Consigli pratici e tecnologici per combattere gli effetti dello stress termico e gli errori da evitare per non “morire di caldo”.
Con il caldo torrido che ci ha colpito in giugno, in molti si sono prodigati in consigli e rimedi per combattere gli effetti del sole cocente e dello stress termico.
Dall’immancabile servizio con turisti e fontane copia/incolla dei telegiornali fino ad articoli e video molto più tecnici e precisi, come quello del nostro amico e collega Ezio Granchelli (guarda il video).
Mancava però il nostro contributo e, per scrivere questo articolo, ho chiesto aiuto alla nostra collaboratrice prodigio, Noemi Marton, che ci riassume i principali rischi e le conseguenze.
In pieno stile IN-SAFETY, spiegheremo sia i rischi ma anche le soluzioni tecnologiche e pratiche… e le situazioni imbarazzanti riscontrate “in giro per le industrie” o tetti.
Stress termico: l’impatto del caldo sulla salute e la sicurezza
Ogni anno, migliaia di lavoratori sono esposti al pericolo di stress termico, influenzato dalle condizioni ambientali (temperatura, umidità e ventilazione), dagli indumenti di lavoro oppure dalla tipologia o dai ritmi di lavoro.
Lo stress termico, che si verifica generalmente a temperature superiori a 35°C e alta umidità, si riferisce alla quantità di calore superiore a quella tollerata dal corpo umano, senza subire menomazioni fisiologiche.
Il caldo estremo diminuisce le capacità fisiche aumentando la probabilità di errori facilmente trasformabili in infortuni.
Favorisce malori e malattie, provocando perfino la morte da colpo di calore.
Livello | Effetti del calore | Sintomi e conseguenze |
Livello 1 | Colpo di sole | Rossore e dolore cutaneo, edema, vescicole, febbre, cefalea. È legato all’esposizione diretta al sole |
Livello 2 | Crampi da calore | Spasmi dolorosi alle gambe e all’addome, sudorazione |
Livello 3 | Esaurimento da calore | Abbondante sudorazione, astenia, cute pallida e fredda, polso debole, temperatura normale. |
Livello 4 | Colpo di calore | Temperatura corporea superiore a 40°, pelle secca e calda, polso rapido e respiro frequente, possibile perdita di coscienza. |
Tabella 1 Rischi per la salute da esposizione al caldo: sintomi e livelli di gravità – tratto da LAVORO D’ESTATE IN CONDIZIONI DI TEMPERATURA ELEVATA – IL RISCHIO DA COLPO DI CALORE Documento a cura del Coordinamento Provinciale SPISAL di Padova

“Non ce l’ha fatta l’operaio 60enne dipendente di una ditta di Potenza che ieri pomeriggio si era sentito male per via del forte caldo che sta investendo da giorni anche la nostra provincia. Al lavoro sul tetto di una casa in costruzione in via Cavallotti a Santarcangelo, si è sentito improvvisamente male accasciandosi a terra. Trasportato d’urgenza all’ospedale Bufalini di Cesena dopo l’intervento fondamentale dei Vigili del Fuoco, chiamati per il recupero sul tetto, l’uomo si è presentato subito agli occhi dei medici in condizioni critiche. Giovedì sera la notizia della morte. La Procura ha aperto un’inchiesta per accertare le cause del decesso.” Foto e articolo tratto da altarimini.it link: https://www.altarimini.it/News123155-colpo-di-caldo-sul-tetto-loperaio-non-ce-lha-fatta-e-morto-in-ospedale.php
Stress termico e produttività
Il report ILO “Working on a warmer planet: the impact of heat stress on labour productivity and decent work” prevede nel 2030 una perdita globale di $2.400miliardi dovuta allo stress termico.
Con un aumento di 1,5° C della temperatura globale, lo stress termico causerà la perdita del 2,2% delle ore lavorate a livello mondiale (l’equivalente di 80 milioni di posti di lavoro a tempo pieno).
È prevedibile quindi che ogni estate porterà con sé periodi di caldo estremo, quando il rischio di colpo di calore aumenta, rendendo imperativo l’implementazione di misure tecniche ed organizzative.
I lavoratori maggiormente a rischio, per l’entità di esposizione e pesantezza del lavoro, sono coloro che svolgono la propria attività all’esterno: agricoltura, settore edile, cantieristica stradale, istallazione e/o manutenzione reti di comunicazione, coperture e amianto bonifica, distribuzione energia e gas, trasporti, gestione rifiuti, etc.
Spostandoci all’interno delle fabbriche, i lavoratori più a rischio sono coloro che operano in ambienti vincolati dalla presenza di macchinari che emettono calore (forni, macchine di colata, macchine di stampaggio, aree di trattamento termico etc).
Inoltre il calore sale ed aumenta mano mano che anche il lavoratore sale in quota, soprattutto se all’interno di fabbricati e sopra a macchinari o impianti.
Non parliamo poi di chi opera in ambienti confinati con scarsa illuminazione (le torce e le luci elettriche generano calore) e con scarsa ventilazione.

Valutazione del rischio microclima
La valutazione del rischio microclima deriva dall’obbligo del datore di lavoro di valutare tutti i rischi ed identificare eventuali gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari.
Il D.lgs. 81/2008 identifica il microclima tra i rischi fisici da valutare, senza però dedicargli uno specifico capo (come nel caso del rischio rumore o vibrazioni).
Nel documento “La valutazione del microclima” pubblicato da INAIL a Luglio 2018, datori di lavoro e RSPP trovano una guida per l’applicazione delle norme tecniche internazionali:
- Indice PMV – UNI EN ISO 7730 per ambienti termo-igrometricamente controllabili
- Indice PHS – UNI EN ISO 7933:2005 per ambienti vincolati caldi
La temperatura dell’aria deve essere relazionata all’umidità ed eventuale ventilazione o irraggiamento.
Risultano quindi particolarmente a rischio le giornate con più di 30 gradi all’ombra e umidità superiore al 70%.
Sono maggiormente esposti al rischio i lavoratori non acclimatati, coloro che soffrono di patologie che possono aggravarsi con il caldo e le persone insufficientemente risposate a causa delle alte temperature notturne.
Un acclimatazione completa può richiedere 8 – 12 giorni e può scomparire dopo 8 giorni.
Quindi è bene porre particolare attenzione alle ondate di caldo impreviste a fine primavera e al rientro delle ferie estive (sic!).

Seguire la gerarchia dei controlli per implementare misure di prevenzione e protezione: informazione e formazione ai comportamenti preventivi
Sul sito web del Ministero della Salute c’è un’intera sezione dedicata al caldo: oltre alla situazione aggiornata quotidianamente, la popolazione trova utili consigli sui comportamenti preventivi da adottare.
Ogni lavoratore deve essere consapevole dell’importanza di:
- bere molta acqua;
- mangiare frutta fresca;
- evitare il consumo di alcool e caffeina;
- evitare cibi calorici difficilmente digeribili.
Uno dei fattori più sottovalutati dai lavoratori è l’idratazione, tanto necessaria per il naturale processo di sudorazione attraverso il quale il nostro organismo regola la temperatura corporea intorno ai 37 gradi.
ESTATE SICURA – CALDO E LAVORO Guida breve per i lavoratori ricorda che è necessario bere circa 1 bicchiere d’acqua ogni 15-20 minuti durante una moderata attività in condizioni moderatamente calde.
Il primo giorno di canicola della stagione sorprende tutti. Fine giugno, il termometro segna già più di 30 °C. E’ apprendista in una falegnameria, ha 19 anni e deve occuparsi di uno scarico di materiale in un magazzino un po’ fuori mano. All’inizio del pomeriggio, ritorna dopo il pranzo, e poco dopo ha sete ma si rende conto di non avere acqua da bere. Tanto peggio, ha fretta e quindi rinuncia ad andare a prendere l’acqua; si dice: “la birra del pranzo mi basterà” e così continua il suo lavoro pesante. Mentre la mattina sudava molto, si accorge che finalmente suda molto meno. Però iniziano ad un certo punto mal di testa e crampi muscolari. Poi a tratti si sente molto caldo e ha difficoltà a concentrarsi nel lavoro. Un’ora e mezza più tardi, mentre sta tornando con l’auto, è colto da malore e perde il controllo del veicolo.
Misure di natura tecnica per evitare lo stress termico
I controlli ingegneristici e le misure di natura tecnica proteggono le persone attraverso l’eliminazione del rischio oppure tramite barriere tra il rischio stesso e il lavoratore.
Le misure tecniche possono prevedere importanti investimenti come l’istallazione di barriere riflettenti per bloccare la radiazione termica oppure interventi più immediati come il posizionamento di ventilatori o l’accesso a zone ombreggiate.
Se si valutano i ventilatori come strumento per l’acclimatazione dei lavoratori, è importante far circolare aria fresca invece che far spostare solo l’aria stagnante, come fanno la maggior parte dei ventilatori oscillanti.
Quando installare impianti di aria condizionata standard non è sostenibile dal punto di vista economico o tecnico, una soluzione da valutare, secondo ISHN (Industrial Safety & Hygiene News) sono gli impianti portatili che sfruttano il processo naturale di evaporazione.
Il mercato offre numerose dimensioni di impianti portatili che utilizzano il flusso d’aria ambientale e acqua per raffreddare l’aria che fanno circolare, senza emettere nebbie o vapori.

Misure di natura organizzativa
Quando i controlli ingegneristici non sono sufficienti, è necessario ricorre a misure di natura organizzativa per evitare le problematiche generate dal caldo ovvero modificare le procedure di lavoro.
Può risultare necessario apportare modifiche nella programmazione dei lavori, privilegiando le ore più fresche per i lavori più gravosi, evitando completamente alcuni lavori nei momenti più caldi (ore 13 – 17).
In caso di temperature estreme, i datori di lavoro possono addirittura richiedere la Cassa Integrazione Ordinaria: in edilizia viene concessa quando le temperature superano 34∞C.
Anche se inizialmente può sembrare gravoso per la produzione, ridurre i turni di lavoro nei primi periodi di caldo permettere l’acclimatazione dei lavoratori: essi sviluppano resistenza al caldo e sono meno soggetti ad errori.

La protezione della pelle negli ambienti caldi
Quando le misure tecniche e organizzative per contrastare lo stress termico risultano insufficienti, i DPI e gli indumenti di lavoro assicurano un livello ulteriore di protezione.
Per i lavori svolti in ambienti severi caldi (forni o macchinari che emettono calore) gli indumenti di lavoro devono rispettare una serie di requisiti tecnici riguardo la radiazione del calore e l’infiammabilità.
Oltre allo stress termico, i lavoratori all’aperto sono esposti agli effetti dannosi dei raggi UV rendendo imperativa la protezione della pelle e degli occhi.
Un abbigliamento leggero ma coprente, in fibre naturali e di colore chiaro che permette la traspirazione e protegge dai raggi UV, è meno digeribile della pelle nuda ma sicuramente più protettivo.
Anche per i lavoratori che devono indossare abbigliamento alta visibilità il mercato offre indumenti di lavoro altamente traspiranti e con un elevato fattore di protezione contro i raggi UV.

Gli specialisti di IN-SAFETY non sono medici ma sono installatori e operatori con lunga esperienza.
Se cerchi attrezzature o consigli, anche contro lo stress termico, contattaci.
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