La scelta sbagliata o l’uso non corretto di un rilevatore gas portatile per spazi confinati costituisce un grosso spreco di denaro e soprattutto non dà sicurezza.
Quasi tutte le aziende con ambienti confinati o sospetti di inquinamento dovrebbero possedere almeno un rilevatore gas portatile per spazi confinati.
Al momento dell’acquisto ci sono però diverse opzioni e diverse cose da sapere:
- Monogas o multigas?
- Con pompa di prelievo o a prossimità?
- Quando e come va usato?
- Chi deve fare la manutenzione e chi il bump test?
- Come e quando va fatta la calibrazione?
Questo strumento è molto spesso scelto sulla base di errate valutazioni o impiegato in maniera non corretta e quindi insicura.
Per questo vorremmo fare un po’ di chiarezza sul suo corretto uso e la corretta scelta.
Quale rilevatore di gas portatile scegliere
I rilevatori di gas per spazi confinati possono essere monogas o multigas
I rilevatori monogas, come dice chiaramente il termine stesso, è un rilevatore dedicato ad un singolo gas.
Normalmente più economico e leggero di un apparecchio multigas, è da utilizzare quando il possibile inquinante è noto e si è certi che nessun’altra sostanza possa penetrare nello spazio confinato, anche accidentalmente.
Il rilevatori multigas hanno più sensori in funzione contemporaneamente e possono rilevare contemporaneamente la presenza di più gas tossici, il tenore di ossigeno, la presenza di sostanze organiche e/o esplosive.
Il vantaggio di un rilevatore multigas è quello di avere un solo strumento e quindi una sola batteria da ricaricare.
Normalmente costano di più (fino anche a 10 volte di più di un rilevatore monogas) e sono più grandi e più pesanti.
Mediamente, sul mercato, sono disponibili rilevatori con 3 o 4 sensori ma alcuni produttori possono fornire dei rilevatori che montano fino a 7 sensori contemporaneamente, da scegliere tra oltre 30 tipi di sensore.
I sensori vanno scelti preventivamente, al momento dell’acquisto, sapendo quali sono le sostanze che possono essere presenti all’interno dell’ambiente (situazioni pregresse o permanenti) e quali possono essere i rischi di infiltrazione di altre sostanze da fonti esterne.
Alcuni produttori permettono di cambiare tipo sensore anche dopo l’acquisto, operazione quasi sempre riservata esclusivamente ai centri di manutenzione autorizzati (quindi lo devi spedire e aspettare che ti torni indietro, con tempi variabili).
Una configurazione abbastanza standard di fabbrica prevede in genere i sensori per la rilevazione della concentrazione di O2 (Ossigeno), CO (Monossido di Carbonio), H2S (Acido Solfidrico) e Sostanze esplosive (di norma calibrato con ampio margine sul livello inferiore di esplosività del Pentano (C5H12) o del Metano (CH4).
Ma, come già spiegato, la configurazione va scelta in base al nostro ambiente di lavoro.
Con o senza pompa di prelievo?
Che sia monogas o multigas, una netta differenza la fa il principio di prelievo dell’atmosfera da analizzare.
Il rilevatore può funzionare infatti con un principio di diffusione ovvero può analizzare l’aria atmosferica circostante ai sensori.
Oppure lo strumento può essere dotato di una pompa di prelievo che risucchia l’aria atmosferica e la spinge forzatamente verso i sensori.
La pompa è sicuramente un accessorio che aumenta il peso del dispositivo (anche se di pochi grammi) e che influisce negativamente sul consumo della batteria.
Ma questi sono gli unici aspetti negativi o quasi.
Il vantaggio maggiore nell’utilizzare un dispositivo con pompa sta soprattutto all’inizio della procedura di ingresso e soprattutto in spazi confinati molto profondi.
Normalmente, prima di entrare è necessario accertarsi che l’aria all’interno sia respirabile e quindi priva di qualsiasi inquinante.
Nella nostra procedura interna standard dobbiamo immaginare sempre lo scenario peggiore e cioè la possibilità di un mix di gas più o meno noti.
Teniamo sempre in considerazione che i vari tipi di gas hanno pesi specifici diversi e per questo si stratificano a diverse profondità.
Molti utilizzano il rilevatore senza pompa (a diffusione) mediante una corda e lo calano all’interno del serbatoio, pozzo, silos, ecc.: fintanto che l’altezza non è eccessiva e il rumore di fondo è minimo, sarà possibile udire l’allarme qualora scattasse anche se il dispositivo si trova sul fondo.
Ma qui sorge il primo problema: alcuni dispositivi (soprattutto quelli più datati) suonano fino a che le condizioni atmosferiche non ritornano ad essere ottimali, dopo di che, oltre a non emettere più il segnale, non rimane nemmeno traccia di ciò che è accaduto.
Ad esempio, se l’apparecchio captasse sul fondo del H2S (notoriamente un gas molto pesante e molto tossico) inizierebbe a suonare, ma quando si ritira la corda, si passa di nuovo dai livelli superiori dove non vi è traccia del gas… e quindi l’apparecchio smette di suonare.
Il risultato è che posso arrivare a dire che sotto c’è qualcosa, ma non so né di cosa si tratta, né in che percentuale è presente.
I rilevatori di gas non sono fatti per pescare
Altro problema potrei averlo nel caso in cui sul fondo ci fosse dell’acqua o qualsiasi altro liquido poiché calando il rilevatore con una corda rischio di immergerlo e poi avrei sicuramente qualche problema di funzionamento.
La stessa operazione svolta con un dispositivo dotato di pompa verrebbe eseguita mediante un tubo ovvero una sonda fornita dalla casa madre.
In questo modo il dispositivo rimarrà in salvo nelle mani dell’operatore e all’interno del nostro spazio confinato scenderà soltanto il tubicino.
A questo punto risulta utile conoscere la sezione del tubo e la capacità della pompa (dati normalmente forniti dalla casa produttrice) con un rapido calcolo sarà possibile individuare quale deve essere il tempo medio di misura per ogni posizione.
Se il rilevatore inizia a suonare l’operatore può vedere in tempo reale a che altezza si trova il gas, il tipo di gas e la sua concentrazione.
In ultimo rimane il problema dell’acqua che potrebbe essere aspirata anch’essa e arrivare fino alla pompa, ma per questo problema alcune case produttrici forniscono un dispositivo che permette di aspirare aria ma non acqua grazie ad appositi filtri o mediante un sistema a trappola.
Manutenzione, bump test e calibrazione
Ogni produttore dà le proprie indicazioni in quanto tutti i sensori di tutti i rilevatori di gas presenti sul mercato hanno un durata limitata nel tempo e prima o poi arrivano alla fine della loro vita operativa.
Alcuni smetteranno di funzionare all’improvviso mentre altri potranno avere una perdita di funzionalità progressiva nel tempo.
Anche le varie condizioni ambientali e di utilizzo possono influenzare la funzionalità di ogni rilevatore di gas.
Il bump test
Il bump test consiste nel verificare la capacità dello strumento di rispondere ad un gas campione (gas di riferimento) entro un determinato tempo.
Il gas campione è fornito dall’azienda stessa e, tramite adattatore e regolatore di pressione, viene fatto “annusare” dai sensori che dovranno dare una risposta coerente.
Ma esistono apparecchi in grado di eseguire il bump test senza gas campione.
Molte guide e regolamenti aziendali interni sull’utilizzo dei rilevatori di gas consigliano di effettuare il bump test quotidianamente.
Lo Standard Europeo EN 60079-29-2 e lo Standard Internazionale IEC 60079- 29-2 stipulano per i rilevatori di gas una verifica funzionale quotidiana, prima dell’utilizzo.
In Germania, anche la BGRCI (Associazione delle assicurazioni per la responsabilità civile dei datori di lavoro delle industrie chimiche e delle materie prime) richiede, nei codici di condotta T021 e T023, la verifica di funzionamento quotidiana, prima dell’utilizzo (fonte MSA).
La calibrazione
La calibrazione consiste nella regolazione del segnale di uscita del sensore, o dei sensori, in base alla concentrazione nota e tracciabile del gas di calibrazione.
Essa garantisce la massima precisione dello strumento perciò necessaria se si desidera un’elevata accuratezza della lettura… oppure in caso di bump test negativo.
La calibrazione è importante in quanto tutti i sensori sul mercato presentano una certa deriva nel tempo e sono potenzialmente soggetti agli effetti incontrollabili dovuti a sovraesposizione al gas, avvelenamento, urti, cambiamenti estremi delle condizioni ambientali, ecc.
Questi eventi possono causare una diminuzione dell’accuratezza dei sensori.
Normalmente la calibrazione viene effettuata da officine autorizzate e consigliata almeno una volta l’anno… ma anche su questo aspetto, meglio osservare quanto riportato sul manuale d’uso e manutenzione.
La giusta scelta del rilevatore di gas per spazi confinati
In conclusione ritengo che per un acquisto ottimale andrebbero valutati più aspetti, dai più pratici:
- peso;
- durata batterie;
- ingombro;
- maneggevolezza;
a quelli più importanti:
- la tipologia dei sensori idonei in base al tipo di inquinanti probabili all’interno dell’ambiente su cui si va ad operare;
- il numero di sensori (multigas o mono);
- a diffusione o con pompa di prelevamento;
- funzionalità accessorie e di allarme mandown (uomo a terra, sensore urti)
- la possibilità di interfacciarsi con il dispositivo mediante wi-fi o bluetooth per poter avere una lettura su un terminale esterno (per esempio, del sorvegliante o del soccorritore).
Cosa offre il mercato dei rilevatori di gas portatili
Nell’ottica di fornire un panorama più completo possibile, se poniamo sullo stesso livello i principi base di funzionamento di un rilevatore di gas per spazi confinati, la differenza la fanno molto i servizi e le funzionalità accessorie oltre che la qualità del servizio post vendita e dell’assistenza.
Le marche più note sono:
MSA con uno dei prodotti più diffusi sul mercato, l’Altair® 4X e 5X
Ma mi sento di segnalarvi anche un’ottima soluzione, distribuita in Italia da Spasciani, già azienda Italiana produttrice di APVR e autorespratori.
Sto parlando del MULTIGAS VENTIS™ MX4
Scegliere in base alle procedure
Rivolgersi ad un rivenditore specializzato e qualificato molto spesso può fare la differenza.
Ancor di più se la scelta viene effettuata a seguito di un percorso di mappatura ed individuazione delle procedure di lavoro specifiche per la situazione (le varie situazioni) che abbiamo in azienda e dopo la simulazione delle condizioni operative durante una o più sessioni di addestramento dove sia possibile testare i vari strumenti.
In IN-SAFETY abbiamo affrontato questo argomento durante alcune giornate di addestramento e aggiornamento sulle tecniche di lavoro e soccorso negli spazi confinati, giornate che teniamo periodicamente, per nostra formazione interna o per i nostri clienti.
Sui Rilevatori di Gas per Spazi confinati, il docente di eccezione è stato Alessandro Coacci, operatore e formatore esperto in sicurezza anticaduta e lavoro negli spazi confinati.

Alessandro Coacci lavora per il Controllo Inquinamento Ambientale, una società che si occupa di consulenza in ambito salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e della normativa ambientale rivolta soprattutto alle aziende.
Ha lavorato nel settore petrolifero come Company-man, dove si occupava della gestione dei lavori nelle piattaforme per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi e faceva parte della squadra di emergenza.
Si è formato anche sulla prevenzione incendi, Blowout Preventer, sopravvivenza in mare e basic trauma.
Attualmente si occupa anche di rischio amianto (RRA in varie industrie), di trasporto merci pericolose (consulente ADR) e formazione.
ben fatto