Le informazioni e le ricerche utili per fare una corretta valutazione più i suggerimenti su come eliminarli o ridurli.
I rischi residui e i rischi secondari sono due concetti spesso utilizzati nella gestione dei rischi sul lavoro e nella pianificazione di progetti o attività lavorative.
Li conoscono bene i responsabili della sicurezza che devono eseguire una valutazione dei rischi.
In questo articolo vorremmo entrare nei rischi residui specifici relativi all’impiego di scale alla marinara con gabbia guardacorpo.
Perché riteniamo che scegliere una scala alla marinara con gabbia guardacorpo e pensare di aver risolto tutti i problemi di rischio caduta dalla scala solo perchè l’81/2008 ancora la considera alla stregua di dispositivo collettivo, sia quantomeno troppo semplificativo.
E perché, a seguito di varie prove e test compresi quelli eseguiti durante l’ultimo evento formativo, è evidente quanto la gabbia sia insufficiente ad eliminare tutti rischi anzi ne trascuri molti, anche gravi, e ne crei altri.
Rischi residui e secondari che un RSPP e/o un datore di lavoro non possono ignorare o non considerare.

Copertina dello studio rr675 di HSE, ente britannico. Il titolo cita: Indagine sull’efficacia nell’arresto della caduta di una scala con gabbia, quando usata in combinazione con vari sistemi di arresto caduta condotto da TUV NEL
Definizioni dei rischi primari, rischi residui e rischi secondari.
Prima di tutte, chiariamo i concetti base e forniamo le definizioni corrette.
Rischi primari.
Sono i rischi maggiormente evidenti la cui eliminazione o mitigazione deve essere l’obiettivo primario di chi si occupa di sicurezza sul lavoro.
Rischi residui.
I rischi residui sono quei rischi che rimangono dopo aver attuato tutte le misure di mitigazione e di gestione dei rischi primari.
In altre parole, sono le potenziali minacce o le opportunità che persistono anche dopo che sono state adottate tutte le azioni per ridurle.
Rischi secondari.
I rischi secondari sono rischi che possono emergere come conseguenza di un evento o di un’azione volta a mitigare un rischio primario/residuo.
Questi rischi non sono necessariamente evidenti o prevedibili inizialmente, ma possono manifestarsi a seguito di decisioni o azioni intraprese per affrontare un rischio iniziale.
In sintesi, i rischi residui riguardano le minacce o le opportunità che rimangono dopo la gestione dei rischi primari, mentre i rischi secondari sono quelli che possono sorgere a seguito delle misure adottate per affrontare i rischi principali.
Entrambi questi concetti sono importanti nella gestione efficace del rischio al fine di garantire la sicurezza in cantieri e attività lavorative do ogni tipologia.
I rischi residui in una scala con gabbia guardacorpo.
Come abbondantemente spiegato negli articoli precedenti come “Scale con gabbia si o scale con gabbia no?”, una gabbia di protezione, se correttamente dimensionata, è a norma, sia secondo l’81/2008 sia secondo la UNI EN ISO 14122-4.
Ha il vantaggio di non richiedere l’attivazione preventiva da parte dell’operatore, a differenza di un DPI anticaduta, e per lo stesso motivo non richiede formazione e addestramento specifico.
Ma l’efficacia delle scale a gabbia nell’arrestare in sicurezza una caduta è da molto tempo argomento di costante dibattito nel settore della protezione anticaduta e ha portato alla ricerca sulla questione da parte di numerosi organismi e aziende.
È ampiamente riconosciuto che la gabbia guardacorpo su scale fisse alla marinara (scale con gabbia ) non fornisce da sola un mezzo efficace di arresto della caduta, soprattutto in caso di perdita dei sensi e di perdita di presa anche con i piedi.

Le cose che possono succedere ad un operatore che cade in una scala con gabbia sono:
- può impattare al suolo senza toccare la gabbia;
- cadendo, può invece sbattere violentemente testa ed arti sulla gabbia con conseguenti fratture, tagli o amputazioni;
- tutte e 2 le cose insieme;
- può rimanere incastrato nella gabbia in un punto difficile da raggiungere da parte dei soccorritori o in una posizione difficile da risolvere.
- può rimanere incastrato dopo aver subito fratture, tagli o amputazioni a causa dell’urto sulla gabbia.
Rimuovere la gabbia potrebbe essere la soluzione ma è spesso difficile da attuare, pericolosa se poi non si installano sistemi anticaduta.
Costosa, specialmente se le scale sono integrate in macchinari o impianti di grandi dimensioni.
A volte si può pensare di “migliorarle” applicando profili antiscivolo e/o installando un sistema di arresto caduta retrofit al suo interno.
In merito a quest’ultima soluzione, il ragionamento iniziale è che i due sistemi dovrebbero lavorare insieme per arrestare una caduta in maniera più efficace.
Tuttavia, questo approccio ha sollevato ulteriori questioni di sicurezza.
Ad esempio, se si verificasse una caduta mentre il lavoratore è collegato a un sistema di arresto caduta, la gabbia interferisce con il sistema di arresto caduta al punto da non riuscire ad arrestare la caduta in modo efficace?
In che misura poi ne rispondono i produttori?
Altra domanda, se il sistema fosse in grado di arrestare una caduta, è in grado di farlo senza che l’operatore subisca lesioni gravi?
Un salvataggio poi, viene semplificato o complicato?

I rischi secondari.
Tra i rischi secondari ci mettiamo quindi tutti quei rischi legati al recupero e soccorso ma anche quelli legati all’attuazione dei miglioramenti come l’utilizzo di un sistema di arresto caduta aggiuntivo.
I pro e i contro di queste soluzioni li abbiamo già chiariti nell’articolo: Linee vita verticali dentro scale con gabbia: sono sicure?
Lo studio HSE sugli effetti di una caduta in una scala con gabbia.
Aggiungiamo però uno studio, poco conosciuto in Italia, fatto dall’HSE, Health and Safety Executive, ente governativo per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro del Regno Unito.
l’HSE ha condotto una ricerca per determinare cosa potrebbe accadere quando qualcuno cade in una scala a gabbia mentre è collegato a un sistema di arresto caduta.
I ricercatori hanno eseguito 68 simulazioni utilizzando un manichino con sensori collegato a diciassette (17) diversi tipi di sistemi di arresto caduta.
Tra questi, cordini con dissipatore, binari verticali e sistemi a cavo metallico.

I risultati della ricerca
Il rapporto di ricerca 657 dell’HSE, un documento di oltre 750 pagine che descrive in dettaglio la ricerca e i risultati, può essere trovato sul sito web dell’HSE ma in sintesi i risultati sono stati i seguenti:
- Non ci sono prove che la gabbia fornisca una completa capacità di arresto caduta;
- Se si utilizza un sistema ad arresto caduta, esiste il rischio che la gabbia possa ostacolarne il funzionamento o l’efficacia nel prevenire lesioni.
Ad esempio ci sono stati test che hanno evidenziato come certi DPI (imbraghi, retrattili e cordini) nell’interazione con la gabbia, possono andare ad intercettare collo e testa dell’operatore.
A seguito di questa ricerca, l’HSE ha concluso anche che, sebbene le scale a gabbia non forniscano efficaci capacità di arresto caduta, offrono altri vantaggi in termini di sicurezza.
Quindi può anche non essere rimossa.
Allo stesso modo, quando si tratta di sistemi anticaduta aggiuntivi, i vantaggi superano di gran lunga gli svantaggi dal punto di vista della sicurezza, quindi questi non dovrebbero essere vietati.
Fermo restando che le norme tecniche non ne prevedano la coesistenza.

Azioni consigliate dall’HSE.
L’HSE ha quindi messo in evidenza come le gabbie possono non essere efficaci da sole.
Ha consigliato poi di rivedere le valutazioni del rischio e prendere in considerazione un’ulteriore protezione anticaduta o un mezzo di accesso alternativo (leggi: scale di sicurezza).
Evidenziando anche che se si decide di utilizzare un sistema di arresto caduta insieme ad una scala a gabbia, è necessario essere consapevoli che la gabbia potrebbe interferire con il funzionamento del sistema.
In particolare con i dispositivi a mulinello inerziale, sistema anticaduta con il carrellino che si aziona con l’accelerazione.
Pertanto è necessario verificare bene con il proprio installatore, il tipo di dispositivo da utilizzare con le scale a gabbia.
Mettiamoci anche il casco.
Lo studio evidenzia anche che gli elmetti possono aiutare a ridurre il rischio di lesioni alla testa durante una caduta.
Ma anche questo, noi di IN-SAFETY® lo diciamo da sempre.

E il salvataggio?
Pur ritenendo le raccomandazione dell’HSE molto valide, riteniamo che vi sia una preoccupazione importante che viene affrontata solo brevemente nel rapporto: la questione cruciale del salvataggio .
Il rapporto sottolinea che:
“Se nelle scale a gabbia si impiegano sistemi ad arresto di caduta, si raccomanda di studiare e sviluppare procedure di salvataggio sicure e dotare i lavoratori di mezzi che consentano un recupero sicuro e rapido di una persona che cade in una gabbia”.
Dopo aver analizzato i risultati dei 68 test, è apparso evidente che i metodi di salvataggio possono essere piuttosto difficili e pericolosi da mettere in atto. Inoltre, data l’entità della lesione, il tempo a disposizione della squadra di soccorso potrebbe essere insufficiente…”.
Sappiamo tutti che, per quanto attentamente si pianifichi qualcosa, gli incidenti accadono.
Soccorrere qualcuno caduto dall’alto, in circostanze normali, è già di per sè impegnativo.
Ma salvare qualcuno in una scala a gabbia è ancora più problematico in quanto è necessario tenere conto dello spazio ristretto e del tipo di sistema di arresto caduta utilizzato.
La prova di salvataggio fatta da IN-SAFETY®
All’evento nazionale abbiamo provato a mettere in atto una manovra di recupero e salvataggio di un manichino caduto liberamente dentro una scala con gabbia (non collegato ad un sistema anticaduta).
E ci saremmo anche riusciti al 100% se non fosse per il fatto che il manichino, già più volte lasciato cadere all’interno della gabbia nel corso delle due giornate, non fosse stato privo di entrambe le braccia, amputate dall’impatto con la gabbia.
Però abbiamo barato.
Come prima cosa, il manichino già indossava un’imbracatura e un elmetto quando, normalmente, chi usa le scale con gabbia senza sistemi anticaduta integrati, non indossa praticamente mai l’imbracatura.
A meno che in copertura non debba usare un sistema linea vita.
Come seconda cosa, alla scala del centro di formazione si poteva accedere anche da sopra, passando da un’altra scala.
Nella realtà, se dovesse succedere, è probabile che ci si trovi sotto il ferito. Se sopra, probabilmente senza il kit di salvataggio e senza i DPI, per i motivi di cui sopra.
Terzo elemento, noi abbiamo usato Santino, un tecnico IRATA L3 , altamente addestrato nei salvataggi tecnici.
Condizioni comuni? Non credo proprio?
Conclusione
I dibattiti e gli studi hanno evidenziato come le scale a gabbia mantengano un bel po’ di rischi residui, rischi che un responsabile alla sicurezza o un datore di lavoro non può ignorare e per i quali deve prendere provvedimenti.
Per fortuna ci sono sistemi che possono essere integrati alle gabbie esistenti ma vanno scelti con accuratezza, non sono tutti uguali e comportano rischi secondari.
E di questi è necessario vagliare attentamente i pro e i contro.
Oppure si taglia la testa al toro scegliendo sistemi diversi come le scale anticaduta.
Quello che è importante, in caso di dubbi, è affidarsi a consulenti, tecnici e produttori in grado di consigliare la migliore soluzione tenendo conto, appunto anche dei rischi residui e dei rischi secondari.