Gli studi effettuati, le reali tempistiche di insorgenza, gli elementi che la influenzano e come intervenire correttamente.
La sindrome da sospensione inerte, detta anche sindrome da imbracatura, è la ragione principale per la quale si deve evitare di cadere quando si lavora in imbracatura preferendo i sistemi a caduta impedita.
E per la quale è obbligatorio e fondamentale prevedere una procedura di salvataggio più efficiente possibile.
Dalla mia esperienza, se ne parla tanto ma in maniera approssimativa e un po’ confusionaria.
Soprattutto sui tempi di insorgenza e di sopravvivenza così come sulle adeguate misure per prevenirla.
Si leggono tantissime slide e articoli che parlano di 3-4 minuti prima che sopraggiunga la morte mentre, in altri, si parla di tempi che vanno dai 45 minuti a un’ora.
Altri testi danno la colpa della sindrome da imbracatura alla larghezza delle fettucce dei cosciali e alla compressione che queste generano all’inguine.
Mentre di contro c’è chi scrive che il tipo di imbracatura non c’entra niente.
Ma dove sta la verità e come andrebbero letti questi dati? Quali le misure per evitare tale sindrome?
In questo articolo cercheremo di fare chiarezza su:
- Il reale problema della sindrome da sospensione;
- Le cause, i sintomi e gli effetti;
- Le tempistiche in cui avviene e entro le quali intervenire
- Gli altri fattori che contribuiscono alla salute e sicurezza del lavoratore in imbracatura.
Lo faremo leggendo gli ultimi studi scientifici sull’argomento: “Sospesi”

Le posizioni che assume il corpo in condizione di sospensione inerte con una normale imbracatura anticaduta – foto HSE
Cos’è la sindrome da sospensione inerte?
La sindrome da sospensione inerte è detta anche sindrome da imbracatura; in inglese, suspension trauma o harness hang syndrome.
È il complesso di sintomi che colpisce chi rimane a lungo appeso ad un’imbracatura, privo di sensi o incapace di muovere la parte del corpo sotto il diaframma e le gambe, a seguito di una caduta dall’alto oppure a seguito di un infortunio durante un accesso e posizionamento su funi.
Tale posizione inerte può generare una intolleranza ortostatica causando aumenti di pressione nella zona toracica che possono, in alcuni casi, portare ad un evento sincopale che a sua volta può causare mancanza di ossigeno agli organi vitali: ipossia multi viscerale.
L’evento sincopale, ovvero un’improvvisa e transitoria perdita di coscienza, è quindi il maggior problema a cui può andare incontro la persona sospesa e può portare il soggetto alla morte se non si interviene immediatamente.
Studiare la sindrome da sospensione inerte serve anche a stabilire chi può lavorare in imbracatura.
Capire quali sono gli eventi clinici che innescano una perdita di coscienza e di conseguenza la sindrome da sospensione inerte, ma anche quali le condizioni ambientali o fisiologiche che la favoriscono, è importante per condividere delle possibili linee guida per il soccorso.
Inoltre è importante stabilire se il rischio di sindrome da sospensione inerte sia solo un evento teorico oppure quasi certo, tale da legiferare in tal senso.
In più, l’individuazione di patologie predisponenti, nonché la prevenzione di condizioni ambientali e fisiologiche sfavorevoli, oltre all’insorgenza di patologie correlate, consentirebbero di stabilire se il lavoro in imbracatura sia o meno un lavoro usurante.
E in tal senso definire una caratterizzazione del lavoratore adatto a questa tipologia di lavoro compresa la formazione specifica all’attività tecnica da compiersi.
Lo studio “Sospesi” dell’Università degli Studi di Milano Bicocca in breve.
Lo studio “Sospesi” del 2011 è stato condotto da un gruppo di 8 ricercatori presso l’Ambulatorio di Fisiologia Clinica e dello Sport dell’Università degli Studi di Milano Bicocca (www.fisiologiaclinica.medicina.unimib.it).
Scopo di tale studio è stato:
- verificare l’incidenza di ST (Suspension Trauma) durante sospensione inerte in imbracatura;
- identificare gli eventi fisiopatologici che possono condurre ad evento sincopale durante sospensione inerte;
- valutare la presenza di eventuali fattori predisponenti;
- fornire indicazioni per un test di valutazione funzionale a cui sottoporre il lavoratore in imbracatura per verificarne lo stato di salute e la predisposizione a incorrere in sindrome da sospensione inerte;
- la verifica delle caratteristiche di dispendio energetico e di attenzione e concentrazione durante lavoro in sospensione.
I soggetti dei test condotti e alcune precisazioni sul metodo.
I test sono stati condotti su un gruppo di persone sane (per escludere l’incidenza di patologie preesistenti) composto da 40 individui (35 uomini e 5 donne).
Questi, divisi in 3 sottogruppi:
- persone che utilizzano l’imbracatura per lavoro e/o alpinisti – n° 16;
- atleti aerobici (fondo e mezzofondo) – n° 11;
- sedentari – n° 8.
Gruppo 2 e 3, entrambi senza esperienza nell’utilizzo di imbracatura.
Di media, i soggetti hanno 39 anni e pesano 75 kg, con minimi di 48 kg e massimi fino a 115 kg.

Trattandosi di test che avrebbero potuto portare persone sane ad un evento sincopale (rischioso per i soggetti), seguendo i vari codici etici in materia di sperimentazione umana, è stato deciso di utilizzare imbracature da sospensione a 5 punti (con cosciali e cintura lombare), e i soggetti appesi al punto ventrale di progressione EN 813.
Quindi in un’imbracatura e in una posizione molto più comoda rispetto a quella di trovarsi appesi al dorsale di un’imbracatura economica a 1 o 2 punti.
I test condotti dallo studio sulla sindrome da sospensione inerte.
I soggetti sono stati sottoposti a 4 tipi di test:
- test sulle condizioni basali, a terra, non sospesi;
- test di sospensione inerte, fermi sull’imbracatura appesi per il ventrale;
- test di simulazione di lavoro in imbracatura (sospensione attiva);
- un test di simulazione di attività lavorativa con fattori di correzione imposti dallo sperimentatore (idratazione ed esercizi di utilizzo della catena cinetica posteriore).


I risultati dello studio sulla sindrome da sospensione inerte.
I test condotti durante lo studio “Sospesi” hanno evidenziato dei dati importanti.
I tempi di sospensione e resistenza sono molto variabili ma…
Si è passati da una resistenza, in alcuni soggetti, di pochi minuti fino a resistenze di oltre 50 minuti (nessuno è arrivato a 60).
La media di resistenza in posizione sospesa è stata di 29 minuti.
Soggetti diversi hanno portato a risultati diversi ma non c’è evidente correlazione fra età, sesso o grado di allenamento con la possibilità di avere un evento sincopale.
Anche le persone molto allenate possono subire la sindrome da sospensione inerte
La temperatura incide sui tempi di resistenza.
A temperature più alte sono corrisposti tempi di resistenza più bassi, indice che il caldo influisce negativamente… e il freddo positivamente.
Dato interessante: pare che la sospensione faccia percepire meno il freddo.
Rimanendo sospesi aumenta il battito cardiaco e aumenta la pressione
Durante i test di sospensione si sono registrati aumenti di frequenza cardiaca e di pressione arteriosa sisto-diastolica, rispetto al valore riscontrato in condizioni basali a riposo a terra.
Due individui hanno mostrato valori ipertensivi sistolici gravi (>180 mmHg) per cui è stato necessario interrompere il test.
Il 25% dei test totali sono stati interrotti per valori ipertensivi diastolici gravi (>110 mmHg).
Questo fa riflettere anche su quanto possano diventare gravi le conseguenze di una sospensione inerte su soggetti con problemi cardiaci e di ipertensione.

La compressione dei cosciali sui muscoli non incide molto.
Il comfort dell’imbracatura e la posizione di sospensione sono molto influenti sui tempi di resistenza alla sospensione.
Non lo è invece l’effetto compressivo dei cosciali sui muscoli degli arti inferiori: questo perché l’immobilità fa sì che i muscoli non abbiano bisogno di maggiore ossigenazione cioè di maggiore irrorazione.
La forma dei cosciali incide piuttosto sulle prestazioni, quali affaticamento e lucidità, nella sospensione attiva
Conclusioni e azioni consigliate per ridurre il rischio sindrome da sospensione inerte.
Riassumendo i risultati dello studio, si può dire che:
- il tempo di sospensione medio, di persone immobili con una imbracatura per accesso su corda, è stato di 29 minuti (tempo massimo e minimo 60 e 10 minuti circa rispettivamente); si noti che il tempo si riferisce all’utilizzo di una imbracatura da lavoro per sospensioni: i tempi di sospensione a seguito di una caduta su una normale imbracatura anticaduta sarebbero inferiori;
- non è stata riscontrata una relazione fra tempo di sospensione, età e livello di allenamento dei volontari: anche persone molto esperte ed allenate possono avere una sincope in imbracatura;
- il tempo di sospensione diminuisce con l’aumentare della temperatura ambientale;
- la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca aumentano durante tutto il periodo di sospensione e diminuiscono immediatamente al suo termine.

Come ridurre il rischio.
Ne consegue che per ridurre il rischio di evento sincopale (perdita dei sensi) e quindi di sindrome da sospensione inerte, sia opportuno:
- valutare al meglio le condizioni fisiche e il background clinico di un addetto ai lavori in quota o in fune;
- scegliere imbracature il più confortevoli possibili, meglio se con cosciali larghi e/o imbottiti e preferire l’attacco sternale che, in caso di caduta, pone l’operatore in posizione semiseduta a faccia in alto;
- l’imbracatura deve essere confortevole non solo per l’utilizzo, ma anche in funzione di un’eventuale necessità di evacuare una persona incosciente.
- addestrare gli operatori all’utilizzo di tecniche e dispositivi di autosoccorso che permettano di muovere la muscolatura inferiore nell’attesa dei soccorsi.
- limitare il lavoro in imbracatura nei periodi dell’anno e nelle ore della giornata più calde.
- avere una procedura di salvataggio e un kit il più efficiente possibile (con relativo ed efficace addestramento) che permetta di togliere dalla sospensione il lavoratore nel più breve tempo possibile, entro i 20 minuti; praticare tecniche di primo soccorso quando il ferito è ancora sospeso potrebbe solo far perdere tempo prezioso.
- una volta portato a terra il ferito, posizionarlo in posizione orizzontale con le gambe più in alto rispetto al busto;
- formare e addestrare i lavoratori addetti ai lavori in quota alle tecniche basilari di primo soccorso ma anche e soprattutto al BLS-D (Basic Life Support and Defibrillation).

La sindrome da sospensione inerte nel D.lgs 81/2008
In caso di incidente in cui un lavoratore rimane sospeso e inerte sulla sua imbracatura, è necessario riportare il lavoratore in piano il prima possibile, togliendolo dallo stato di sospensione.
Questo comporta manovre di salvataggio con kit di soccorso e apposite procedure.
Operazioni e dispositivi che ogni lavoratore deve conoscere sia tramite la formazione e l’addestramento sia tramite datore di lavoro (art. 37, D.lgs. 81/2008).
Più precisamente l’art. 43 lettera (e) del D.lgs. n°81/2008 che riguarda la “Gestione delle emergenze” attribuisce al DDL l’obbligo di:
“adottare i provvedimenti necessari affinché’ qualsiasi lavoratore, in caso di pericolo grave ed immediato per la propria sicurezza o per quella di altre persone […] possa prendere le misure adeguate per evitare le conseguenze di tale pericolo, tenendo conto delle sue conoscenze e dei mezzi tecnici disponibili.”
All’art. 43, comma 3, viene precisato anche che:
“I lavoratori […] devono essere formati, essere in numero sufficiente e disporre di attrezzature adeguate, tenendo conto delle dimensioni e dei rischi specifici dell’azienda o dell’unità produttiva.”

Di conseguenza, deve essere predisposta, nell’ambito della valutazione dei rischi, una procedura che preveda l’intervento in aiuto dell’operatore rimasto sospeso.
La squadra di emergenza deve essere in grado di mettere in atto tecniche di soccorso che consentono, mediante l’uso di appositi dispositivi, di recuperare, in condizioni di sicurezza, l’operatore sospeso.
Tra l’altro e di conseguenza, dovranno essere individuati gli elementi strutturali in grado di consentire l’installazione di sistemi di ancoraggio per i dispositivi di soccorso e recupero.
ATTENZIONE: ne abbiamo parlato nell’articolo “Garanzia linea vita: che succede quando scade?” che non tutte le linee vita e gli ancoraggi, dopo che hanno resistito ad una caduta, possono essere nuovamente utilizzati come elemento di ancoraggio per una manovra di salvataggio.
Link utili sulla sindrome da sospensione inerte
Clicca QUI per scaricare il rapporto completo della fase 1 del progetto “Sospesi”.
Clicca QUI per scaricare il rapporto completo della fase 2 del progetto“Sospesi”.
Consigli per la scelta della corretta imbracatura o per scrivere una corretta procedura atta ad evitare la sindrome da sospensione inerte
Gli specialisti del Consorzio IN-SAFETY® sono esperti in sistemi anticaduta, in DPI e in procedure e tecniche di soccorso.
Note: la maggior parte delle immagini e delle informazioni sono tratte dagli studi “Sospesi 1” e “Sospesi 2” già pubblicati da C.A.M.P. al sito https://www.camp.it/m/ot/it/work/content/2492.
I dati riportati sono stati riassunti dall’autore del presente articolo che non ha competenze mediche speicifiche: ogni difformità da quanto riportato sui documenti pubblicati da C.A.M.P. è da imputare unicamente ad errori in buona fede. Ce ne scusiamo in anticipo.