Progetto e realizzazione di sistema anticaduta e ancoraggi per accesso e lavoro in fune sulla Real Basilica Pontificia di San Francesco di Paola in Piazza del Plebiscito a Napoli.
Installare linee vita per manutenzione cupola su una famosa basilica è un lavoro da specialisti perché, rispetto ad uno stabilimento industriale, ci sono difficoltà particolari.
Vi sono problemi sia strutturali che estetici nonché burocratici.
Lasciando i problemi burocratici alla committenza e ai progettisti dell’intero intervento, lo specialista IN-SAFETY® di Napoli, Pasquale D’Errico, si è occupato dei problemi strutturali, funzionali ed estetici.
Come nasce la necessità di una sistema di ancoraggio permanente.
La richiesta nasce a seguito dei lavori di manutenzione straordinaria commissionati dall’Agenzia del Demanio – Direzione Regionale Campania.
I lavori consistono nel ripristino puntuale del manto impermeabile della cupola della Real Basilica di S. Francesco di Paola, in piazza Plebiscito a Napoli.
E nell’installazione di idonee reti anti-calcinacci in corrispondenza del colonnato.
Tutte opere da realizzare previa installazione di idonei ponteggi e parapetti temporanei.
Poi però è stato posto anche il problema del continuo mantenimento, nel tempo, delle opere oggetto di ripristino nonché della sicurezza di chi dovrà accedere in copertura per le ispezioni preventive o interventi rapidi.
Non è certo pensabile, in futuro, installare un ponteggio sulla Basilica ad ogni qualvolta sia necessario un intervento tempestivo… e con la PLE non si arriva dappertutto.
Ecco perché si è optato per l’installazione di Sistemi di Ancoraggio Permanenti (linee vita) con le seguenti caratteristiche:
- capacità tecnica di adattarsi a strutture particolari come cupole e monumenti storici;
- basso impatto estetico;
- idoneità all’impiego come punti di
- ancoraggio per il lavoro in sospensione, ovvero accesso e posizionamento mediante funi.

Magnifica vista di Piazza del Plebiscito e del Vesuvio dalla cupola della Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola
L’accesso in copertura.
Ogni copertura ha lo stesso problema: come ci salgo?
Per la cupola della Basilica, il problema si risolve abbastanza semplicemente.
Già il progettista, l’architetto ticinese Pietro Bianchi, aveva previsto più ordini di scale per raggiungere la base inferiore delle cupola passando dall’interno.
Poi da lì, ha fatto costruire delle scale esterne, integrate dell’estradosso della cupola stessa, per raggiungerne la sommità.
Un percorso un po’ lungo e tortuoso ma certamente meno pericoloso di certe scale con gabbia moderne che si vedono in giro.
Invece che descrivervi le scale, vi facciamo vedere un video di tutto il labirintico percorso.
Le linee vita per manutenzione cupola da installare alla base.
La base della cupola della basilica si presenta con dei gradoni circolari.
I gradoni sono pedonabili e in piano ma un manutentore sarebbe comunque esposto al rischio di caduta da diversi metri.
Su questa parte della cupola si è pertanto deciso di installare un sistema di ancoraggio lineare di Tipo C, meglio conosciuto come Linea Vita a cavo Metallico.
La scelta è andata su un sistema prodotto da Somain Italia.
Sistema installato nell’angolo più basso del gradone, praticamente invisibile dal basso, progettato a “caduta impedita”.
Significa che l’operatore, con imbracatura e cordino di opportuna lunghezza, una volta che è assicurato alla linea vita non è in grado di sporgersi oltre il gradone e cadere.
Le linee vita sono due: una di 120 metri lineari che copre la circonferenza del gradone più basso, l’altra di circa 100 metri lineari, sul gradone più alto, prima dell’inizio della cupola semisferica vera e propria.

Accedere alla cupola mediante funi.
Sulla sommità della cupola, alla base della lanterna, fu costruito un parapetto in ferro battuto che non può certo essere sostituito con un moderno parapetto in alluminio.
Va lasciato quello (va conservato) e prevista qualche altra soluzione anticaduta.
Inoltre vi è la necessità di raggiungere anche le lastre di piombo della cupola, superficie molto inclinata sulla quale non si può rimanere in piedi.
Per questi motivi si è installata una rotaia rigida Tipo D, certificata anticaduta e in più un’accortezza particolare: si è calcolato l’interasse degli staffaggi in maniera tale da limitare il più possibile la deformazione durante l’esercizio con operatori appesi in sospensione su funi.
L’operatore in fune dovrà usare 2 carrelli in contemporanea, uno per la fune di lavoro e uno per la fune di back-up.
Il sistema ammette un solo operatore appeso tra due staffe di montaggio contigue.
Come arresto caduta, il sistema ammette invece fino a 2 operatori in contemporanea… cioè, resiste anche se 2 operatori cadono insieme, avendo entrambi il proprio carrello posizionato nello stessa campata creata tra due staffe contigue.

Il problema della deformazione degli ancoraggi a rotaia usati per il lavoro in sospensione.
Capiamo il problema: un rotaia anticaduta è in genere pensata per lavorare totalmente priva di carico tranne nel momento in cui avviene una caduta.
In questo caso deve riuscire a resistere ad un importante carico a strappo, l’effetto di una caduta: fino a 700 kg* concentrati in un solo punto, tutti in un colpo.
Poi l’impulso al sistema viene distribuito sugli staffaggi, ecc ecc… ma non è questa la questione.
In caso di arresto caduta, deve resistere senza rompersi anche se si potrà deformare nei limiti prestabiliti dal costruttore e verificati in fase di test.
Per farla breve, è un lavoro che deve fare bene una sola volta e pazienza se poi si deforma.
Nel momento in cui invece un operatore di appende, e la usa per un lavoro continuato e prolungato, non fornisce lo stesso impulso di una caduta.
Carica al massimo il suo peso, quello dell’attrezzatura e una limitata quantità di impulso cinetico mentre scende, si ferma e risale.
Diciamo fino a 200 kg puntuali.
Ma lo fa per ore, per più giorni, più volte all’anno.
Insomma, deve funzionare bene molte volte, per molto tempo… un lavoro continuativo.
Se la rigidità della rotaia è scarsa, si deforma (spancia) fino al punto in cui il carrello non è più in grado di scorrere.
Per non dire che anche il carrello potrebbe intraversarsi e incastrarsi.
Se il carrello non scorre, il sistema diventa poco ergonomico, malfunzionante e pure pericoloso.
Quindi la sfida è trovare il giusto interasse tra le staffe così che la rotaia non si deformi eccessivamente sotto carico in sospensione.

Come si determina?
Nel modo più semplice: si chiede al costruttore.
In questo caso, la rotaia è un sistema Securail 2016 di FALLPROTEC, dal profilo innovativo che limita moltissimo gli attriti con i carrelli, dotati questi di ampie rotelle con cuscinetti a sfera.
L’interasse tra le staffe consigliato da FALLPROTEC è di 1500 mm, molto piccolo in confronto a quanto consigliano come semplice sistema anticaduta, cioè 6000 mm

Ma la cupola è rotonda e le linee vita per manutenzione cupola devono essere curvate…
Nessun problema, dopo il rilievo abbiamo comunicato il raggio alla base della lanterna e il fornitore ha calandrato le rotaie su misura.
l’ingegnere ha verificato la tenuta degli ancoranti e delle strutture, Pasquale ha installato il sistema e consegnato il fascicolo alla committenza con tanto di:
- relazione di calcolo strutturale a firma dell’ingegnere;
- schema planimetrico;
- dichiarazione di conformità del costruttore;
- dichiarazione di corretta posa;
- manuale d’uso e manutenzione.
- procedure e DPI abbinabili
Un lavoro da specialista.