Mentre ho parlato più e più volte di Ancoraggi (A come Anchor Point), è arrivato il momento che ti spieghi qualcosa di più sull’elemento B, Body Harness.
E’ il momento di raccontare quali e quante imbracature esistono sul mercato e come scegliere quella giusta in base ai fattori che contano.
Problemi di pronuncia: con quanti e quali nomi è chiamata l’imbracatura.
Come prima chicca, lo sai chi per prima ha fatto un massiccio impiego di imbracature e cinture di sicurezza in cantiere?
Filippo Brunelleschi a partire dal 1423, anno di inizio dei lavori della Cupola del Duomo di Firenze.
Non sono sicuro sia stato proprio il primo ma, sicuramente, gli operai che hanno lavorato alla cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore ne hanno goduto tutti i vantaggi.
Si narra, tra leggenda e verità, che non vi siano stati incidenti durante la sua costruzione.
Alcuni schemi costruttivi della Cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze. Alcune imbracature originali sono conservate all’intero del Museo dell’Opera del Duomo.
Tornando ad oggi, sappi che il termine tecnico preciso, ma di uso poco comune, è “presa per il corpo”.
Con questo termine potrai includere tutti i tipi di imbracatura, anche se non specifici per la protezione contro le cadute dall’alto.
Sul vocabolario troverai anche altre declinazioni quali:
ImbraGatura;
Imbraco;
ImbraGo;
Tutte e tre corrette ma imbracatura – con la C – è il termine più usato in ambito lavorativo.
Altre terminologie gergali come “cintura di sicurezza” o “triangolo di evacuazione”, vengono utilizzate sempre perprese per il corpo ma con usi molto diversi e che rispondono a normative tecniche differenti.
Gli elementi che compongono un’imbracatura.
I componenti base di un’imbracatura sono principalmente 3: le cinghie tessili, le fibbie di regolazione e gli anelli di ancoraggio.
Le cinghie tessili compongono sia la parte inferiore, dette sottocoscia o cosciali, sia le parti superiori dette bretelle o spallacci.
Per essere un’imbracatura anticaduta – ma anche per il lavoro negli spazi confinati – è fondamentale che possieda sia la parte dei cosciali sia gli spallacci.
Le fibbie di regolazione possono essere fisse (meglio sarebbe dire non apribili) o con chiusura a scatto (chiusura rapida o a sgancio rapido).
Per essere anticaduta, l’imbracatura dovrà avere almeno un punto di attacco certificato anticaduta per connettersi al punto di ancoraggio mediante cordini e connettori.
Questo viene solitamente ben segnalato con una lettera A maiuscola.
Capita, sull’attacco anticaduta sternale, che l’attacco A si componga di 2 asole da unire con una connettore.
In questo caso si può trovare la marcatura A/2 o una lettera A maiuscola colorata a metà.
A significare proprio che l’anticaduta si compone di tutti e due gli anelli uniti insieme.
Stessa funzione base, qualità differenti: a sinistra, un’imbracatura C.A.M.P. BASIC ad un punto di ancoraggio, a destra un’imbracatura KONG SIERRA DUO con due punti di ancoraggio.
La qualità di un’imbracatura si vede dai dettagli.
Le parti tessili sono generalmente composte da fettucce strutturali in nylon, di dimensioni, resistenza, colori e rigidità diverse, in base alla tipologia costruttiva e in base alla qualità del produttore.
Comunque, di resistenza nota e certificata.
Le cinghie sono tenute insieme da speciali cuciture strutturali, molto resistenti.
Si riconoscono subito perché sono di colore contrastante la fettuccia, esempio, bianco su nero o nero su arancio, e così via…)
La facilità di vestizione e la capacità di adattarsi alle forme del corpo è affidata a fibbie di regolazione metalliche (più raramente plastiche) e/o agganci rapidi a scatto.
Per quanto riguarda i punti di ancoraggio, in anticaduta, questi sono in acciaio.
Inox o alluminio per le imbracature di qualità, zincate nei modelli più economici.
Altre volte, soprattutto gli anelli di posizionamento (secondo norma EN 358 ma te ne parlerò più avanti), possono essere in fettuccia tessile rinforzata.
Ad ogni lavoro la sua imbracatura.
Una volta spiegati quali sono gli elementi base di un’imbracatura, vorrei adesso spiegarti in cosa consistono le principali differenze tra le varie tipologie.
Differenze necessarie per essere più flessibili o più performanti in base al tipo di lavoro da svolgere e alla sua intensità.
La prima principale distinzione la fa il tipo di lavoro da svolgere:
lavoro in quota su superfici pedonabili e poco inclinate (dal tetto alle PLE passando per il lavoro su mezzi di trasporto o su macchinari);
accesso ed estrazione dagli spazi confinati;
posizionamento su scale o tralicci;
lavoro in sospensione (accesso e posizionamento mediante funi);
soccorso tecnico.
Ognuno di questi lavori richiede che l’imbracatura abbia caratteristiche specifiche.
Siccome ogni lavoro – e ogni lavoratore – è diverso dall’altro, sul mercato si possono trovare anche imbracature che sono combinazioni più o meno efficaci tra queste quattro tipologie.
Ad esempio, ci sono imbracature anticaduta con uno o due punti di attacco, imbracature anticaduta con cintura di posizionamento integrata, imbracature anticaduta con accessori extra per il lavoro negli spazi confinati, ecc. ecc.
Imbracature anticaduta per il lavoro in quota.
Il modello base, come già spiegato, prevede le sole fettucce con gli anelli di ancoraggio e le cinghie di regolazione.
Deve permettere al lavoratore di stare comodo in posizione eretta (ma anche accosciata) e, possibilmente, essere più leggera possibile perché sarà il lavoratore a sopportarne il peso per tutto il lavoro.
L’importanza del numero dei punti.
Si trovano imbracature basiche con il solo ancoraggio anticaduta dorsale (anello di ancoraggio certificato a norma EN 361), ovvero posto nella parte alta della schiena del lavoratore, tra le scapole.
Questi modelli, ormai quasi in disuso perché non offrono un vero e proprio vantaggio o risparmio rispetto ad un imbraco a due punti, sono generalmente impiegati per l’utilizzo con linee vita o rotaie anticaduta.
Il prezzo è raramente un buon parametro da seguire.
Imbracature anticaduta base con imbottiture, ideali per gli usi prolungati. A sinistra un’imbracatura MSA, a destra due imbracature CT: stesso modello ma con fibbie diverse, una con chiusure a scatto e una con fibbie fisse.
Le differenti taglie e la vestibilità.
La scelta dovrebbe essere fatta, per esempio, in considerazione della corporatura dell’operatore e del suo peso.
Le imbracature più economiche sono quasi sempre taglia unica.
Questo perché un produttore ha certamente più convenienza nel fare un modello unico in grande quantità rispetto a produrre lo stesso modello in taglie differenti.
La taglia unica, per esperienza, costituisce un bel problema se l’imbracatura (ammesso che sia sufficientemente regolabile) è impiegata da più persone con corporature e pesi molto diversi.
Immaginati il tempo perso, ogni volta, per portarla da una S ad una XL o viceversa.
Il peso dell’operatore.
Senza considerare poi i lavoratori con peso superiore ai 100 kg, peso massimo per il quale vengono normalmente testate e certificate le imbracature secondo le norme tecniche.
Per fortuna ci sono anche fabbricanti che producono imbracature certificate per operatori dai 140 kg fino anche ai 170 kg (la massima che ho trovato fin’ora).
Quando e quanto.
Un’altra condizione importante è la frequenza con la quale il lavoratore deve indossare l’imbracatura e la durata del lavoro che deve svolgere.
Se il lavoratore la deve mettere per 10 minuti ma più volte al giorno (ad esempio gli autisti addetti al carico scarico delle autobotti) forse potresti orientarti su un’imbracatura con agganci rapidi, veloce e comoda da indossare.
Se invece la deve portare addosso per molte ore al giorno, magari è meglio un’imbracatura con spallacci imbottiti, o comunque molto morbidi, e cosciali fissi (senza fibbie a sgancio rapido) così da renderla più leggera.
Anche poche decine di grammi, a fine giornata possono diventare chili.
I dispositivi specializzati.
Le altre condizioni che possono determinare la tua scelta sono, ad esempio:
Il rischio di folgorazione;
il lavoro in ambienti ATEX;
il lavoro con fiaccole o saldatrici;
un uso in notturna;
la presenza di sostanze chimiche nell’ambiente di lavoro;
la temperatura;
l’uso con scale anticaduta.
Esistono infatti imbracature dielettriche, imbracature ATEX, antifiamma, catarifrangenti o integrate con giubbetto alta visibilità.
O ancora, imbracature integrate in speciali giacconi termici per lavori a basse temperature.
Imbracature anticaduta per lavori specializzati. Da sinistra, un’imbracatura KRATOS con certificazione di isolamento dielettrico, al centro un’imbracatura KRATOS con certificazione ATEX, a destra un’imbracatura PETZL NEWTON HI-VIZ con giubbetto alta visibilità integrato.
Imbracature per il lavoro negli spazi confinati.
Potresti pensare che per il lavoro negli spazi confinati vada bene qualsiasi imbracatura anticaduta.
In effetti è normale pensarlo perché la maggior parte dei fabbricanti non produce dispositivi specifici e consiglia lo stesso prodotto sia per l’uno che per l’altro uso.
Ci sono però delle considerazioni diverse da fare.
Tra queste, ad esempio, che l’imbracatura possa non servire affatto o addirittura costituire un rischio in più: come quello di impigliarsi in fase di soccorso.
Ma questa è un’altra questione.
L’importanza di una robusta presa per il corpo.
Negli spazi confinati quindi, l’imbracatura non è sempre obbligatoria pur essendo spesso utile e necessaria.
Anche quando non vi è pericolo di caduta o necessità di agganciarsi con un verricello.
Essa può servire per esempio per garantire al soccorritore una buona presa sull’operatore da soccorrere.
Prova infatti a trascinare o movimentare il corpo inerte di un ferito tirandolo per gli indumenti o, peggio ancora, per una tuta tipo tyvek:
scivolamento;
allungamento degli indumenti;
strappi e perdita di presa.
Compatibilità con altre attrezzature.
Negli spazi confinati, spesso, è previsto l’uso di autorespiratori con bombola a spalla.
In questi casi, la bombola potrebbe impedire l’accesso all’anello di ancoraggio dorsale.
Per questa evenienza, alcuni produttori hanno previsto punti di ancoraggio dorsali più alti o speciali prolunghe, sia come accessori sia già integrate sull’imbracatura stessa.
Altro fattore importante è la comodità nonché l’aderenza.
Ti sarà facile capire che, negli spazi ristretti, avere una buona mobilità e pochi punti di impigliamento, potrebbe fare la differenza.
Questione di centimetri vitali.
Una criticità poco nota, ma che diventa di vitale importanza in caso di recupero di emergenza, è la posizione dell’anello di ancoraggio sternale.
Se questo è molto alto, in caso di sollevamento di corpo inerte con verricello, il moschettone potrebbe scivolare sotto la gola dell’operatore trasformando il recupero di un ferito nell’estrazione di un cadavere morto per soffocamento.
Altri punti di forza nei dispositivi speciali.
Ci sono aziende che hanno progettato uno o più modelli di imbracature speciali per spazi confinati.
Possiedono tutte la certificazione come dispositivo anticaduta ovvero la conformità alla EN 361 ma possono essere molto diverse tra loro.
Altri accessori possono essere costituiti da speciali ancoraggi sugli spallacci che facilitano l’impiego di un archetto(o diapason) per il recupero.
Imbracature specifiche per spazi confinati. A sinistra, un’imbracatura MSA con anelli sugli spallacci. A destra un’imbracatura HHO TURBO di KONG, studiata appositamente per il soccorso negli spazi confinati e l’utilizzo insieme a zaino bombole di un autorespiratore.
Posizionamento mediante cintura di sicurezza.
Le cinture di sicurezza, o meglio di posizionamento, rispondono alla normativa tecnica EN 358.
Non sono pensate per “intervenire” in caso di caduta ma sono dei veri e propri strumenti di lavoro che consentono ad un operatore di rimanere in posizione sicura senza utilizzare le mani.
Si può dire che la cintura di posizionamento evita che l’operatore possa cadere all’indietro quando lascia libere le mani ma non lo protegge in caso caduta.
Anzi, cadere trattenuti da un cordino ancorato su un anello di posizionamento della cintura può provocare danni gravissimi al corpo dell’operatore.
La cintura di sicurezza e posizionamento si allaccia intorno alla vita, stando bene attenti a posizionarla sopra le creste iliache.
Si insomma, la devi stringere sopra i lombi e non bassa sui fianchi.
Gli anelli, almeno 2 posti sui lati ma anche 1 o più punti sul dietro, consentono l’utilizzo di cordini di posizionamento e moschettoni per vincolarsi a tralicci e pilastri.
Le puoi consigliare anche per l’uso su scale a pioli.
Cinture di sicurezza e posizionamento: a sinistra e in basso un modello KONG sia in versione separata sia integrata. A destra e in alto, un modello CT
Cintura integrata all’imbracatura.
Ormai da tempo non si usano più da sole ma sempre in abbinamento ad un’imbracatura anticaduta, più spesso integrate su di queste.
Averle integrate non sempre è un vantaggio in quanto va ad aumentare notevolmente il peso dell’imbracatura nel suo complesso.
E tengono molto caldo alla schiena.
Se l’utilizzo è sporadico e non continuativo, potresti pensare di dotare il lavoratore di due dispositivi separati dove la cintura di sicurezza viene aggiunta (non sostituita) all’imbracatura quando serve.
Anche nel posizionamento, ci sono prodotti specializzati.
Al contrario, se il lavoro predominante è il posizionamento (vedi lavoro su piloni per le telecomunicazioni o sulle torri eoliche), allora non solo va bene usarne una integrata ma ci sono addirittura modelli di imbracatura molto tecnici pensati proprio a questo scopo.
Questi forniscono la massima comodità perché non solo fasciano i lombi ma sostengono tutta la schiena e anche le cosce.
Sono fatte così ad esempio le cinture specializzate per i lavoratori delle turbine eoliche o delle telecomunicazioni che operano su pali dotati di scale anticaduta con binario EN 353.1.
Queste ultime in particolare hanno un ancoraggio anticaduta ribassato a cui collegare il carrellino e che così posizionato facilita moltissimo la scalata.
In caso di caduta, si riposiziona all’altezza dello sterno.
Imbracatura PETZL VOLT specificatamente studiata per agevolare tutti i lavori che prevedono lunghe permanenze in posizionamento, su tralicci o torri eoliche. A destra, il dettaglio dell’ampia e robusta fascia lombare di posizionamento.
Ma stai bene attento, si parla di lavoro in sospensione, con le regole di sicurezza elevate alla massima potenza.
Questi dispositivi non intervengono solo in caso di emergenza ma sono impiegati in maniera funzionale.
Sono insomma strumenti di lavoro pensati per sostenere l’operatore in una posizione semi seduta, in maniera continuativa e prolungata.
Com’è composta un’imbracatura per lavoro in fune.
L’imbracatura per specifica per l’accesso e posizionamento su fune è composta da 3 elementi principali:
cintura completa di cosciali imbottiti con almeno 2anelli anticaduta a norma EN 361, ventrale e dorsale;
cintura di posizionamento integrata e imbottita, a norma EN 358 con almeno due anelli laterali;
almeno 1 anello ventrale per progressione a norma EN 813;
Viene a volte chiamata imbracatura completa a 5 punti.
L’anticaduta nei lavori in sospensione.
Le imbracature per il lavoro in fune devono garantire tutta la sicurezza necessaria all’operatore appeso nel vuoto a due funi, una di accesso e progressione, l’altra di sicurezza.
Ci si collega a quest’ultima con un dispositivo anticaduta di backup collegato all’anello anticaduta, in genere sullo sternale.
l’altra fune è collegata all’ancoraggio ventrale, posto all’altezza dell’ombelico, mediante i dispositivi necessari alla progressione (discensori, bloccanti, maniglie, ecc. ecc.).
Imbracature professionali per il lavoro in fune. Da sinistra, PETZL AVAO BOLT. Al centro SKYLOTEC IGNITE NIOB. A destra, CT AXESS QR.
Il posizionamento e la progressione.
Un’imbracatura da lavoro in sospensione ha sempre una cintura di posizionamento lombare, solitamente ben imbottita e in gradi di fornire un buon sostegno e massimo comfort.
A questa sono collegati ampi cosciali imbottiti che scaricano il peso sui muscoli delle gambe ed evitano costrizioni a livello inguinale.
L’uso abbinato di cintura e cosciali permette di limitare al massimo quelle costrizioni muscolo-vascolari che possono portare anche alla sindrome da sospensione inerme.
L’uso combinato di un’imbracatura con una selletta (speciale seggiolino per lavori in fune) aumenta notevolmente la capacità di permanenza dell’operatore in sospensione.
La selletta si collega in genere a delle asole collegate all’anello ventrale, in modo da scaricare il peso sulla fune di lavoro.
Un cannone per sparare ai passerotti.
L’uso combinato di anelli di ancoraggio, cintura di posizionamento e cosciali, insieme a tutti gli strumenti che la tecnologia del rope access mette a disposizione, permette all’operatore di muoversi in tutte le direzioni necessarie.
Ma se utilizzate per “semplici” lavori in quota, su piani stabili e pedonabili, un’imbracatura per il lavoro in fune rischia di costituire un impaccio e un peso eccessivo.
Con il rischio concreto che, in cerca di comodità o sollievo, l’operatore non la indossi correttamente.
Sellette per il lavoro prolungato in sospensione. A sinistra, un modello HAMMOCk di KONG, a destra la versione specifica di selletta per imbracature PETZL VOLT.
Imbracature per il soccorso e l’evacuazione.
Non potevo concludere questo articolo senza parlarti di altri dispositivi che possono, come le imbracature, chiamarsi “prese per il corpo”.
Questo argomento, di natura particolare in quanto si parla di emergenza e salvataggio più che di lavoro, merita un articolo a parte.
Possiamo tranquillamente anticiparlo.
Questi dispositivi rispondono a normative tecniche diverse da quelle finora citate:
EN 1497 – Imbracature di salvataggio;
Le imbracature di salvataggio conformi alla norma sono utilizzate come componenti di sistemi di salvataggio, che sono dispositivi individuali per la protezione contro le cadute.
EN 1498 – Cinghie di salvataggio;
Componente di un dispositivo di protezione individuale per salvataggio, costituito da elementi progettati e costruiti affinché, durante l’operazione di salvataggio, la persona soccorsa sia sorretta e mantenuta in una posizione definita.
Tra queste vorrei menzionare:
triangolo di evacuazione;
cinghia ascellare;
imbracatura con cavigliere per calate in assetto ribaltato ( a testa in giù);
Il triangolo che va considerato.
Nelle fasi di soccorso, se l’operatore infortunato non ha l’imbracatura o questa non consente di sollevarlo nella posizione giusta, magari a causa di un trauma, si usano i triangoli di evacuazione.
Sono utilizzatissimi nelle procedure di evacuazione degli sciatori, per calarli giù dalle seggiovie rimaste bloccate.
Trovano però ampio impiego anche per soccorsi in ambienti confinati grazie al fatto che possono essere fatte indossare ai feriti anche se questi sono stati immobilizzati su estricatori tipo KED, XT o N-E-XT.
O con collari cervicali e steccobende.
La scelta giusta: ricapitolando.
Mi rendo conto che le informazioni che ti ho fornito non possono essere esaurienti al 100%.
Anche perché esistono fattori “accessori” e personali che possono determinare la corretta scelta di un’imbracatura.
Posso però ricapitolare i fattori di scelta principali in modo che tu possa fare una prima scrematura sull’enorme offerta del mercato.
E per sapere cosa dovresti chiedere al fornitore.
Scelta in base all’uso prevalente:
solo anticaduta per lavoro su piani stabili e pedonabili;
solo spazi confinati, distinguendo se vi è necessità di usare dispositivi anticaduta o se serve solo una presa per il corpo;
solo posizionamento (solo su scale portatili) anche se ormai non si usa più;
un mix tra le prime tre;
accesso e posizionamento su fune;
evacuazione e salvataggio, da usare solo in caso di emergenza o soccorso.
Scelta in base alla fisionomia dell’utilizzatore:
stesso dispositivo con ampia regolazione per più utilizzatori (kit di squadra);
dispositivo con migliore vestibilità da fornire come dotazione personale ad un singolo operatore;
un mix dei due punti precedenti come ad esempio un’imbracatura personale ma con una cintura di posizionamento in dotazione alla squadra.
Scelta in base alla frequenza d’uso:
da utilizzare per poco tempo al giorno ma più volte al giorno;
da utilizzare sporadicamente (lavoro in quota non continuativo);
da utilizzare per molte ore consecutivamente.
Scelta in base a speciali problematiche:
presenza di rischio folgorazione;
presenza di atmosfera esplosiva;
presenza di fonti di calore o fiamme;
utilizzo combinato con altri dispositivi di protezione individuale (cordini, discensori, linee vita, retrattili) o autorespiratori;
Imbracature per soccorso e recupero. A sinistra, imbracatura KONG MIKE per il lavoro ad assetto ribaltato (a testa in avanti o in giù). A destra, un triangolo di evacuazione modello PEGASUS di KONG
L’approccio IN-SAFETY e la capacità di consigliare.
Come specialisti in anticaduta industriale e lavoro in spazi confinati (ma anche operatori in fune), siamo in continuo contatto con le numerose problematiche che hanno le aziende e i lavoratori.
Conosciamo bene anche gli errori che più comunemente vengono fatti nella scelta dei giusti DPI.
Da tutto questo ne abbiamo tratto un’importante esperienza e, grazie anche alle partnership con i nostri fornitori, una buona conoscenza delle tecnologie a tua disposizione.
Quello che ci contraddistingue è l’approccio con analisi preventiva delle reali esigenze del lavoratore e del lavoro cui è chiamato a svolgere.
Infine, per eliminare anche gli ultimi dubbi, giriamo spesso con un nutrito campionario in modo da permettere al lavoratore di fare alcune prove – anche in sede di lavoro – prima di decidere cosa acquistare.
Se hai dei dubbi si su quale imbracatura acquistare per te o per i lavoratori di cui sei responsabile, chiamaci per una consulenza gratuita e per fare qualche prova. Se vuoi puoi inviarci, senza impegno e gratuitamente, una richiesta di consulenza specifica compilando il modulo che trovi qua sotto.