Quali le tipologie, i materiali e i modelli esistenti sul mercato per mettere in sicurezza bordi dei tetti fotovoltaici e lucernari.
Quando scegliamo un parapetto per tetto fotovoltaico o una rete anticaduta o una passerella, può essere utile sapere quali opzioni offre il mercato.
In questo articolo, la terza parte della serie anticaduta e tetti fotovoltaici, faremo una panoramica sui principali sistemi anticaduta collettivi.
Tipologie di parapetto per tetto di tipo permanente esistenti sul mercato.
I prefabbricatori di sistemi anticaduta offrono soluzioni di ogni tipo, differenziabili in base a:
- materiali impiegati,
- tipo di ancoraggio,
- alla forma,
- al tipo di certificazione/prestazione.
Parapetti in alluminio o acciaio.
Uno dei primi parapetto per tetto immessi sul mercato dai prefabbricatori erano in acciaio verniciato o zincato a caldo, in quanto loro stessi erano in origine produttori di carpenterie metalliche o fabbri. Ci sono poi versioni più economiche con zincatura elettrolitica, detta anche a freddo. Questi ultimi sono in genere meno resistenti a particolari condizioni ambientali aggressive.
Sono ancora largamente impiegati in quelle situazioni custom dove i montanti devono essere molto alti, ad esempio se da fissare sulla “gamba” delle travi Y.
In seguito sono arrivati sul mercato i parapetti per tetto prefabbricati in alluminio, naturale o anodizzato. Come già spiegato, dai prefabbricatori di scale e passerelle uso macchinari già pratici di questo materiale. Questi sono ancora oggi i più utilizzati e anche i più economici perché i prefabbricatori hanno migliorato il processo di industrializzazione e al contempo le prestazioni dei componenti.
Ad oggi sul mercato si trovano sistemi di parapetti in alluminio ad assemblaggio rapido, certificati secondo le NTC fino a 2 mt di interasse tra i montanti. Mantenendo al contempo flessioni sui correnti inferiori allo 0,3 % della distanza tra montanti (indicazioni da UNI EN 14122-3).

Parapetto per tetto di tipo prefabbricato e modulare in alluminio, prodotto da Genesi by Somain Italia, installato da ICON snc, azienda consorziata IN-SAFETY®
Per non parlare dell’ampia scelta di versioni e accessori:
- a piastra di fissaggio orizzontale o verticale;
- a montante dritto, curvo e/o reclinabili;
- con o senza tavola ferma-piede;
- abbinabili a cancelletti a molla;
- installabili su lamiere grecate mediante rivetti;
- o con morsetti a stringere su coperture aggraffate;
- monolitici o ad assemblaggio modulare rapido;
- autoportanti e zavorrati.
Parapetti in PRFV (poliestere rinforzato con fibra di vetro) pultrusa.
Una recente novità nel settore sono i sistemi di parapetto (ma anche scale e passerelle) costruiti in PRFV pultrusa. Questi hanno particolari caratteristiche di resistenza alla corrosione e sono dielettrici.
Sono quindi molto utilizzati nel settore chimico, nella gestione delle risorse idriche e negli impianti di depurazione con presenza di cloro o ozono. Sono leggeri e non creano correnti galvaniche in grado di innescare processi di corrosione. Sono radar trasparenti.
Oltre ad una serie di caratteristiche che vi racconteremo nei prossimi articoli, in collaborazione con P-TREX.

Parapetti autoportanti zavorrati: spazio occupato e limiti di utilizzo.
I parapetti autoportanti sono quei parapetti che sostengo la spinta di un operatore grazie a delle zavorre che la controbilanciano. Possono essere pertanto impiegati su quelle coperture che, per una serie di caratteristiche strutturali, non sono in grado di ospitare parapetti con base avvitabile o tassellabile.
Ad esempio se non c’è una veletta strutturale, cioè fatta di soli carter in lattoneria (vuoti dietro) invece che di cemento o ferro.
Oppure quando il manto di copertura è in guaina termosaldata o bituminosa e non è perforabile.
I limiti di tali parapetti, soprattutto in relazione agli impianti fotovoltaici, è che necessitano di spazio per il piede zavorrato che, a seconda dei modelli e dei produttori, può essere lungo anche 2 metri.
Inoltre, resistendo bene al ribaltamento in avanti ma non allo scivolamento da spinta orizzontale, è prescrizione di ogni produttore la presenza di un minimo di veletta ovvero un gradino in grado di fermare il suddetto scivolamento.
Questo infatti dipendente molto dall’attrito tra il basamento e il manto di copertura, condizione che il produttore non può controllare e si cautela così. Oppure prescrivendo, in caso di mancanza, l’installazione del parapetto ad una distanza uguale o maggiore a 2 metri dal bordo.
Immaginatevi un piano di copertura senza veletta, un parapetto zavorrato chiederebbe la prima fascia libera di 2 metri dal bordo più 2 metri dietro, 4 in tutto.

Parapetti zavorrati a basso ingombro Tractel Guard-Trac.
Tractel Italiana S.p.A. propone una tipologia molto particolare di parapetto autoportante zavorrato, il parapetto guard trac™ plus, conforme alle norme EN 13374-A:2019 e EN ISO 14122-3:2016.
Guard trac™ plus ha un sistema brevettato di basamento porta zavorre, di tipo autobloccante, a bassissimo ingombro. Il basamento zavorrato occupa solo 800 mm rispetto agli 1,2/1,5 m di altri prodotti.
È l’unico che, nella sua versione t-b, non richiede l’obbligo di una veletta frontale di bloccaggio, come spiegato nel paragrafo precedente.
Gli elementi che lo compongono sono ad installazione rapida, si parla di tempi di posa che si aggirano intorno ad 1 metro al minuto.
Gli elementi consecutivi possono ruotare l’uno rispetto all’altro, per seguire eventuali curve e sagome del tetto, di un angolo interno dai 30° ai 330°.

Esistono i parapetti zavorrati a norma NTC?
Le NTC prevedono che vengano verificate le prestazioni di resistenza a sforzi di 100 kg al metro lineare rispetto alla base di vincolo. E’ difficile verificare il vincolo su un parapetto che si appoggia e non si avvita.
Ciò non toglie che un prefabbricatore possa costruire un parapetto autoportante zavorrato i cui componenti rispettano i limiti di deformazione dettati dalla UNI EN 14122-3 applicando le forze superiori della NTC.
Ne consegue che sul manuale risulterà un parapetto autoportante conforme ad entrambe le norme, limitatamente agli aspetti previsti da tali norme.
Parapetti reclinabili: se non servono, non fanno ombra
I parapetti reclinabili, da non confondere con i parapetti inclinati che sono di tipo fisso ma col montante non dritto, sono una via di mezzo tra un parapetto permanente e un parapetto provvisorio.
I montanti dei parapetti reclinabili sono fissati su basi a cerniera con blocco che ne consentono l’abbassamento o l’innalzamento all’occorrenza.
Uno dei vantaggi di questo tipo di parapetto è che hanno un basso impatto visivo, cosa interessante soprattutto se vanno installati a protezione di quelle coperture fotovoltaiche con un importante valore estetico o paesaggistico.
Vantaggio ancora più importante, se l’ombreggiamento dei moduli costituisce un grave problema, è che tale problema lo presenta solo nelle giornate di manutenzione con presenza di manutentori sul tetto. Il resto dell’anno il parapetto non crea coni d’ombra.
Lo svantaggio, la scomodità per così dire, è che per essere risollevati c’è bisogno di almeno 2 persone, richiede tempo e soprattutto vuole un sistema di protezione di servizio per gli operatori incaricati di eseguire tale operazione: una linea vita da impiegare con i DPI o addirittura una PLE.
Ma potrebbe valerne la pena, dipende dalla situazione.

Reti anticaduta permanenti a protezione dei lucernari e dei vuoti tecnici sui tetti fotovoltaici.
Ci sono vari sistemi, almeno 4, per mettere in protezione lucernari che sono, statisticamente, la maggiore causa di caduta dai tetti.
Li abbiamo largamente descritti nell’articolo Protezione lucernari ed efc: 4 sistemi per metterli in sicurezza contro le cadute
I sistemi maggiormente compatibili con gli impianti fotovoltaici (vedi problemi di ombre e ingombro con i parapetti) sono le reti anticaduta permanenti.
L’ottimizzazione si ha quando le reti sono installabili sotto, tra solaio e il manto di copertura traslucido, prima che questo venga installato. Sono reti zincate o acciaio inox che si montano mediante l’impiego di listelli o profilati metallici.
Se siamo costretti ad installarle su coperture già fatte, meglio non andare a smontare i pannelli o i traslucidi: svitando e riavvitando lamiere, policarbonato o vetroresina, si va a destabilizzare la tenuta delle guarnizioni dei fissaggi.
In alcune situazioni, se le circostanze lo richiedono, si potrebbe anche intervenire da sotto, impiegando reti in acciaio a maglia libera ancorate a dei cordoni perimetrali.
Se è necessario intervenire da sopra, direttamente sull’estradosso, Pasini Reti ha messo a punto un sistema che si chiama Safety net Hi-Vis: mediante l’impiego di particolari linguette, la rete può essere installata rivettandola alla lamiera di copertura. La rete stessa è plastificata e certificata per la resistenza ai raggi UV.
In entrambi i casi, la garanzia di tenuta alle cadute la forniscono:
- il produttore che le ha certificate per tale scopo;
- il progettista che calcolerà e firmerà le verifiche strutturali (come per i parapetti o le linee vita);
- il posatore che monterà secondo istruzioni ricevute rilasciando una dichiarazione di corretta posa.
Il proprietario dovrà ricordarsi di conservare tutta la documentazione e di fare regolare manutenzione come da specifiche del produttore o come indicato dal progettista.
Attenzione alla pedonabilità.
Il fatto che le reti anticaduta impediscano ad un manutentore di coperture fotovoltaiche di precipitare al suolo, non significa che queste rendano i lucernari pedonabili. Ovvero che si possa sfruttare lo spazio libero tra i moduli lasciati dai lucernari per muoversi in sicurezza tra una stringa e l’altra.
Salvo rarissime eccezioni di messa in sicurezza con grigliati portanti, i lucernari protetti con reti non sono mai pedonabili. Non impediscono la caduta ma ne limitano le conseguenze. È pertanto necessario prevedere un eventuale procedura di recupero.

Andatoie e passerelle per muoversi sui tetti fotovoltaici.
In caso di manti di copertura o parte di essi non pedonabili (come sui pannelli fotovoltaici stessi o come sulle reti a protezione dei lucernari) è necessario pianificare i punti di passaggio ed eventualmente prevedere passerelle o andatoie pedonabili.
Devono essere sufficientemente robuste da sopportare il peso dinamico di un operatore in movimento compresi gli strumenti di lavoro.
Come dimensioni, le normative chiedono 60 cm di larghezza. Se utilizzate per movimentare materiali ingombranti, come i pannelli fotovoltaici, la larghezza dovrà essere di almeno 120 cm.
Fondamentale, l’utilizzo di passerelle o scavalchi, per passare sopra i lucernari o per passare sopra fasci di cavi, cambi di quota o tra due shed.
Andatoie e passerelle, se si affacciano o attraversano vuoti tecnici e non protetti da cadute, devono avere parapetti e tavole fermapiede. Esistono sia da avvitare a strutture rigide oppure con piastre per essere rivettate sulle lamiere di copertura. Esistono anche passerelle zavorrate.

A livello normativo, valgono le stesse considerazioni fatte per i parapetti: i modelli prefabbricati che si trovano sul mercato sono in genere certificati secondo al D.lgs 81/2008, le Norme Tecniche di Costruzione oppure secondo norme tecniche EN 14122, relative ai sistemi di accesso ai macchinari.
Per concludere, il nostro consiglio prima di progettare un impianto fotovoltaico su tetto, è quello di analizzare bene i punti di caduta:
- capire come e se possono influire sul layout dell’impianto fotovoltaico
- o sulla produzione di questi,
- verificare la presenza di elementi strutturali in grado di sostenere le protezioni,
- solo dopo, scegliere il prodotto migliore.
In queste analisi, il consiglio di uno specialista IN-SAFETY costituisce un enorme vantaggio.
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