Cinghie di salvataggio per l’evacuazione di operatori non imbracati o non imbracabili.
Il triangolo di evacuazione, in gergo “pannolone”, è un presidio di salvataggio, e solo per il salvataggio, che permette di sollevare o calare in verticale gli operatori che non hanno o non possono utilizzare l’imbracatura completa.
Il suo nome deriva dalla forma a triangolo di cui un vertice si fa passare tra le gambe, da dietro in avanti, mentre gli altri due vertici si fanno passare sotto le ascelle e si collegano al primo, sul davanti, mediante un connettore.
Proprio come si metterebbe il pannolino ad un bambino.
Lo si impiega anche e soprattutto con quei feriti che sono stati immobilizzati con estricatori e/o collari cervicali, in quota come negli ambienti confinati, dove non c’è spazio o non conviene utilizzare una barella sollevabile e/o verticalizzabile.
Evacuazione di un ferito da un piano di lavoro in quota mediante paranco e discensore. Sul piano di lavoro, provvisto di parapetti e scale con gabbia, gli operatori vi accedono senza imbracatura ma in caso di evacuazione, una scala con gabbia non è utilizzabile – foto per gentile concessione di Emergency Global Consulting
Quando si sceglie di non indossare l’imbracatura anticaduta.
Ci sono situazioni in cui è palese la NON NECESSITA’ di imbracatura anticaduta.
Ad esempio su tutte quelle postazioni di lavoro in quota protette da sistemi collettivi e raggiungibili senza l’uso di imbracature e dpi anticaduta.
Altre volte l’assenza di imbracatura, anche se una certa scuola di pensiero ci dice che “di solito si mette”, è una scelta ponderata in quanto tale dispositivo potrebbe aumentare i rischi per l’operatore.
Il tipico esempio sono quegli ambienti confinati dove l’imbracatura non serve perché non ci sono rischi di caduta e il suo impiego è inutile o rischia di fare impigliare i lavoratori o costituisce elemento affaticante.
Come ad esempio nei serbatoi atmosferici o negli interventi di manutenzione straordinaria di vasche di depurazione.
Quindi postazioni o ambienti in cui si accede, si lavora e poi si scende o esce, il tutto con l’ausilio di sistemi di protezione collettiva come i ponteggi.
il triangolo di evacuazione è molto utile anche per l’evacuazione dagli spazi confinati, soprattutto nei casi in cui gli operatori non hanno l’imbracatura o l’uso della stessa in fase di soccorso potrebbe peggiorare la condizione clinica del ferito – – foto per gentile concessione di Emergency Global Consulting
Cambia qualcosa e serve il triangolo di evacuazione
A questi lavoratori non imbracati possono succedere due cose.
Possono ad esempio non essere più in grado di scendere o salire autonomamente da una scala o da un ponteggio, in genere perché feriti o incoscienti.
Oppure la scala e il ponteggio stessi non sono più utilizzabili, magari per un guasto, un crollo o un incendio che precludono le vie di uscita.
Quando succede questo e si deve ricorrere a sistemi di evacuazione o sollevamento su fune, uno dei sistemi più semplici e veloci per imbracare il lavoratore è l’impiego del triangolo di evacuazione.
Il triangolo di evacuazione è semplice da fare indossare anche a quei lavoratori incoscienti: con un po’ di addestramento, anche un soccorritore da solo è in grado di posizionarlo sopra il triangolo e chiuderglielo addosso.
Quando non si può utilizzare l’imbracatura
Altre volte l’operatore da evacuare in verticale è già imbracato, con la sua imbracatura da lavoro.
Può succedere però che subisca infortuni o traumi tali da non poterlo appendere al suo imbraco.
Ad esempio quando è ferito alla schiena ed è stato immobilizzato con estricatori tipo KED, XT o N-E-XT.
Oppure quando le ferite sono proprio in corrispondenza dei punti in cui fa pressione l’imbracatura: inguine e torace.
In causa di traumi per i quali il ferito ha bisogno di essere immobilizzato con KED o altri dispositivi di estricazione, il triangolo di evacuazione sostituisce l’imbracatura che in questo caso non è utilizzabile – foto per gentile concessione di Emergency Global Consulting
Quando inserirlo nelle procedure, in breve.
Riassumendo quanto detto finora, il triangolo di evacuazione è quindi un presidio importante da conoscere e da prevedere a seconda delle varie situazioni di lavoro.
Nelle situazioni di lavoro in quota o in ambienti confinati senza l’impiego di imbracature anticaduta in cui sussiste:
la possibile necessità di auto evacuazione in verticale mediante dispositivi a fune o cavi metallici (discensori);
possibile necessità di evacuare feriti non traumatizzati, sempre mediante dispositivi a fune o cavi metallici e dove è sconsigliato l’uso di barelle verricellabili;
Situazioni di lavoro in quota o ambienti confinati con impiego di imbracature anticaduta in cui sussiste:
la possibile necessità di evacuare feriti traumatizzati mediante dispositivi a fune o cavi metallici dove è sconsigliato l’uso dell’imbracatura e dove è sconsigliato l’uso di barelle verricellabili;
la possibile necessità di evacuare feriti traumatizzati mediante dispositivi a fune o cavi metallici dove le ferite e/o l’impiego di presidi di immobilizzazione non sono compatibili con l’uso dell’imbracatura e dove è sconsigliato l’uso di barelle verricellabili;
Come deve essere fatto un triangolo di evacuazione.
Il triangolo di evacuazione, come abbiamo già detto, è un dispositivo di soccorso e non è impiegabile per il lavoro.
Non è utilizzabile come imbracatura anticaduta o cintura di posizionamento.
I costruttori si attengono infatti alla norma UNI EN 1498:2007 la quale specifica i requisiti, i metodi di prova, la marcatura e le informazioni che deve fornire dal fabbricante per le “cinghie di salvataggio”.
Le cinghie di salvataggio sono componenti di sistemi di salvataggio.
Sono quindi costituite da fettucce strutturali che cucite insieme costituiscono 3 vertici completi di asole o anelli metallici.
Un vertice passa sotto le gambe, gli altri due cingono da dietro il dorso alto della persona passando sotto le ascelle.
I tre vertici si uniscono con un connettore sul davanti in modo che la persona si trovi sospesa a faccia in su in posizione seduta.
Completa il tutto una rete o una membrana che costituisce la seduta vera e propria.
Il triangolo di evacuazione può essere accessoriato con maniglie e/o spallacci aggiuntivi per migliorare la stabilità della persona da evacuare oppure per una migliore presa da parte del soccorritore.
I colori ad alta visibilità non sono obbligatori ma possono aiutare.
Essendo presidi destinati principalmente all’evacuazione di seggiovie e altri impianti a fune, molti triangoli di evacuazione prevedono sistemi di regolazione della taglia in modo da essere compatibili anche con i bambini, perfino con un genitore col neonato in collo.
Triangolo di evacuazione specifico da utilizzare in abbinamento con tavole di estricazione N-E-Xt di North Wall Innovation – foto per gentile concessione di Danilo Girelli
I modelli di triangolo di evacuazione disponibili sul mercato.
Tutti i maggiori e più importanti produttori di DPI hanno a catalogo un triangolo di evacuazione.
Sono tutti simili per prestazioni e conformità alle normative tecniche.
Si differenziano per qualità dei materiali impiegati, colore, capacità di regolazione e per gli elementi accessori.
Elenchiamoli In ordine alfabetico del produttore.
Triangolo di evacuazione CAMP ANGEL
Triangolo di evacuazione regolabile su quattro asole per garantire la possibilità di soccorso di persone di qualsiasi taglia con in più le asole specifiche per i bambini.
E’ dotato di maniglia di presa posteriore e bretelle staccabili.
CT CLIMBING TECHNOLOGY RESCUE TRIANGLE
Triangolo di evacuazione con due modalità di utilizzo: adulto e bambino.
Tre punti di attacco a D in acciaio zincato, provvisto di spallacci, seduta in PVC ad alta visibilità.
KONG PEGASUS
Il triangolo di evacuazione di Kong ha 15 punti di attacco e può essere utilizzato sia per adulti che per bambini.
E’ dotato di maniglia posteriore che può essere utilizzata per la connessione di un cordino di controvento o per agevolare la presa da parte del soccorritore.
Abbinabile a delle bretelle accessorie che permettono di evacuare a spalla i feriti da luoghi particolarmente stretti (scale, cunicoli, etc).
Ne esiste anche una versione Camouflage (terrestre, desertico, artico).
PETZL PITAGOR e THALES
La forma ergonomica della seduta del Pitagor e la presenza delle bretelle, rendono la sospensione più confortevole rispetto ad un triangolo di evacuazione classico.
I differenti colori tra lo schienale e la seduta, ed il sistema di chiusura, lo rendono subito riconoscibile e facilitano la vestizione dell’infortunato.
il THALES è un triangolo di evacuazione che può essere utilizzato anche in modalità jacket di sicurezza: si chiude intorno al ferito per metterlo in sicurezza, per esempio se rischia di scivolare o affondare.
Successivamente si possono srotolare le altre cinghie e portarlo in modalità triangolo per il sollevamento.
SKYLOTEC RESC B
Triangolo di evacuazione basico e leggerissimo, con 3 punti di regolazione per essere adattato a tutte le taglie.
Triangolo di evacuazione TRACTEL HT9
Anche la casa francese ha a catalogo il suo triangolo di evacuazione in fettuccia tessile, leggerissimo e con 3 punti di regolazione per adattarlo a tutte le taglie, compatibile anche con i bambini.
NORTH WALL N-E-Xt TYRAH
Menzione a parte merita il triangolo di evacuazione N-E-Xt TYRAH della North Wall Innovation, azienda italiana specializzata in presidi di estricazione e soccorso, soprattutto per il mondo del soccorso in elicottero.
Azienda che da tempo ha fatto il suo ingresso nel soccorso industriale.
Il triangolo TYRAH è infatti parte di un sistema di estricazione feriti che si chiama N-E-Xt, un immobilizzatore spinale che consente manovre di “estricazione” in spazi confinati, “garantendo una rapida immobilizzazione della colonna vertebrale del paziente in posizione neutra anche senza l’uso del collare cervicale.” (fonte North Wall Innovation).
Il TYRAH può essere applicato preventivamente sul N-E-Xt, diventandone parte integrante.
Oppure utilizzato solo in fase di sollevamento del ferito già preventivamente posizionato e bloccato sull’immobilizzatore.
Scelta e adeguata formazione e addestramento.
Per decidere se e quale triangolo di evacuazione scegliere e inserire nelle proprie procedure di soccorso e salvataggio, è necessario avere una buona conoscenza pratica delle procedure e delle manovre di primo soccorso.
Inoltre è necessario essere formati e addestrati alle manovre di soccorso in quota e negli spazi confinati.
Bisogna conoscere inoltre la compatibilità di questi con altri sistemi di soccorso, presenti o da integrare.
E’ bene conoscere anche quali presidi di Primo Soccorso sono necessari e da abbinare eventualmente alla scelta di un triangolo di evacuazione.
Preventivamente va fatta una valutazione del grado di preparazione del proprio personale che successivamente dovrà essere aggiornato in base al presidio scelto.
Per farla breve, valutare se avete mezzi e personale in grado eseguire una procedura di salvataggio, di fornire adeguato primo soccorso e quindi di utilizzare un triangolo di evacuazione.
Altrimenti programmate un adeguato aggiornamento con relativo ciclo formativo e di addestramento.
Queste valutazioni possono essere fatte con l’aiuto di specialisti IN-SAFETY® che possono affiancare i datori di lavoro, RSPP e consulenti nella progettazione, fornitura e installazione dei presidi di soccorso. Possono fornire assistenza nella scrittura delle procedure eseguendo anche test in azienda.
Possono inoltre aiutare a programmare l’adeguata formazione e l’addestramento del personale.
E’ sufficiente scrivere a info@in.safey.it o compilare il modello sotto.