Case study che riguarda la progettazione delle procedure per l’utilizzo della poliurea in un ambiente confinato come un biodigestore, a cura dello specialista ID Linee Vita.
Lavorare in un biodigestore con un prodotto particolare come la poliurea, prevede l’utilizzo di particolari dispositivi di sicurezza da abbinare a buone procedure che consentano un ingresso, un’uscita e un eventuale tempestivo soccorso.
Giovanbattista Faena, specialista IN-SAFETY, oltre che di sicurezza industriale e linee vita, si occupa anche del ripristino dell’impermeabilizzazione di cisterne industriali e coperture mediante l’impiego di prodotti particolari come la poliurea.
In questo case study, ci spiega quali sono i rischi legati all’uso di tali prodotti e come impostare il lavoro in sicurezza all’interno di uno spazio confinato.
Cosa è la poliurea e quando si utilizza.
La Poliurea è un elastomero ovvero un composto chimico che si ottiene dalla reazione di un isocianato alifatico (o di un prepolimero isocianico) con un’ammina polifunzionale o altre miscele di ammine.
Il rapporto di miscelazione è in genere di 1 a 1.
Questi reagenti vengono miscelati con un sistema spray (spruzzati insieme direttamente sulla superficie di posa) e subito dopo, in meno di un minuto, la miscela si indurisce grazie alla suddetta reazione.
In questo modo crea una pellicola continua, di anche 2-3 mm di spessore, in grado di garantire impermeabilizzazione al 100% anche su vecchie guaine bituminose o fibrocemento.
E’ un sistema molto utilizzato anche per risanare cisterne e vasche ad uso alimentare.
Ma non siamo qui per descrivere e decantare le caratteristiche “buone” della poliurea.
I rischi chimici per la salute nel lavoro con la poliurea.
Poliurea.
Il prodotto reagito, POLIUREA, non è classificato come pericoloso nel suo stato polimerizzato.
Tuttavia la reazione di poliammine e isocianati è una reazione esotermica.
Ciò significa che mentre il prodotto reagisce sviluppa calore e, se non applicato correttamente, può provocare ustioni laddove finisse sulla pelle del lavoratore.
Resina Poliammine
Le poliammine utilizzate nella poliurea sono classificate corrosive, e pericolose per l’ambiente.
Si deve usare quindi cautela durante la manipolazione e il trasporto.
Quando si maneggia la resina o parti di apparecchiature che potrebbero essere contaminati con resina, è necessario utilizzare:
occhiali di sicurezza;
guanti resistenti alle sostanze chimiche:
Sulla pelle, possono provocare ustioni chimiche.
Isocianato
Il lato isocianato utilizzato con la poliurea è spesso classificato dannoso ma in alcuni casi può essere classificato anche tossico .
La manipolazione di isocianati può essere trattata, in generale, allo stesso della resina.
Con l’eccezione che non è corrosivo ma reagisce con l’umidità.
In questa reazione si forma un gas, la CO2, che potrebbe portare ad accumulo di pressione nei fusti chiusi.
Inoltre può causare irritazioni della pelle ed al sistema respiratorio.
L’esposizione continua al di sopra dei limiti può portare alla sensibilizzazione del lavoratore, il che significa che, successivamente, per lui potrebbe non essere più possibile lavorare con gli isocianati.
Ma questo può essere evitato quando si prendono le corrette precauzioni.
Le precauzioni da prendere in fase di posa della poliurea.
Fase di spruzzo.
Anche se la poliurea nella sua forma polimerizzata non è nociva, inalare il prodotto quando viene spruzzato è dannoso.
Durante la fase di atomizzazione (spruzzo), l’aria si riempie di aerosol e vapori.
L’unico modo per evitare l’esposizione è quello di indossare l’abbigliamento protettivo adeguato e adeguati APVR (Apparecchi di Protezione delle Vie Respiratorie.
Questo non vale solo per la persona che gestisce la pistola a spruzzo, ma per tutto il personale presente che può essere esposto ai vapori e all’aerosol.
Solventi.
La Poliurea, in generale, è una tecnologia priva di solventi, tranne quando si parla di gestione e manutenzione dell’attrezzatura impiegata.
Per pulire la pistola e nell’usare le attrezzature per la pulizia, spesso vengono impiegati dei solventi.
In presenza di tali solventi, si devono applicare tutte le precauzioni come indicato nella Scheda Di Sicurezza.
Apparecchiature ad alta pressione.
La macchina a spruzzo (apparecchiature ad alta pressione) è progettata per riscaldare prodotti chimici a circa 75°, ad una pressione di circa 200 bar.
E’ necessario per cui mantenerla sempre in buone condizioni.
Oltre alla temperatura e alla pressione, vi sono anche i rischi legati alle parti in movimento.
Per questo l’utilizzo di queste macchine dovrebbe essere limitato solo a personale qualificato ed addestrato.
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI).
Come protezione per gli occhi, quando si spruzza è bene utilizzare una maschera pieno facciale.
In questo modo sono protetti sia gli occhi che le vie respiratorie.
Quando si spruzza o si lavora in una zona non sufficientemente ventilata, la protezione delle vie respiratorie è obbligatoria!
In caso si scelgano APVR filtranti, al posto di quelli isolanti, (leggi la seguente sintesi di IN-SAFETY), la cartuccia del filtro deve essere quella corretta, da leggere sulla scheda di sicurezza.
A protezione della pelle, si devono impiegare guanti e indumenti resistenti ai prodotti chimici.
E’ importante coprire anche la testa e i capelli.
Le precauzioni aggiuntive all’interno di un biodigestore.
Un biodigestore o una cisterna, in cui abitualmente interviene Giovanbattista, è a tutti gli effetti un ambiente confinato o sospetto di inquinamento.
Nel caso in esame, si tratta di un biodigestore in calcestruzzo armato, ad uso produzione biogas.
Non è stato progettato, ovviamente, per la presenza costante di personale umano.
Inoltre, presenta scarsa ventilazione.
L’ingresso è dal basso, dal piano di campagna, ma la maggior parte del lavoro da compiere è sulle pareti interne che si sviluppano verso l’alto.
Ecco che, una volta installati i ponteggi all’interno, nasce la difficoltà di estrazione di un eventuale ferito.
Bonifica iniziale e ventilazione.
La ventilazione preliminare interna al biodigestore viene garantita mediante l’apertura di un pozzetto sulla sommità della struttura stessa abbinata all’apertura dell’accesso inferiore.
All’apertura inferiore vengono applicati due elettroventilatoriTrotec da 2500 mc/ora in grado di garantire il ricambio forzato dell’aria, immettendo aria pulita dal basso.
Si è calcolato, in base all’analisi preliminare dell’atmosfera, alla volumetria e alla portata degli elettroventilatori, che fossero sufficienti 24 ore di ricambio preventivo.
Accesso.
L’accesso, dal piano di campagna, è stato possibile a partire quindi dal giorno seguente.
Un operatore alla volta, dotato di rilevatore di ossigeno ed esplosimetro, che lavori sul ponteggio.
A questo scopo si è utilizzato un Dräger X-am® 8000, in grado di misurare contemporaneamente da 1 a 7 gas tossici o infiammabili, nonché vapori e ossigeno.
Giovanbattista ha usato un prodotto della Krypton Chemicals denominato Rayston Poliurea 2W, particolarmente indicato per cisterne e biodigestori (alleghiamo scheda di sicurezza).
Successivamente, entra anche il secondo lavoratore e iniziano l’operazione di applicazione della poliurea impermeabilizzante a spruzzo.
Un terzo operatore rimane all’esterno a vigilare gli altri due, coadiuvato da un quarto, pronto ad intervenire in caso di emergenza.
Uno dei due operatori all’interno è anche dotato di radio ricetrasmittente per mantenere il contatto continuo con gli operatori esterni.
Gli operatori all’interno sono dotati di maschera facciale tipo Honeywell Optifit Twin con doppio filtro per vapori organici, di colore bianco-marrone.
In alcuni punti è stato ritenuto necessario adottare un Dispositivo di respirazione Free Air della Honeywell modello 4BA.
Esso è un APVR di classe 2, progettato per la protezione delle vie respiratorie con la respirazione spontanea e presa d’aria da un punto sicuro lontano fino 20 metri.
Offre isolamento con aria a pressione atmosferica ed è conforme agli standard EN 138:1995.
Un autorespiratore AERIS Confort Tipo 2 è pronto, all’esterno, in caso di emergenza atmosferica.
Per la protezione di mani e pelle, indossano tutti guanti e tuta in Tyvek per protezione chimica (con cappuccio).
Gli operatori sono tutti dotati di imbracatura con attacco dorsale ma, nei casi più gravi è previsto anche l’utilizzo di una barella di tipo rollabileRolly prodotta da KONG.
In ogni caso l’operatore dovrà essere calato dal ponteggio al livello più basso, dove si trova l’uscita dal biodigestore.
Una volta che l’operatore si troverà al piano di campagna, potrà essere portato all’esterno e consegnato al Soccorso Sanitario.
Non una procedura standard per un biodigestore.
Come ben sappiamo, non esistono procedure standard.
Giovanbattista ha elaborato le procedure di intervento e soccorso basandosi sulle buone pratiche e sull’esperienza pluriennale accumulata nella posa di impermeabilizzazioni in poliurea e nel lavoro in ambienti confinati o in quota.
Di questa esperienza fa parte anche la conoscenza delle tecniche e delle tecnologie oggi a disposizione di chi opera in talune condizioni.
Esperienza che uno specialista IN-SAFETY può mettere a disposizione di chi deve gestire interventi con simili complessità e rischi.
Se vuoi maggiori e più complete informazioni, scrivi a Giovanbattista o a IN-SAFETY.
Oppure compila il nostro modulo per un sopralluogo gratuito.
Ottima informazione. Grazie