Come realizzare sistemi di accesso sicuri e postazioni di analisi fumi in conformità con quanto indicato dalle linee guida delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente.
Sulle linee guida ARPA, la domanda più frequente che riceviamo è se vi siano o meno misure straordinarie o aggiuntive oppure se vi sia solo riassunto quanto già richiesto dalle norme cogenti e dalle specifiche normative tecniche in vigore.
Soprattutto sull’uso consentito o meno di scale con gabbia o scale anticaduta di sicurezza.
Noi di IN-SAFETY® le abbiamo lette ed analizzate da un punto di vista tecnico operativo ma anche normativo… e le riassumiamo in questo articolo per dare un quadro di insieme.
A cosa servono le linee guida ARPA di preciso?
Le linee guida ARPA sul controllo delle emissioni sono emanate dalle varie Agenzie Regionali Per l’Ambiente.
Si rivolgono a chi possiede attività produttive con processi di lavorazione che creano emissioni e quindi che scaricano nell’atmosfera.
Si prefiggono il compito di raggruppare, riassumere e fornire più chiare indicazioni su come devono essere progettate, realizzate e/o adattate le postazioni di misurazione delle emissioni in atmosfera di impianti industriali.
Queste emissioni si misurano infatti con speciali sonde e strumenti, attraverso appositi bocchettoni (punti di prelievo) posizionati in precise sezioni delle canne fumarie.
La stragrande maggioranza dei punti di prelievo fumi sono posizionati in quota, spesso ben sopra i 2 metri rispetto ad un piano stabile.
A volte all’interno dello stabilimento, molto più spesso sopra le coperture… o di fianco.
Ed è compito dei proprietari garantire la sicurezza dei tecnici addetti al controllo, interni o esterni che siano.
In quanto specialisti in anticaduta, siamo spesso chiamati dalle industrie per realizzare percorsi di accesso e postazioni di prelievo sicure che siano a norma.
Oppure, per mettere a norma quelle esistenti.
Capita spesso che la richiesta sia quella di “attenersi a quanto richiesto dall’ARPA regionale” .
Le linee guida ARPA in breve.
Non tutte le ARPA hanno pubblicato delle linee guida specifiche relative alla progettazione e costruzione di postazioni di prelievo e misurazione delle emissioni.
Lo hanno fatto l’ARPA in Toscana, l’ARPA E in Emilia Romagna, l’ARPA Friuli Venezia Giulia e la sezione provinciale di Treviso dell’ARPAV (Veneto)
Come già anticipato, sono dei documenti tecnici che riassumono e chiariscono la normativa da applicare per la corretta progettazione delle dotazioni e il corretto dimensionamento.
Indicazioni alle quali i proprietari di impianti, con emissioni soggette a controllo periodico, devono attenersi per consentire agli enti preposti di accedere e operare comodamente e in sicurezza.
Soprattutto quando i punti di prelievo sono in quota:
le dimensioni minime della piattaforma per operare con le sonde;
gli accessori e le utenze da rendere disponibili;
le misure di sicurezza durante i percorsi per raggiungere il punto di prelievo;
strumenti e dispositivi ammessi per la sicurezza nelle fasi di salita e accesso in quota;
misure anticaduta e antiscivolo approvate;
le esigenze di protezione da agenti esterni e fattori meteo;
quali le procedure di soccorso e recupero.
Fase di analisi fumi su postazione fissa
ARPAT – Toscana
Cominciamo dalla Toscana, non per campanilismo (il Network IN-SAFETY® ha la sede di coordinamento in provincia di Firenze) ma perché le sue linee guida sono, a nostro avviso, le più complete.
Inoltre, come vedremo più avanti, le linee guida ARPA delle altre regioni sono chiaramente ispirate e in parte riprese da quelle della Toscana.
Un po’ come è già avvenuto per le leggi regionali sulle linee vita tetto… ma questa è un’altra storia.
Gli aspetti che le linee guida ARPAT prendono in considerazione sono essenzialmente 3:
Norme tecniche generali per la scelta delle sezioni di misura;
Riferimenti tecnici per la realizzazioni delle postazioni;
Obblighi del costruttore in materia di sicurezza;
In allegato un’appendice che è una nota informativa sui rischi introdotto dagli operatori ARPAT in sede di controllo e campionamento delle emissioni in atmosfera.
Scelta della sezione e del sito di rilevamento.
Le linee guida sono da applicarsi nei casi in cui:
si debbano realizzare nuove postazioni di prelievo;
rinnovare autorizzazioni esistenti;
correggere, se necessario, postazioni di prelievo autorizzate prima dell’entrata in vigore del D.lgs 128/10
In questa prima parte delle linee guida si fa riferimento alla norma armonizzata UNI EN 15259:2008.
Secondo questa norma si dovrà tenere conto di molteplici fattori che determinano proprio la costruzione fisica delle postazioni di prelievo tra cui:
il numero di operatori che dovrà ospitare in contemporanea, in termini di portata strutturale;
lo spazio all’esterno del punto di prelievo per poter manovrare sonde e attrezzature;
la presenza e/o possibilità di sollevare carichi di attrezzature in maniera agevole;
presenza di presa di corrente e, se necessaria, aria compressa e/o presa d’acqua con scarico.
E tutto l’elenco dei rischi dai quali dovranno essere protetti sia gli operatori sia il resto del personale presente in sito.
Dimensionare la postazione di prelievo.
Parliamo proprio dell’area immediatamente intorno al punto di prelievo, da dove i tecnici eseguono i campionamenti e manovrano gli strumenti.
Il riferimento tecnico riassunto nelle linee guida ARPA della Regione Toscana è la norma UNI EN 13284-1:2003.
La norma specifica “un metodo di riferimento per la misurazione di basse concentrazioni di polveri in flussi gassosi convogliati in concentrazioni minori di 50 mg/m3 in condizioni normali”.
Le indicazioni contenute in questa sezione delle linee guida sono tutte volte al corretto dimensionamento per garantire i giusti spazi e la comodità di operare per gli addetti al campionamento in funzione della dimensione della sezione della canna fumaria e quindi delle sonde e degli strumenti di misura.
Comodità che si traduce in sicurezza.
Si parla di dimensioni minime di 5 mq e di resistenza minima ad un carico concentrato di 400 kg.
Ci deve avere parapetto laterale (anche se lo chiama “corrimano”) e un cancellino a chiusura automatica o catenella alla fine delle scale.
Inoltre indica di fornire punti presa per corrente elettrica e riparo dagli agenti atmosferici.
Indica anche la necessità di illuminazione artificiale e ventilazione.
Un’altra indicazione è l’altezza del piano di calpestio della piattaforma rispetto i bocchelli di prelievo che deve essere più bassa di 120/150 cm.
In questo modo i bocchelli rimarranno ad un’altezza comoda per il tecnico rilevatore.
Il tutto è riassunto con una serie di tabelle e schemi grafici che riportiamo qua sotto.
Tabella e schemi di esempi di piattaforme riportati sulle linee guida ARPA Toscana
Obblighi in materia di sicurezza.
Nella terza sezione delle linee guida ARPA Toscana si prendono in considerazione tutti i principali fattori di rischio:
rischi connessi al raggiungimento della postazione di lavoro;
specifici rischi in quota per l’operatore in postazione di lavoro;
quelli relativi al trasporto, sollevamento e utilizzo di materiali e strumenti in postazione;
altri rischi connessi alle interferenze con altre attività presenti;
infine, al soccorso e recupero dell’operatore in caso di infortunio in postazione.
Seguono i riferimenti normativi relativi soprattutto a quanto prescritto dal Testo Unico sulla Sicurezza, D.lgs 81/2008.
Come da D.lgs 81/2008, la prima cosa necessaria è predisporre DVR per il personale interno addetto alle verifiche o alle attività di supporto a tali operazioni.
Le informazioni devono essere disponibili anche per il personale di azienda terza incaricata dei controlli in appalto.
Si ricorda che è necessario anche redigere il DUVRI in quanto le operazioni di controllo possono essere effettuate anche dagli organi di controllo.
Tutti gli obblighi sono a carico del datore di lavoro dell’impresa sottoposta a verifica il quale deve anche garantire tutte le conformità statiche e strutturali.
Sull’accesso degli operatori.
La sicurezza in fase di accesso deve essere garantita durante tutto il percorso, partendo dall’ingresso in stabilimento.
Meglio quindi identificarlo chiaramente sul DUVRI e segnalarlo opportunamente, soprattutto laddove vi è presenza di movimentazione macchine e carichi, con appositi cartelli e/o strisce colorate in terra.
Non di meno, è necessario segnalare opportunamente le eventuali zone calde, ustionanti, refrigerate e ATEX.
E’ quindi necessario fornire indicazioni chiare sui DPI e sulle attrezzature ammesse.
A tal proposito è bene ricordare quanto indicato sul D.lgs 81/2008 ovvero che la larghezza minima di passaggio, sui percorsi orizzontali, deve essere di 60 cm che diventano 120 cm nel caso sia necessario trasportare materiali.
Sacche e valigie per il trasporto delle sonde sono materiali che richiedono i 120 cm i qualiperòvanno in deroga se sono presenti ausili dedicati a tale movimentazione come carrelli o montacarichi.
Schema grafico ripreso dalle linee guida ARPA Emilia Romagna che sintetizza, se pur con qualche imprecisione, come andrebbe organizzato un percorso di accesso sicuro alla postazione di prelievo al camino.
Quali scale utilizzare secondo le linee guida ARPA Toscana.
La condizione che ci sentiamo spesso richiedere dai clienti che si affidano a noi per realizzare una scala di accesso ai punti di prelievo, è quella di prevedere obbligatoriamente scale a gradini o con gabbia.
“Altrimenti i tecnici non salgono”
La nostra ricerca su quanto indicato dalle linee guida verte proprio su questa parte, sicuri che avremmo trovato un chiaro diniego all’utilizzo di altri tipi di scala come scale anticaduta a norma UNI EN 353-1/2.
Secondo ARPA Toscana, non c’è un divieto esplicito.
Quello che viene indicato e riassunto è esattamente quanto riportato dalle normative cogenti in materia e di cui abbiamo ampiamente scritto nell’articolo “l’ABCD dell’anticaduta”.
Nell’ordine:
predisporre postazioni di prelievo, dove possibile, non in quota.
se necessario salire in quota, preferire scale e gradini rispettando le normative in materia e dimensionando opportunamente sia la larghezza sia il rapporto tra alzata e pedata;
le scale verticali con inclinazione superiore ai 75° e con altezza superiore ai 5 metri devono possedere una gabbia guardiacorpo a partire dai 2,5 metri di altezza (scale con gabbia dimensionate a norma e considerate alla stregua di DPC);
In luogo delle scale con gabbia,possono essere utilizzate scale con sistema anticaduta verticale a norma UNI EN 353.1 (rotaia rigida) o UNI EN 353.2 (cavo flessibile);
Quindi nessuna obiezione a sistemi di scala senza gabbia.
Questa possibilità permette, nella Valutazione dei Rischi e nella stesura procedure di Emergenza, di optare per un sistema diverso dalla gabbia come protezione anticaduta per le scale verticali, come ampiamente spiegato nell’articolo “Scale con gabbia si o scale con gabbia no?”.
Per ARPAT, la scala non gabbia non è imprescindibile!
Come ci disse un cliente una volta: “A casa mia, la valutazione dei rischi la faccio io!”
Come vedremo più avanti però, non è sempre così nelle linee guida ARPA delle altre regioni.
Una condizione importante però, e specificata bene, è che il sistema di accesso deve essere fisso e immediatamente disponibile.
Quindi no scale portatili da appoggiare solo al momento.
Va in deroga l’eventuale presenza della prima tratta rimovibile a sfilo, di altezza massima di 2,5 m, ma solose non vi è la possibilità tecnica di fare altrimenti.
E anche questa deve essere sempre immediatamente disponibile.
Questo perché, per motivi di emergenza, soccorso e recupero, gli operatori devono sempre essere autonomi nel lasciare la postazione.
Postazione di analisi delle emissioni su ciminiera di grandi dimensioni: notare come la piattaforma sia dotata di ulteriori supporti per sostenere gli strumenti di analisi. – foto presa dal sito ARPA Liguria
Sono ammessi anche ponteggi, trabattelli.
Per rispettare la norma UNI EN 15259:2008, è possibile utilizzare ponteggi per l’accesso e come struttura di prelievo temporaneo a condizione che:
siano appositamente progettati qualora fuori dallo schema tipo e/o possiedano castello di tiro in quota per le attrezzature;
siano gestiti e realizzati secondo specifico Pi.M.U.S.;
rispettino le dimensioni richieste per il numero di operatori necessario e gli spazi di manovra;
possiedano i manuale utente (che deve essere reso disponibile nel DUVRI);
vengano effettuate tutte le verifiche periodiche e straordinarie necessarie sulle strutture montate.
Per l’uso di trabattelli (ponteggi mobili) questi devono essere:
conformi a quanto indicato nell’Allegato XIII del D.lgs 81/2008
ancorati alla struttura;
se utilizzati anche per il sollevamento dei materiali (mediante bracci di carico e carrucole), questo deve essere consentito e specificato sul manuale del costruttore;
se utilizzati per lo sbarco in quota, anche questa possibilità deve essere prevista dal costruttore.
Le linee guida ARPA Toscana forniscono indicazioni anche sull’uso di PLE.
L’impiego delle PLE non è vietato, soprattutto per l’accesso a bocchelli di campionamento su impianti e/o edifici preesistenti dove:
l’installazione di postazioni fisse aggravi le condizioni tecniche e di sicurezza a carico dell’impresa;
le postazioni fisse non siano compatibili con la resistenza strutturale o vincoli architettonici dell’edificio;
E’ sconsigliato anche perché, generalmente, non forniscono spazio di manovra sufficiente per il campionamento e obbligano gli operatori al costante stazionamento in quota durante le fasi di prelievo.
Ciò potrebbe, per esempio, rallentare un’eventuale necessità di tempestiva manovra di evacuazione.
O più semplicemente, l’abbandono della postazione da parte dell’operatore potrebbe costringere all’interruzione della misurazione con conseguente invalidazione della campionatura.
Per essere utilizzate anche quando è richiesto l’adeguamento alla UNI EN 15259:2008 (obbligo di struttura permanente o temporanea di dimensioni adeguate e vincolata alla struttura fissa) si possono predisporre strutture di supporto per le attrezzature di campionamento.
Strutture in grado di sostenere e operare con gli strumenti di campionamento in modo indipendente dalla PLE, munite di presa corrente elettrica e/o sistema di sollevamento attrezzature.
Sarà bene predisporre un documento giustificativo all’uso di PLE al posto di stazioni fisse.
Le caratteristiche della postazione in quota.
Per i punti di prelievo ad almeno 2 metri dal piano stabile inferiore, si configura il rischio di caduta dall’alto come definito dal D.lgs 81/2008.
Ricordiamo che 2 metri è l’altezza definita per legge come obbligo di protezione ma abbiamo già visto che il DL non è esentato dal valutare i rischi anche se l’altezza è inferiore.
Nelle linee guida ARPAT non si fa cenno alla protezione mediante sistemi di ancoraggio anticaduta.
Si parla esclusivamente di parapetto normale ovvero di altezza di 1 metro con almeno 1 corrente ogni 50 cm e arresto al piede.
Come dimensionamento degli elementi, è consuetudine prendere a riferimento al UNI EN 14122-3 che prevede:
Altezza di 1,1 mt;
Vuoto tra i correnti Uguale o inferiore ai 50 cm;
Tavola fermapiede di 15 cm di altezza con spazio tra tavola e piano di calpestio inferiore ai 10 mm;
Nel D.lgs 81/2008 non si fa cenno alle caratteristiche meccaniche di resistenza che deve avere un parapetto.
Note sul sollevamento in quota delle attrezzature.
Come già spiegato, la movimentazione manuale di materiali e attrezzature sui piani orizzontali è consentita solo se i percorsi sono larghi almeno 120 cm.
Non sono comunque consentite movimentazioni manuali laddove il percorso preveda passaggi verticali (scale a pioli, con o senza gabbia).
In questo caso si deve ricorrere a sistemi di sollevamento materiali:
carrucole o paranchi a mano di proprietà dell’azienda incaricata della campionatura (che per altezze sopra i 5 m deve avere un sistema anti rilascio accidentale – vedi Allegato V, punto 3.3.2 del D.lgs 81/2008); questi devono essere assicurati ai punti di ancoraggio predisposti dall’impresa titolare dell’impianto;
argano o paranco meccanico fornito e installato, a carico dell’impresa;
piattaforme mobile per il sollevamento dei materiali, a carico dell’impresa (tipo manitou);
montacarichi aziendale.
Sopra i 15 metri di dislivello, è obbligatorio usare paranchi elettrici o sistemi di sollevamento non manuali.
Specifiche più restrittive nelle linee guida ARPA delle altre Regioni.
Linee guida ARPA Regione Emilia Romagna.
Per quanto riguarda la sicurezza per l’accesso e il lavoro in quota, le linee guida ARPA dell’Emilia Romagna riportano numerosi schemi grafici ed esempi molto utili.
A differenze di quelle della Toscana, l’Emilia Romagna ammette solo scale verticali con gabbia e consiglia l’uso di una linea anticaduta verticale a norma EN 353 solo in abbinamento a questa.
La quale cosa riteniamo sia un’interpretazione arbitraria visto e considerato che esistono test e studi condotti da alcun produttori che dimostrano che l’abbinamento delle due cose non offra veri vantaggi.
Piuttosto complicano molto eventuali manovre di salvataggio.
Tra l’altro, sulle linee guida è riportato uno schema grafico con almeno 3 errori gravi.
Linee guida ARPA Regione Friuli Venezia Giulia
Nella sezione “Aspetti di sicurezza”, si citano i requisiti previsti dalla norma “UNI EN ISO 14122:2010 Sicurezza del macchinario – Mezzi di accesso permanenti al macchinario”, e le rispettive parti 1-2-3-4, per tutti i macchinari (fissi e mobili) in cui sono necessari mezzi fissi di accesso.
Sullo stesso documento viene ricordato che le norme tecniche armonizzate, se non espressamente citate nella legge, non hanno carattere prescrittivo ma sono state inserite all’interno delle linee guida in quanto più cautelative rispetto alla normativa vigente nazionale (tranne per la resistenza dei parapetti alla spinta che nelle NTC sono superiori – N.d.A).
Vengono quindi riportati tutti i riferimenti dimensionali e di resistenza di tale norma per tutto quello che riguarda scale, camminamenti e parapetti.
Si ricorda anche che, in ogni caso, si applicano solo ed esclusivamente a quegli elementi di sicurezza che fanno parte della macchina o limitatamente a quella parte di edificio necessaria ad accedere al punto di prelievo dell’impianto, compresi i percorsi di accesso.
Anche per le linee guida ARPA della Regione Friuli Venezia Giulia, in argomento scale di accesso verticali, si da la possibilità di utilizzare scale anticaduta a norma UNI EN 353.1-2 al posto di scale con gabbia.
Linee guida del Dipartimento Provinciale ARPAV di Treviso.
Nel documento redatto dalla sezione provinciale di Treviso dell’ARPAV, per quanto riguarda il dimensionamento dei percorsi e degli strumenti di accesso, si da chiara indicazione di seguire la normativa armonizzata UNI EN ISO 14122-1-2-3-4.
Mentre, a differenza delle linee guida ARPA Toscana, esclude con varie motivazioni l’impiego di PLE.
Conclusioni e consigli finali sulle linee guida ARPA.
Riassumendo quanto letto sulle varie linee guida ARPA pubblicate dalle regioni Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Veneto, in materia di sicurezza delle postazioni di prelievo fumi, la progettazione deve attenersi a questi principi generali:
Se non ci sono indicazioni ARPA più cautelative, è necessario fare sempre riferimento a quanto indicato dal Testo Unico sulla Sicurezza – D.lgs 81/2008 soprattutto per quanto concerne punti di passaggio, sistemi di accesso in quota e sistemi anticaduta;
Salvo evidenti e giustificati problemi strutturali o di vincolo architettonico, le strutture devono essere sempre fisse o ancorate a strutture fisse;
Devono agevolare il più possibile l’intervento e lo stazionamento in postazione degli addetti alle misurazioni e rendere questi il più possibili indipendenti da assistenza esterna; anche e soprattutto per motivi di emergenza;
Le dimensioni delle postazioni e dei percorsi di passaggio devono essere proporzionate e adeguate alle dimensioni e al peso delle strumentazioni necessarie e al numero delle persone addette al campionamento;
I sistemi anticaduta in postazione devono essere sempre di tipo collettivo, anche se temporanei;
Preferire sistemi di accesso che non implichino l’uso di DPI anticaduta (scale gradini o con gabbia) a meno che la valutazione dei rischi non faccia propendere per uso di scale con sistema anticaduta verticale integrato;
Prevedere sempre un piano di emergenza e di evacuazione oltre che un piano di soccorso e recupero degli operatori;
Pertanto, la progettazione e realizzazione di un sistema di accesso e di postazione per il campionamento delle emissioni (controllo fumi) è un lavoro tecnico complesso che va concertato tra diverse figure.
Tra queste c’è sicuramente il Datore di Lavoro e/o il suo RSPP, un tecnico strutturista, un tecnico impiantista, un costruttore di scale e passerelle e l’installatore.
Ognuno con un suo compito ben preciso e le sue responsabilità.
Sconsigliamo pertanto il “fai da te” o di dare l’incarico a imprese di costruzioni generaliste ma piuttosto affidarsi a specialisti del lavoro in quota, del sollevamento e dell’anticaduta.