti IN-SAFETY® sono a disposizione per l’identificazione, la progettazione delle procedure, l’attrezzatura e l’addestramento.
MA E’ MEGLIO SE COMPILI IL MODULO